REX TREMENDAE
di Angelo Gaccione
Aldo Bernardi |
Milano. Forse
i nostri lettori si stupiranno, ma vorrei dire la mia sul Requiem di Mozart eseguito il 27 Novembre scorso nella chiesa di
San Marco a Milano, parlando solo del suo direttore.
Sulla qualità del coro “Canticum Novum” di Bergamo e sul
rigore dell’orchestra dell’Associazione Mozart Italia di Milano, si sono già
espressi diversi appassionati, e sicuramente altri lo faranno. Dunque, veniamo
al direttore Aldo Bernardi. Ho qualche dubbio che vi sia oggi in Italia una
personalità musicale così visceralmente coinvolta, così apertamente schierata
in favore della musica e polemicamente militante, come lui. Basta sentirlo
nelle conferenze-stampa o seguirlo nella sua caparbia, indefessa, quotidiana
battaglia per l’introduzione dell’Educazione musicale di base in ogni tipo e
grado di scuola. Per lo scopo ha dato vita al “CEriMus” che altro non è, se non
l’acronimo del Comitato Nazionale impegnato per favorire tale introduzione,
poiché Aldo Bernardi ha capito per la musica, quello che il mio amico letterato
Pier Luigi Amietta ha capito per la poesia: “serve a capire le cose che
servono”, e dunque non se ne può fare a meno.
In un tempo meno fulgido di questo, l’Italia era, in tale disciplina, capofila nel mondo; ora siamo diventati gli ultimi e i più
ignoranti, grazie a politici analfabeti e indegni. Ma torniamo al Requiem.
Intanto vorrei anche mettere in dubbio qualche inveterato
luogo comune che, come tutti i pregiudizi, si perpetua di tempo in tempo
riproposto acriticamente da gazzettieri pigri e da strapazzo, e finisce per
diventare un tabù intoccabile. Non è perché in San Marco ha suonato un Mozart
quasi bambino che l’acustica di questa chiesa diventa magicamente il non plus ultra della
perfezione. Proprio per nulla. Le chiese sono state costruite per uno scopo
totalmente diverso dalle esecuzioni musicali, e, giustamente, senza alcuna
preoccupazione per l’acustica. Che noi ascoltatori ce ne facciamo
sensorialmente suggestionare è un altro paio di maniche; in tutti i riti
collettivi, come si sa, la razionalità non è scevra da una dose di suggestione.
Aldo Bernardi dirige il Requiem in San Marco |
Quanto al direttore, non ho impiegato a caso l’aggettivo
“viscerale”. La sua direzione è
davvero un atto fisico totale che implica l’impiego di tutto il suo corpo, e si
esplica come sforzo, fatica fisica, tensione muscolare. Ho tenuto gli occhi su
di lui per quasi tutta l’esecuzione, da una distanza molto ravvicinata, e ne ho
potuto cogliere persino la contrazione dei nervi. Bernardi era coinvolto e
vigile allo stesso tempo, e lo si vedeva chiaramente dalla direzione fatta a
memoria, senza la partitura musicale sul leggìo.
Naturalmente non è automatico che il coinvolgimento
fisico del direttore si trasferisca sull’orchestra, come non è automatico che
la forza del regista si trasferisca tout court sugli attori.
Restano però quella forza e quel coinvolgimento come un
dato, come una cifra. Ed è ciò che chiamiamo “temperamento” e che distingue,
poniamo, un von Karaian da un Toscanini.