LA BIOGRAFIA IMPOSSIBILE
Angelo Gaccione
conversa con il filosofo Fulvio Papi sul libro
“La biografia impossibile” (Ibis
Edizioni, pagg. 128 € 14,00)
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Fulvio Papi nel suo studio (foto: Fabiano Braccini. Archivio "Odissea" |
Gaccione:
Se permetti vorrei cominciare dal titolo del tuo libro: La biografia impossibile. Tu dai ragione di questa impossibilità
nella nota introduttiva. Nella prefazione scrivi: “Si possono scrivere
biografie intellettuali, mondane, sociali e politiche perché in questo caso è
l’oggetto che seleziona la narrazione. Ma biografie che immaginino di
raccontare la verità di una esistenza sono impossibili”. È perché nessuna
esistenza è lineare; perché ogni vita appartiene ad altre vite; perché l’io non
fa che selezionare e ricordare solo alcuni frammenti rimuovendone altri, o per
la sua propensione alla menzogna? Per restituire un’immagine di sé sempre e
solo positiva, cioè mistificante e mistificatoria?
Papi:
“È
possibile che una autobiografia selezioni dalla propria esperienza quelle
memorie che al pubblico possono parere esemplari, o almeno possono riuscire
esemplari a se stessi. Si sceglie una immagine prediletta, quella che avrebbe
costituito la “realtà” delle ragioni che danno un particolare rilievo alla
stima di sé. Non credo alle menzogne costruite volutamente: penso che non siano
accettabili nemmeno da chi le scrive. È certo che c’è sempre una memoria che
valorizza e c’è sempre una rimozione. E tuttavia un tentativo di verità può
tentare di superare questi ostacoli. Tuttavia è sempre un tentativo perché ogni
vita è fatta da congiunture che si combinano tra di loro e ciascuna di esse è
costruita da elementi relativamente casuali che nel momento che accadono
mostrano una loro necessità, ma in quanto generano combinazioni nel tempo,
provocano una serie di linee spezzate, ciascuna delle quali può guardare al
percorso come appartenesse a una propria essenza, ed è da questo punto di vista
che nasce il pregiudizio di aver trovato la verità della propria vita. Questo
non significa che in assoluto non si possa scrivere, ma anche la scrittura, con
tutti i problemi che pone, è un problema congiunturale che può essere risolto
in modi molto diversi, ponendosi il problema della verità. Ma in questo caso si
dà luogo a una selezione che deriva da uno stile piuttosto che da un altro e
conduce a una forma di verità che è lo stile veritativo di chi scrive. In breve
si possono sempre scrivere autobiografie, ma si deve sapere che esse sono a
loro volta un frammento congiunturale della vita e che può essere costruito con
diverse e ottime intenzioni, ma non può immaginare di essere lo specchio
veritativo di un’esistenza che nel tempo abbia una sua finalità unica e
lineare”.
Gaccione:
Io sono un appassionato lettore di biografie e di epistolari: mi piacciono
soprattutto quelli degli artisti, dei letterati e dei musicisti. E anche quando
so che mentono spudoratamente, perché hanno l’occhio rivolto ai posteri, vi
trovo comunque frammenti utili, tratti psicologici preziosi, notizie
indispensabili. E se sono letterariamente valide, le biografie, ne apprezzo il
fascino dello stile che le riscatta come genere, e non mi preoccupo della
mancata verità o della menzogna aperta. Però il carteggio fra Van Gogh e il
fratello Theo, per esempio, scava in profondità dentro un’esistenza di dolorosa
verità umana, senza infingimenti. La biografia di Bonura Le radici del tempo, per citare un autore nostro contemporaneo, fa
altrettanto. L’autore si racconta con la spensierata ingenuità poetica di un
fanciullo. Quando ciò avviene, noi troviamo in quelle pagine, elementi utili
non solo per conoscere risvolti che servono ad illuminare il percorso di uno
scrittore, le sue manie, le sue idiosincrasie, ma finiscono per irrobustire le
nostre moralità per l’esemplarità in cui quelle vite si sono svolte, per la
tensione che le anima. Personalmente quando ho delle rovinose cadute
depressive, quando dubito che si possano cambiare le cose, rileggo le vite
umanissime ed esemplari di uomini come Carlo Cafiero o Errico Malatesta, e mi
ritempro. Sopporto con maggior forza le mie avversità. Penso, ad esempio, che
ogni pittore che non ha avuto il successo che merita, dovrebbe leggere le vite
degli artisti di Montmartre al Bateau-Lavoir nel primo decennio del Novecento,
o le biografie dei tanti musicisti la cui vita è passata attraverso mille
traversie. Ne trarrebbero insegnamenti salutari e giovamenti.
Papi:
“Le lettere sono molto importanti e possono essere documenti molto rilevanti
per costruire una biografia, tuttavia ogni lettera ha un suo tempo e una
relazione con l’esperienza. È il biografo che ordina, secondo un criterio che
gli pare pertinente, questo tessuto epistolare come documento veritativo di una
vita. Il che è del tutto normale; del resto nessuno crede che una storia della
battaglia di Stalingrado dia tutta la verità di quello che è accaduto, ma solo
un senso o più sensi che erano connessi con la battaglia. Le consolazioni
antidepressive con la lettura di importanti biografie è una tecnica molto
personale, efficace quando è efficace. Dal canto mio spesso penso alla casuale
nullità della mia esperienza proiettata nelle tragiche dimensioni del mondo che
mi invitano ad accettare quelle che sono (o credo di essere) piccole
circostanze del tutto casuali”.
Gaccione:
In una delle tante nostre conversazioni, facendo riferimento a questo libro, tu
hai usato un verbo che mi ha molto colpito, tant’è vero che mi è rimasto in
mente in maniera vivida e non l’ho più dimenticato. Mi ero sempre ripromesso di
chiedertene ragione. Il verbo è scorticato.
La frase completa era più o meno questa: “Scrivere questo libro mi è costato
molto, mi sono scorticato”. È per
quella sorta di pudore personale che ogni biografia che si fa pubblica deve vincere,
superare, o per qualcosa di più intimo, di più privato, di più esistenziale?
Papi:
“Scorticato (che per la verità ha un
suono un po’ eccessivo) vuol dire solo che ho cercato di togliere la corteccia
protettiva al mio albero della vita e vedere i fatti e le persone al di là del
modo in cui le ho metabolizzate nei due modi opposti: con una disattenzione
pragmatica o con una elaborazione mitologica”
Gaccione:
Il tuo libro mi è piaciuto molto per la sobrietà; per il modo austero con cui
tiene a bada l’enfasi dell’io, che in molte biografie tende a debordare.
Pericolo mortale che rischia di inficiare qualsiasi buona intenzione.
Papi:
“Dalla precedente riflessione deriva necessariamente un “io” che accetta le sue
varianti, le sue insufficienze, la sua povertà e il senso che ebbero le sue
azioni. Un io senza sintesi e senza divenire mai un personaggio”.
Gaccione:
La prospettiva da te scelta, in questa composizione, mi è parsa molto efficace;
l’indice stesso la chiarisce. Procedere per segmenti, desideri, sensazioni, a
volte per semplici impressioni, per scarti.
Un modo completamente diverso di strutturare una biografia: più da
montaggio filmico che da lineare canonico genere letterario.
Papi:
“Non ho affatto una conoscenza approfondita del genere filmico. Penso tuttavia
che un montaggio con un personaggio che è uguale e del tutto diverso possa
essere un poco sconcertante. Letterariamente mi pare più facile ottenere questo
risultato, basta abbandonare il genere ‘storia
di’”.
Gaccione:
Vorrei chiudere questa nostra conversazione con un episodio che nella biografia
tu racconti nel capitoletto intitolato Vergogna.
È un episodio che io trovo molto toccante e che mi ha particolarmente
emozionato. È quel mancato contatto su un tram
affollato (non so dire quanto volontario o quanto spensierato, ma pur
sempre colpevole), fra te giovane e tuo padre ormai anziano. Non vi dividevano
che pochi passi. Il fatto che tu vi ritorni con la memoria a distanza di tanti
anni e in un’età così matura, credo sia un gesto di risarcimento e che quel
senso di colpa ti abbia accompagnato a lungo. Non ti nascondo che mi ha fatto
frullare nella mente l’idea per un racconto. Mi ha fatto anche pensare alle mie
di distrazioni, per il tempo che ci divora, per aver rimandato certi incontri
come se il tempo concesso alle nostre vite fosse eterno. Mi porto dentro
anch’io molti di questi rimorsi. Ma soprattutto mi ha fatto pensare a certi
atteggiamenti meschini (questi sì, apertamente e deliberatamente colpevoli) di
miei conoscenti, figli di genitori umili. Divenuti studenti universitari o
migliorato lo status sociale -grazie ai tremendi sacrifici dei loro padri
onestissimi ma poveri, spesso analfabeti e dai mestieri umili,- ora si
vergognavano di loro, da piccoli borghesi in cui si erano trasformati. Essere
cresciuto in una famiglia comunista, mi ha almeno preservato da questo ipocrita
“decoro” piccolo-borghese. Io partivo dal principio che la loro povertà fosse
il segno tangibile della loro onestà. Di non aver sottratto nulla a nessuno. Da
giovane ne ebbi la certezza leggendo Balzac: “Dietro ogni grande fortuna c’è il
delitto”. I libri dei filosofi e dei teorici delle rivoluzioni, me ne daranno
in seguito la conferma.
Papi:
“L’episodio che tu ricordi quando un ‘me stesso’ egoista, stupido, privo di
riconoscenza, per il comodo della propria solitudine, evita per pochi passi, di
salutare il padre ormai anziano che si reca al lavoro, ha il giusto titolo di ‘Vergogna’. Più passano gli anni, più è
vivo in me un senso di insufficiente e colpevole disattenzione per quanto mio
padre, con una silenziosa donazione, ha contribuito alla mia ‘crescita’. La sua
vita piena di onestà morale (da socialista sfuggì tutti i lavori anche più
qualificati che richiedevano la tessera fascista) e di dedizione al benessere
familiare, e, principalmente al mio, mi appare oggi un esempio di rettitudine e
di donazione dell’esistenza. Che ho compreso (tardi) quando l’io ‘romantico’
concentrato su di sé, perdeva le sue proporzioni enfatiche e si comprendeva
sostanzialmente nel dovere come professore e nel lavorare come filosofo,
cercando di fare l’una cosa e l’altra al mio meglio, forse in questo
comportamento, c’era un po’ il ricordo del padre. Tuttavia troppo tardi per
riconoscergli il merito che del resto non avrebbe voluto riconoscere, tanto
generosa e schiva era la sua attitudine alla vita. Per questo, comunque siano
andate le cose, devo ritenere quell’episodio una vergogna”.
BOOKCITY MILANO 2014
BIBLIOTECA VIGENTINA
CORSO DI PORTA VIGENTINA 15
Tel:02 -88 46 65 799 -MM3- CROCETTA
VENERDI 14 NOVEMBRE 2014 : ORE 17.00
LA FORMA E L’ASPETTO
ANNO VI
Incontro con gli
autori:
Silvio Aman
Alessandro Boccardi
Cesare Vergati
Seguirà rinfresco
Grande successo per la IV
edizione del Mese della Cultura e Lingua Italiana nel Principato di Monaco. Ha
partecipato anche il Principe Alberto II. Forte affluenza di pubblico e
istituzioni.L’Ambasciatore Antonio Morabito: “il Made in Italy conquista ogni
confine”
Monaco.“La cultura vince sempre e il
Made in Italy non conosce confini”. Si è espresso così l’Ambasciatore d’Italia
Antonio Morabito, tracciando il bilancio della IV edizione del Mese della
Cultura e Lingua Italiana nel Principato di Monaco che si è svolto dal 1° al 31
ottobre, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica italiana e di
S.A.S. Alberto II e del supporto delle istituzioni monegasche, in primis
Governo del Principato di Monaco – Direzione Affari Culturali e Direzione
Turismo e dei Congressi. “Questo Mese, da me
ideato quattro anni fa, nonché la straordinaria partecipazione di istituzioni pubbliche
private e di cittadini è la testimonianza più evidente della volontà di far
avanzare l'Italia e le sue energie migliori” ha aggiunto l’Ambasciatore,
sottolineando che tutti gli eventi in programma sono stati
autofinanziati, grazie al contributo di istituzioni pubbliche e private
monegasche, associazioni, sponsor e aziende italiane, senza alcun aggravio per
il bilancio dello Stato italiano. Arte, moda, design, cinema, teatro, musica,
letteratura, artigianato, enogastronomia, imprenditorialità e innovazione,
rigorosamente Made in Italy, sono state le protagoniste di un ottobre nel
Principato di Monaco, vissuto con intensità ed entusiasmo da parte del pubblico
e di importanti istituzioni italiane e monegasche. S.A.S Il Principe Alberto II
ha visitato, con grande interesse, le mostre “Il Mondo degli Anni ‘50” di
Fabrizio La Torre e la “Collettiva di artisti contemporanei italiani” -
allestita presso lo Yacht Club Monaco.
Quest’anno
le città
ospiti sono state il Comune di Isernia, Matera, pochi giorni prima di
essere scelta Capitale Europea della Cultura 2019, Cuneo e Mondovi. Particolare
spazio e importanza sono stati riservati all’Arte, con una “Collettiva di artisti
contemporanei italiani” in collaborazione con Yacht Club Monaco, nel contesto
dell’evento Yachting&art “YA! 2014”,
prodotto da Bernard d’Alessandri e curato da Paola Magni. Lo scultore
Arnaldo Pomodoro, al cui “Portale” si è ispirato il logo di questa quarta
edizione del Mese (collezione privata Timm Bergold), ha inaugurato presso
Palazzo Barclays un proprio percorso di sculture. Per la Fotografia, si
sono svolte le mostre: “Il mare” di Riccardo Varini, “Luci” di Davide Bramante,
J&PEG e “ Le monde des annees 50”, di Fabrizio la Torre, valente artista
italiano scomparso lo scorso agosto. Per
la Moda, la Camera Nazionale
della Moda ha presentato una collezione di creazione di giovani designer e
l’Accademia di Belle Arti di Cuneo ha sfilato con le creazioni dei Maestri
Vetrai degli “Ori di Venezia. Per il Cinema e Documentari, è stato
proiettato “Il Marchese del Grillo”, un omaggio ad Alberto Sordi al Théatre des
Variétés e il corto METAMORFOSI “…non chiamarmi amore” curato dal Ministero
dell’Interno-Italia, per la regia di Gilles Rocca. Per il Teatro, il
Comitato Dante Alighieri ha proposto “Dall'Inferno all’Infinito” con Monica
Guerritore e lo Spazio Teatro No’hma ha
messo in scena la pièce “La danza degli alberi” di Teresa Pomodoro. Per la Musica, si è esibita la “World Youth Chamber
Orchestra”, diretta dal Maestro Damiano Giuranna”, in collaborazione con
COMITES e Fondazione Flying Angels Foundation Onlus. Per Editoria e Libri, nel
contesto del Mese, si è svolta anche la XIV Settimana della Lingua Italiana nel
Mondo, promossa del Ministero degli Affari Esteri e dedicata al tema: “Scrivere
la Nuova Europa: Editoria italiana, Autori e Lettori nell’Era Digitale”. L’artigianato
d’eccellenza è stato protagonista di una mostra di aziende umbre, degno
esempio della qualità della manifattura italiana. Infine, a chiusura della
manifestazione, non sono mancati momenti dedicati all’Enogastronomia, in
collaborazione con Accademia Italiana della Cucina, Delegazione di Monaco.
Il
Mese ha voluto inoltre valorizzare l’estro dei giovani italiani, affidando agli
studenti del Corso Multimediale dell’Accademia di Belle Arti di Cuneo la
realizzazione di una serie di mini-spot sulla manifestazione. Lo scopo del Mese
della Cultura e della Lingua italiana è, infatti, quello di permettere agli
artisti italiani di promuoversi a livello internazionale, offrendo un vetrina
per dare risalto alla creatività dell’Italia e alle punte di diamante dei
prodotti del “Made in Italy”.
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Antonio Moabito |
“Ringrazio quanti mi sono stati vicini e mi hanno
sostenuto nella mia azione e attività diplomatica in questi intensi anni e in
particolare per la realizzazione della IV edizione del Mese della Cultura di
lingua italiana. È stata davvero un'esperienza straordinaria” ha dichiarato
l’Ambasciatore Antonio Morabito. “Come non mi stancherò mai di ripetere: la
Cultura promuove i valori più alti dell’Italia, unisce, vince su ogni egoismo e
ogni faziosità e traccia l’immagine più bella e composita del nostro Paese”.
Ufficiostampa:FrancescaRomanaDiBiagio
(Francesca.dibiagio@gmail.com)
Cedette
il posto sulla scialuppa a un bambino
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Giuseppe Girolamo |
Medaglia ad
un eroe silente. Si parte da qui per cambiare un mondo dai valori rovesciati.
Giuseppe Girolamo era un
trentenne che per vivere della sua passione, aveva accettato di lavorare sulla Costa
Concordia come musicista. Il 13 gennaio 2012 la Costa Concordia finì su uno
scoglio mentre si tentava stupidamente di farla passare a poche centinaia di
metri dalla riva. La gente a bordo stava cenando. Giuseppe, con la sua band,
stava suonando. Quando fu dato l'ordine di abbandonare la nave, questa ormai si
stava piegando su un lato e una parte delle scialuppe non era più utilizzabile.
Giuseppe quindi decise di lasciare il suo posto in scialuppa ad un bambino. Quel
giorno non ce l'hanno fatta una trentina di persone, tra le quali Giuseppe
Girolamo. Il 22 marzo, due mesi dopo il naufragio, è stato trovato il suo
corpo.
Mi chiamo Antonio, ho
insegnato per tanti anni ai giovani, sforzandomi di far capire quali sono i
valori positivi. Non ce la faccio a vedere Schettino distribuire autografi e
tenere lezioni nelle università mentre dello sfortunato ma eroico Giuseppe
Girolamo nessuno parla. Nonostante abbia offerto il massimo esempio di
solidarietà, cioè dare la propria vita per salvare un bimbo, Giuseppe è un eroe
silente e senza voce. Quali valori trasmette la nostra società? Bisogna tornare
ad offrire ai giovani esempi di valori positivi quali la solidarietà,
l’altruismo, la fraternità tra esseri umani. Bisogna assegnare la medaglia
d'oro al valor civile al musicista della nave Concordia, Giuseppe Girolamo,
morto a trent’anni per cedere il suo posto sulla scialuppa ad un bambino.
Antonio Nisita
Falchi
italiani precipitano in Congo
di Antonio
Mazzeo
Ennesima
figuraccia in terra d’Africa per i droni di produzione italiana. Il 20 ottobre
scorso un velivolo senza pilota “Falco” delle forze di peacekeeping delle
Nazioni Unite è precipitato in una regione orientale della Repubblica
democratica del Congo. “Il drone, per ragioni sino ad ora ignote, è precipitato
al suolo in un’area disabitata e senza provocare alcun danno, a tre chilometri
a nord della città di Goma, dopo essere decollato dall’aeroporto locale”, ha
riferito Charles-Antoine Bambara, portavoce di MONUSCO, la missione militare
Onu in Congo. Realizzato da ES Selex - gruppo Finmeccanica - negli stabilimenti
di Ronchi dei Legionari (Gorizia), il “Falco” era uno dei cinque velivoli senza
piloti ordinati nel luglio 2013 dalle Nazioni Unite per rafforzare le capacità
operative dei reparti schierati al confine orientale della Repubblica
Democratica del Congo con il Ruanda e l’Uganda. La consegna dei droni (il cui
valore è superiore ai 50 milioni di euro) era stata avviata a metà dicembre e
si era conclusa lo scorso aprile. I cinque “Falco” sono giunti in Congo a bordo
dei velivoli cargo C130J “Hercules” della 46^ Brigata aera dell’Aeronautica
militare italiana di Pisa, dopo scali tecnici a Luxor, Egitto e Nairobi, Kenya.
Azionati dal personale tecnico di Selex presente nello scalo aereo di Goma, i
droni hanno un raggio di azione di 250 km e un’autonomia superiore alle 12 ore
di volo; possono trasportare carichi differenti tra cui, in particolare,
sensori radar ad alta risoluzione che consentono di individuare obiettivi in
tempo reale e a notevole distanza. Il “Falco” è stato progettato per operare in
qualsiasi condizione meteorologica e per un’amplia serie di missioni. Tra le
sue capacità figurano il decollo e l’atterraggio corti completamente
automatici, il volo e la navigazione diurna e notturna ed una stazione di
controllo a terra realizzata secondo i requisiti previsti dalla Nato, che
permettono di pianificare e ridefinire i compiti operativi e la condivisione
dei dati. Nel rapporto in cui sono analizzate le “positive” performance dei
“Falco” italiani in Congo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
riferisce che i droni-spia sono utilizzati particolarmente nella regione
orientale del North Kivu per “monitorare” i movimenti dei gruppi armati
antigovernativi e gli spostamenti delle popolazioni civili. “Sin dalla loro
entrata in funzione, questi sistemi aerei hanno assicurato a MONUSCO una fonte
d’informazioni controllate e appropriate per supportare gli sforzi del
contingente militare nel settore dell’intelligence, della sorveglianza e del
riconoscimento, contro le attività illegali dei gruppi armati”, ha dichiarato
Hervé Ladsous, responsabile Onu per le operazioni di peacekeeping. “Oltre a
effettuare missioni di sorveglianza nella giungla, i “Falco” hanno assistito un
convoglio del World Food Program che portava aiuti alimentari in territori
minacciati dai ribelli”. In un’occasione, il 5 maggio 2014, i droni sono stati
impiegati per il salvataggio dei passeggeri di un’imbarcazione naufragata nel
lago Kivu. L’avvistamento dei naufraghi da parte di un “Falco” consentì al
personale di MONUSCO di salvare 14 persone, ma altri 11 passeggeri furono dati
dispersi. Quello del 20 ottobre non è l’unico incidente accaduto nella
Repubblica Democratica del Congo ai velivoli di Selex-Finmeccanica. A gennaio
un altro “Falco” è precipitato a poca distanza dalla pista dell’aeroporto di
Goma. Secondo le forze armate congolesi, il drone al rientro da una missione
avrebbe completamente mancato la pista d’atterraggio, andando a schiantarsi al
suolo. Anche in quel caso l’incidente non ha provocato vittime o feriti ma il
velivolo è rimasto completamente distrutto a seguito dell’impatto. Probabile
causa dell’incidente un “problema tecnico” agli apparati di bordo.
L’acquisto dei droni italiani da parte delle Nazioni
Unite era stata oggetto di polemica a New York nell’agosto 2013. In
particolare, Inner City Press aveva denunciato l’inappropriata affidabilità e
sicurezza dei “Falco”. “Questi droni sono stati al centro di gravi incidenti,
dal Pakistan al Galles”, riportò l’agenzia stampa. “Lo scorso anno un SG Falco
- Selex dell’Aeronautica militare pakistana è precipitato dopo il via dalla
base aerea di Mureed durante una prova di volo a causa di problemi tecnici, a
qualche chilometro di distanza dal distretto di Mianwali in Punjab. In
precedenza, un altro aereo-spia Falco era precipitato nel Galles occidentale,
dopo essere decollato dal centro di sperimentazione UAV di Parc Aberporth,
vicino l’aeroporto di Ceredigion”. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu preferì
non commentare quanto pubblicato e confermò la commessa dei cinque “Falco” per
MONUSCO. Il 29 maggio 2014, in occasione della Giornata mondiale dei Caschi
Blu, il dipartimento delle Nazioni Unite per le missioni di peacekeeping
utilizzò l’immagine del drone italiano per il poster ufficiale dell’evento. “Il
mondo ha di fronte nuove minacce e il peacekeeping dell’Onu si sta evolvendo
per farvi fronte”, si legge nel comunicato ufficiale. “Per questo si sta
studiando come farsi aiutare da tecnologia e innovazione, come nel caso dei
droni non armati, per avere successo in ambienti sempre più difficili e con un
buon rapporto tra costi e benefici”. Un mese prima era stata l’ambasciatrice
statunitense alle Nazioni Unite, Samantha Power, a enfatizzare l’uso delle
nuove tecnologie “come i droni attualmente dislocati con la missione MONUSCO in
Congo” nella “lotta contro i nuovi genocidi”. Nonostante l’assai discutibile
esito dei Falco in Congo, a luglio il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha reso
noto che pure i caschi blu della missione MINUSMA in Mali saranno dotati di
quattro velivoli teleguidati di Selex. I Falco saranno schierati nelle basi di
Gao e Timbuctù dove già operano elicotteri da guerra francesi e olandesi e
saranno gestiti per tre anni da una società privata che curerà anche la
manutenzione e l’elaborazione delle immagini raccolte a beneficio di MINUSMA.
Ma presto l’Onu potrebbe acquistarne di altri da schierare in Costa d’Avorio,
Darfur, Sud Sudan e Centrafrica.
Forze
armate italiane in Kuwait per la guerra all’Isis
di Antonio
Mazzeo
Parte dal Kuwait
l’avventura militare italiana contro le milizie del Califfato. Nei giorni
scorsi, un velivolo tanker Boeing KC-767-A in dotazione al 14° Stormo
dell’Aeronautica di Pratica di mare (Roma) è stato trasferito nella base aerea
di Kuwait City per rifornire in volo i cacciabombardieri della coalizione
internazionale a guida Usa impegnati contro l’Isis in Iraq e Siria. Sempre in
Kuwait, petromonarchia che ha contribuito ad addestrare, finanziare ed
armare i gruppi di miliziani in lotta
contro il regime di Bashar Assad poi confluiti nell’esercito del Califfato,
l’Aeronautica rischiererà entro un paio di settimane due droni-spia “Predator”
del 32° Stormo di Amendola (Foggia). Perché siano pienamente operativi, i
velivoli senza pilota dovranno essere riconfigurati per la nuova missione
bellica e sarà necessario allestire in loco le necessarie infrastrutture
logistiche. Secondo quanto dichiarato in Parlamento il 16 ottobre scorso dalla
ministra della Difesa Roberta Pinotti, il contributo italiano alla Coalizione
internazionale prevede pure il dispiegamento di 200 addestratori e 80
“consiglieri” militari, molto probabilmente a Erbil, nel Kurdistan iracheno,
per addestrare le unità locali e i battaglioni dei peshmerga curdi. Alcuni
ufficiali italiani saranno distaccati infine a Tampa (Florida), sede del
Comando centrale che guida l’Operazione Inherent Resolve, com’è stata chiamata
dal Pentagono la nuova campagna di guerra in Medio Oriente. “Il contributo
dell’Italia alla lotta contro lo Stato islamico deve proseguire e in tale
contesto hanno preso avvio lo studio e la pianificazione di altri interventi,
come la fornitura di ulteriori stock di munizioni e armi di cui potranno far
parte anche controcarro e blindati in uso all’Esercito Italiano”, ha spiegato
la ministra Pinotti. Le autorità militari prevedono inoltre d’inviare “altri
assetti pilotati per la ricognizione aerea” come i cacciabombardieri AMX e
Tornado, ma c’è da immaginare che inevitabilmente saranno impiegati in azioni
di attacco e bombardamento. Secondo l’agenzia Adnkronos, militari curdi
potrebbero essere ospitati infine in Italia nei centri dell’Esercito di Cassino
(Frosinone) e Persano (Salerno) e nei poligoni di Monteromano (Viterbo) e Capo
Teulada (Cagliari) per essere addestrati all’uso dei sistemi d’arma che il
nostro paese ha ceduto nei mesi scorsi al “governo regionale” del Kurdistan
irakeno (200 mitragliatrici 42/59 calibro 7,62 ed M-2 Browning calibro 12.7 e
2.000 razzi per Rpg). Il trasferimento di velivoli da guerra e droni spia in
Kuwait contribuirà a rafforzare la partnership tra le forze armate italiane e
quelle locali e offrirà sicuramente nuove opportunità d’investimento e affari
per il complesso militare-industriale-finanziario (Finmeccanica). L’11 dicembre
2003, Italia e Kuwait hanno sottoscritto un Memorandum d’Intesa sulla
cooperazione nel campo della difesa (ratificato con legge n. 147 del 18 luglio
2005) che promuove lo “scambio di conoscenze specialistiche” nei settori
dell’addestramento della tecnologia informatica, di osservatori in
esercitazioni militari e d’“informazioni tecniche sui mezzi militari in
costruzione”; la realizzazione di programmi e corsi d’istruzione militari;
l’assistenza tecnica sugli equipaggiamenti e sui sistemi di difesa. Un
Memorandum of Agreement concernente la cooperazione nel campo della difesa è
stato firmato il 18 luglio 2012 a Kuwait City dal Segretario Generale della
difesa italiano, gen. Claudio Debertolis e dal Capo di stato maggiore del
Kuwait, Khaled Jarrah Al-Sabah. Con questo memorandum, Italia e Kuwait si sono
impegnate a collaborare più strettamente nelle fasi basiche ed avanzate
dell’addestramento al volo. Gli ultimi due anni hanno visto un crescendo
d’incontri, visite ufficiali e corsi addestrativi bilaterali. Nel marzo 2013,
una delegazione della Marina militare kuwaitiana è stata ospitata nella base di
elicotteri di Luni (La Spezia) per visitare il Centro di Simulazione e Missione
della Marina italiana e “conoscere le caratteristiche degli elicotteri EH101 e
SH 90”, attualmente in forza rispettivamente al 1° e al 5° Gruppo Elicotteri.
“Alla delegazione è stata offerta la possibilità di decollare virtualmente da
bordo delle navi Cavour e Caio Dulilio, eseguendo degli appontaggi su alcune
piattaforme petrolifere posizionate in prossimità della costa”, ha riferito il
Ministero della difesa italiano. Gli alti ufficiali del Kuwait si sono
trasferiti poi presso il Comando delle forze di contromisure mine a La Spezia,
dove vengono svolti “corsi di sicurezza per la lotta antincendio” a favore di
equipaggi di unità navali estere (tra gli altri, gli Emirati Arabi Uniti).
“Fortemente interessata alla componente cacciamine italiane, la delegazione
kuwaitiana ha potuto approfondire la visita a bordo di Nave Gaeta, prima unità
ammodernata dell’omonima classe”, ha aggiunto il portavoce della Difesa. Due
mesi più tardi è stato il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare del
Kuwait ad essere ricevuto a Roma dall’omologo italiano, gen. Pasquale Preziosa.
Il generale kuwaitiano si è recato poi in visita a Torino Caselle presso gli
stabilimenti dell’industria aeronautica Alenia (gruppo Finmeccanica) e al 61°
Stormo dell’Aeronautica militare di Galatina, Lecce, sede della scuola internazionale
di addestramento al volo e al pilotaggio di cacciabombardieri (sei allievi
piloti kuwaitiani ne sono ospiti). Il 7 luglio 2013 l’allora ministra degli
esteri Emma Bonino si è recata in visita ufficiale in Kuwait per incontrare
l’emiro Sabah Al Ahmad Al Jaber Al Sabah e il Primo Ministro Sheikh Jaber
Al-Mubarak Al-Hamad Al-Sabah. “La fitta agenda del Ministro degli Esteri
s’inquadra nell’alveo della visita del Presidente del Consiglio Monti il 6
novembre 2011, seguita alla visita di Stato in Italia dell’Emiro del 2010 e ha
tra i suoi pilastri il rafforzamento dei rapporti tra i due governi nel campo
della Difesa e in quello economico”, si legge nel comunicato emesso dalla
Farnesina. Nell’occasione, la Bonino si è riunita anche con i vertici della
Kuwait Petroleum Corporation, proprietaria in Italia di una vasta rete di
distributori di benzina e gasolio e della grande raffineria siciliana di
Milazzo (in società quest’ultima con il gruppo Eni). A fine settembre 2013,
sono stati l’allora sottosegretaria alla Difesa, Roberta Pinotti, e il Capo del
Segretariato Generale della Difesa, gen. Enzo Vecciarelli a recarsi a Kuwait
City. Il 14 febbraio 2014, l’ambasciatore in Italia del Kuwait, Sheikh Ali
Khaled Al-Sabah, è stato accolto dai comandanti del 61° Stormo di Galatina per
una visita ai simulatori di volo del caccia-addestratore Aermacchi MB339, alle
strutture del Ground Based Training System - G.B.T.S., il sistema integrato di
addestramento aereo basato sul nuovo velivolo T346A (prodotto da Alenia Aermacchi),
e al cosiddetto R.E.S. (Representation and Elaboration System), il sistema che
consente, in maniera automatizzata e computerizzata, di ricostruire la
complessa dinamica delle missioni di volo. A fine dicembre, il 30° gruppo
navale della Marina militare con la portaerei “Cavour”, l’unità rifornitrice
“Etna”, la fregata lanciamissili “Bergamini” e il pattugliatore d’altura
“Borsini” hanno fatto tappa in Kuwait durante il lungo tour promozionale in
Africa e Medio Oriente pro sistemi d’arma made in Italy. Nel corso del
contemporaneo “salone della difesa” di Kuwait City, i manager di Selex ES,
azienda del gruppo Finmeccanica produttrice di sistemi radar, sorveglianza,
intelligence, ecc., hanno annunciato l’apertura in loco di una sussidiaria,
Selex ES Kuwait. Quest’ultima ha stipulato una joint venture con la compagnia
kuwaitiana al-Safwa Security and Defence Systems per avviare progetti nel
settore dell’elettronica militare e navale.
“OMAGGIO A
VALENTINO DIONISI”
Dall’ 11
ottobre al 5 novembre
Alzano Lombardo (Bergamo). La Mazzoleni Art Gallery ospita dall’11 ottobre al 5 novembre
una mostra antologica dedicata al pittore e scultore Valentino Dionisi. Il
critico e storico dell’arte Arturo Schwarz ha detto di Dionisi che “ è un pittore molto interessante”.
Nato a Milano nel 1939, Valentino
Dionisi prende parte attiva ai fermenti artistici del capoluogo lombardo degli anni
‘60/’70 frequentando amici pittori come Usellini (Direttore dell’Accademia di
Brera), Milani, Chighine, Segota, e il gruppo del Bar Jamaica, tra cui Crippa e
Dova. Dopo diversi soggiorni a Parigi, Madrid, Londra e Roma torna a Milano
trasferendosi successivamente, nel 1992, a Borgo di Terzo, in provincia di
Bergamo, dove muore nel 2013 all’età di 74 anni.
Valentino Dionisi torna a Bergamo con
questa importante mostra antologica organizzata da Mazzoleni Art Gallery con
Antonino Ponte.
Un omaggio per ripercorrere le tappe
della sua ricca produzione artistica sempre ispirata alla grande letteratura,
alla mitologia e alle sacre scritture, come nelle serie illustrate dell’Odissea e del Don Chisciotte presenti tra le 50 opere selezionate per la mostra.
Dove:
Mazzoleni Art Gallery
Via Locatelli 1
Alzano Lombardo (Bergamo)
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e
dalle 15.00 alle 19.00
sabato e domenica su appuntamento