DURANTE IL VIAGGIO
di
Gabriele Scaramuzza
Il
nuovo libro di Fulvio Papi
La copertina del libro |
Sono
qui raccolti alcuni dei più significativi articoli apparsi su “Odissea”, grazie
all’affettuosa attenzione che gli ha sempre dedicato Angelo Gaccione. In molti
casi si tratta di veri e propri saggi, magari pubblicati in più luoghi, spesso
on-line, e che a maggior ragione valeva la pena riprendere in questo testo a
stampa. Già il titolo, come sempre accade in Papi, è tutt’altro che anodino, disegna
a suo modo il sapore di questa raccolta per chi l’ha scritta, e che chi lo
saprà leggere ritroverà. Il viaggio innanzitutto. Leggiamo nella succinta Nota
dell’autore: “È un viaggio che non ha alcun punto di arrivo, esso avviene
attraverso numerosi territori e diverse occasioni temporali, differenti
direzioni di vita, fermate necessarie e anche impreviste. È tutto vero senza
voler frequentare la verità. Dipende da abitudini intellettuali, da desideri di
partecipazione, da solitudini a volte necessarie. Sono frammenti che, nella
loro dispersione, mi appartengono, come sforzi e soprattutto come limiti. Il
che mi pare il destino di un pensare filosofico”. E qui evidenzierei per prima
cosa “è tutto vero”, “mi appartengono”, “partecipazione”, “solitudine”; il
tutto in una cornice “filosofica”.
Un “vero” senza “verità” dunque. Possiamo tradurre così: in gioco non è tanto la destinazione raggiunta o da raggiungere, quanto le tappe di un cammino, ognuna delle quali tuttavia non ha solo il destino di preparare quello che seguirà e di spegnersi in esso, demandando con ciò al futuro la compiutezza del processo in cui si inserisce, e ogni possibile senso di sé. Nella celebre Vorrede alla Fenomenologia dello Spirito Hegel scrive che “il vero è l’intero”, nel senso che non include solo i risultati di una ricerca presi astrattamente a sé, ma anche il divenire che conduce a essi; la stessa Fenomenologia non dovrà esser letta in funzione della meta, che è come noto Das absolute Wissen, quanto piuttosto del lungo e faticoso cammino per giungere a esso, ogni tappa del quale ha un senso a sé, e forse può riproporsi alle fine di un percorso solo illusoriamente progressivo e lineare. Sarà utile tenerlo presente anche qui.
Un “vero” senza “verità” dunque. Possiamo tradurre così: in gioco non è tanto la destinazione raggiunta o da raggiungere, quanto le tappe di un cammino, ognuna delle quali tuttavia non ha solo il destino di preparare quello che seguirà e di spegnersi in esso, demandando con ciò al futuro la compiutezza del processo in cui si inserisce, e ogni possibile senso di sé. Nella celebre Vorrede alla Fenomenologia dello Spirito Hegel scrive che “il vero è l’intero”, nel senso che non include solo i risultati di una ricerca presi astrattamente a sé, ma anche il divenire che conduce a essi; la stessa Fenomenologia non dovrà esser letta in funzione della meta, che è come noto Das absolute Wissen, quanto piuttosto del lungo e faticoso cammino per giungere a esso, ogni tappa del quale ha un senso a sé, e forse può riproporsi alle fine di un percorso solo illusoriamente progressivo e lineare. Sarà utile tenerlo presente anche qui.
Devo anche
preliminarmente confessare che i territori attraversati da Papi sono in buona
parte nostri, emergono da sfondi di valori comuni, radicati nel clima di quella
cui per primo Papi ha dato il nome di “Scuola di Milano”. In certo modo ci
sentiamo (si parva licet componere magnis) suoi compagni di strada.
Non
starò a ripercorrere per intero il variegato iter delle tematiche presenti in Durante
il viaggio. Mi soffermerò solo su qualche momento che su di me ha avuto
presa in modo particolare: per i soggetti coinvolti, e per i modi, oltre che
per la sostanza, delle cose dette. Oggetto di impegnate riflessioni ne sono
figure e momenti legati agli anni della Resistenza, il senso e il destino della
democrazia oggi, e dell’Europa; problemi di alta tenuta etica, politica,
educativa, di costume attuale, generi letterari quali l’epica. Troviamo figure
note quali Nadia Urbinati, don Ciotti; intellettuali scomparsi di recente quali
Mario Vegetti. A latere non mancherò di aggiungere che, da verdiano incallito,
ho apprezzato la notazione incidentale che chiama in causa Aida: per le
pacchiane scenografie che spesso le si accompagnano, giustamente; ma anche perché
queste scenografie sembrano irridere il “miracolo della musica”, che pacchiana
proprio non è. Thomas Mann, non sarà un caso, amava molto Aida, ne parla
con ammirazione già nei diari del 1918-1921; dedica poi alla prima scena del
quarto atto pagine equilibrate e felici nel settimo capitolo (nella pagine
intitolate “Dovizia di armonie”) del suo Zauberberg - romanzo cui
peraltro lo stesso Papi ha di recente dedicato grande attenzione. Più in
generale Mann (come del resto in modo meno esplicito Banfi) non disprezzava affatto
Verdi, come è consueto in certa tradizione di patiti wagneriani.
Tra
i singoli capitoli, essendomi io stesso da ultimo occupato di Imre Kertész, ho
trovato particolarmente istruttive le riflessioni ad ampio raggio di Papi su
questo scrittore. Un’approfondita presentazione del pensiero di Kertész ci è
offerta, alle pp. 109-131, in Lo scrittore l’altro Auschwitz. Esso
contiene sottili analisi di Il vessillo
britannico prima che di Essere senza
destino; ma anche di Lo spettatore.
Vi sono affrontati temi basilari quali il destino, l’ebraismo, le inquietanti
congiunture storiche attraversate, il senso e la sorte dell’Europa in quei
contesti, il lessico, la letteratura.
L’interesse
di Papi per i problemi del Cristianesimo inoltre, una sensibilità al fondo non
priva di venature religiose (tutt’altro che confessionali tuttavia) restano nella
mia ottica tra le cose più encomiabili. In Durante il viaggio questi
temi sono presenti quanto meno nel corposo La prova del mondo e la parola di
Gesù. Per una lettura del Vangelo secondo Matteo (pp. 73-91). Qui coinvolgenti
sono per me le pagine sul tema della fede, della parola, del male e della colpa,
della morte. La capacità di contestualizzazione, la sensibilità per le analogie
e i nodi lessicali, il gusto per la grana dei testi sono doti tipiche di Papi,
e caratterizzano la sua intera, ingente, produzione.
Più in generale colpisce
l’ampio spettro di mondi culturali in cui Papi si muove, la memoria preziosa
che gli permette di tener vive vicende per i più obnubilate ormai, e tenute
colposamente fuori circuito; la prontezza nel farne emergere i gangli vitali –
anche al di là delle versioni dominanti nel mainstream che ci soffoca (questo
è evidente ad es. nelle osservazioni sulla condanna a morte di Gesù). E in
tutto questo la rimarchevole capacità di scavo, la grande attitudine
all’intelligente lavoro culturale, che è poi stato l’ambito in cui a conti fatti
Fulvio Papi ha dedicato la propria intera vita.
Sottostante,
ça va sans dire, è la costante tensione etico-politica e filosofica che
caratterizza la figura di Papi, e che traspare in ogni sua riga.
Fulvio
Papi
Durante
il viaggio
Macabor
Editore, 2019
Pagg.
140 € 15.00
Per
richieste:
macaboreditore@libero.it