SEGRETO DI STATO
“Odissea” si è
occupata più volte di questo argomento e ha detto quello che pensava senza
troppi giri di parole. Non abbiamo cambiato idea in questi anni: non è il
segreto di Stato che va rimosso, per il semplice fatto che uno Stato, che non
sia delinquenziale e criminale, non dovrebbe avere segreti, non dovrebbe avere
nulla da nascondere. Segreti perché? Per tramare contro chi? Per fare che cosa?
Una democrazia dovrebbe essere più trasparente e limpida possibile, priva di
zone d’ombra, di lati oscuri; solo così i cittadini possono fidarsi di essa,
sentirsi sicuri, non temerla, e, all’occorrenza, battersi per la sua difesa.
Se si pretende che
la vita dei cittadini sia la più trasparente possibile, perché l’esercizio
della democrazia deve aver bisogno di segreti? Dalla democrazia i cittadini
esigono una buona governabilità, l’amministrazione onesta della Cosa Pubblica (Rei Publicae) che tuteli gli interessi
collettivi, non l’esercizio di un potere sempre più opaco ed oscuro nelle sue
trame e nei suoi loschi fini. Ogni atto di una sana democrazia dovrebbe essere
pubblico; ogni spesa del suo bilancio documentato e impiegata per finalità
socialmente utili, realmente necessarie, e sempre sotto il controllo dell’opinione
pubblica e di quanti concorrono alla ricchezza della Nazione. Una democrazia
non dovrebbe avere “corpi speciali”, “servizi segreti”, “corpi separati” che si
muovono nell’ombra. Non dovrebbe tollerare, altresì, organizzazioni clandestine
e coperte, come Logge di vario tipo. Non dovrebbe permettere lo scorrazzare di
servizi clandestini stranieri sul proprio territorio. Non dovrebbe aderire ad
alcuna alleanza militare e dovrebbe perseguire una politica di diplomazia
pacifica nei contrasti fra Paesi.
Se il governo Renzi
vuole davvero mettere fine alla lunga notte oscura della Repubblica
contrassegnata di stragi e complotti di ogni tipo, ha una sola via da
perseguire: sciogliere tutti gli apparati segreti oggi esistenti: quelli di
Stato e quelli privati. Vietare che gruppi clandestini privati italiani vadano
a vendere il loro servizio di protezione e di mercenariato all’estero, per
ditte e tirannelli fra i più diversi. Oggi ce ne sono parecchi e operano sia in
Africa che in alcune aree del Medio Oriente. Trasformare, in tempi ragionevoli,
le attuali forze armate italiane, in strutture socialmente utili per la tutela
del territorio contro l’inquinamento del suolo e dei corsi d’acqua; per un
servizio di pronto intervento in caso di calamità naturali e terremoti; per la
prevenzione degli incendi dei boschi, per il controllo e lo smaltimento dei
rifiuti pericolosi, per la vigilanza sulle bonifiche, per la mappatura delle
aree a rischio (amianto, rifiuti speciali, e così via). Il guadagno per il bilancio
pubblico sarebbe strepitoso; la
sicurezza dei cittadini e del Paese, sarebbe meglio garantita.
Angelo Gaccione
***
STRAGI E SEGRETI DI PULCINELLA
I limiti del
provvedimento di Renzi, in questo scritto dettagliato
Via i segreti
dalle stragi. Matteo Renzi ha firmato la direttiva che dispone la
declassificazione degli atti finora coperti da segreto di Stato. Negli archivi
ci sono le carte su tante stragi che hanno segnato la storia della seconda metà
del secolo scorso in Italia: i fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza
Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la stazione di Bologna, il rapido
904.
Il provvedimento andrà verificato nella pratica, perché
nel nostro paese convivono norme spesso confliggenti tra di loro, che
potrebbero ridurre le carte rese effettivamente disponibili.
Se a ciò si aggiunge che in molti casi sono stati
implicati organi dello Stato diviene più che legittimo il sospetto che queste
carte abbiano comunque subito un accurato lavaggio ormai da molto tempo.
Aldo Giannuli, sul suo blog smonta l’enfasi dei media
sulla decisione del presidente del consiglio. Giannuli, ricercatore in Storia
contemporanea all’Università Statale di Milano, è stato consulente delle
Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di
piazza della Loggia), Roma e Palermo. Tra il 1994 e il 2001 ha collaborato con
la Commissione Stragi: sua la scoperta, nel novembre 1996, di una gran quantità
di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero
dell’Interno, nascosti nel noto “archivio della via Appia”.
Scrive Giannuli:
“Squilli di trombe, rulli di tamburo: Renzi cancella il
segreto di Stato sulle stragi. Era ora! Solo che si tratta di chiacchiere
perché:
- già da una ventina di anni, il segreto di Stato non è
opponibile alla magistratura che procede per reati di strage o eversione
dell’ordine democratico;
- di conseguenza, la magistratura, sia direttamente che
tramite agenti di pg e periti, ha abbondantemente esaminato gli archivi dei
servizi e dei corpi di polizia, acquisendo valanghe di documenti che sono
finiti nei fascicoli processuali;
- anche le commissioni parlamentari che si sono
succedute, sul caso Moro, sulle stragi, sul caso Mitrokhin hanno acquisito
molta documentazione in merito (anche se poi è finita negli scatoloni di
deposito e non in archivi pubblici);
- una larghissima parte della documentazione finita nei
fascicoli processuali e nelle commissioni di inchiesta è stata resa
consultabile dalla “Casa della Memoria di Brescia”, dove chiunque può accedere,
e… dalla Regione Toscana (strano che Renzi non lo sappia);
- già a suo tempo, la documentazione acquisita dai
magistrati è stata consultata da giornalisti che l’hanno avuta dagli avvocati
delle parti ed è finita in migliaia di articoli;
- diversi consulenti parlamentari e giudiziari (a
cominciare dal più importante, Giuseppe De Lutiis a finire al sottoscritto)
hanno successivamente utilizzato abbondantemente quella documentazione per i
loro libri. Per cui, siamo alla “quinta spremitura” di queste olive: ci esce
solo la morga, robaccia. Viceversa, restano ancora da risolvere i problemi
degli archivi inarrivabili e per i quali occorrerebbe far qualcosa per renderli
accessibili:
- quello della Presidenza della Repubblica che ha sempre
rifiutato ogni accesso, per quanto minimo, alla magistratura in nome
dell’immunità Presidenziale;
- quello dell’Arma dei Carabinieri (alludiamo
all’archivio informativo, non a quello amministrativo) che non si capisce dove
stia;
- quelli delle segreterie di sicurezza dei vari enti e
dei relativi uffici Uspa che sono protetti dal segreto Nato.
Per cui, se Renzi vuol davvero fare qualcosa di nuovo
sulla strada della fine dei segreti della Repubblica, può:
- invitare il Capo dello Stato a valutare l’opportunità
di rendere accessibile il proprio archivio oltre le carte del Protocollo
attualmente visibili;
- chiedere all’Arma dei carabinieri un rapporto ufficiale
sulla sistemazione dei propri archivi informativi;
- porre in sede Nato la questione del superamento del
segreto dopo un congruo periodo di segretazione. Per esempio, poco dopo la
“rivoluzione dei garofani” in Portogallo, la Nato avocò a sé tutto il materiale
della e sulla Aginter Presse: possiamo vederlo?”
Nel 2007, per far digerire quell’orrore di legge di
“riforma” sui servizi, venne inserito un complicato sistema che avrebbe dovuto
assicurare la decadenza automatica della classifica di segretezza dopo un certo
periodo. Però occorreva prima fare i regolamenti attuativi: stiamo ancora
aspettando questi regolamenti dopo sette anni.
Il governo Monti promise che entro il 2012 avrebbe
comunicato l’elenco dei vari archivi esistenti con le diverse sedi dei
depositi. Stiamo ancora aspettando anche questo elenco.
Strage di Brescia |
L’info di Blackout
ha intervistato Giannuli.
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