“IL BREVIARIO” DI GABRIELLA GALZIO
di Claudia Azzola
Gabriella Galzio |
Il termine breviario
annuncia e predispone alla “quieta preghiera” di un
verso contenuto nella raccolta di Gabriella Galzio, anche se il termine “raccolta”
non è perfettamente congruo a un libro fluente, non interrotto da note alte, sobbalzi
di stati d’animo - lo stato d’animo non appartiene alla cultura dell’ “atto contemplante”, del “cuore nel profondo delle foglie”, quando la
voce si tiene pacata, sottaciuta - (che non vuol dire acquiescente) ; vi si
respira desiderio intenso di limpidezza, vi prevale la riflessione di chi sta nella
realtà trascendendola e cogliendone la natura. Natura ancestrale e anche spinoziana,
natura di noi nel tempo ciclico primordiale, nell’operare in “quell’ora
incerta”, trovandovi pacificazione, come quando è lecito “dimorare nella pelle
ambrata” (!); come nel grido di “indisturbata Afrodite dei giardini”. Si veda
tutta la sezione “Afrodite dei giardini”, dentro la quale si svolgono riti segreti,
inesprimibili, dentro la quale fiotta come lava la vita immaginale.
La donna
ha la mano della cura, se ha pienezza di sé. Cura dell’altro è nella biografia
di Gabriella, che si è ritirata per un tempo dal tumulto ordinario, in dedicazione
alla cara persona che nella malattia tacitamente la richiedeva. Si schiudono versi
come questi: “non ho tradito la tua mano e mia / quell’ora che
ho vegliato la tua veglia”. Ma lucido, desto era “vivo ed altissimo
/ spirito libero”. Ritiro che corrispondeva all’allontanamento
soprattutto psicologico dalla città, che non la conquista più, per sua
dichiarazione, con i rumori, e i “rumours”, nella maliziosa accezione sassone; il
giardino, il paradiso, hortus antico, incompiuto, come la poesia, offre frescura
contro aridità, metamorfosi contro il piatto
oblio culturale, spregio della tradizione, l’estraniarsi dalla “casa” (“la casa
è una poetica”), nel dramma che si percepisce incombente, ma dal quale non ci si lascia ottenebrare.
Avrebbero detto, di tale atteggiamento filosofico, i neoplatonici fiorentini, il
Ficino, il Pico della Mirandola, “maritare il mondo”. A saper calarsi nella poesia
di Galzio, a provarci, a ‘capire’ le parole perché raramente, come in questo
caso, le parole sono quelle più vicine all’essere.
Mi lascio affascinare dai participî presenti
che infiammano il testo… nascente, suadente, ardente, fiammante, incandescente,
scattante, vibrante… fiammate di colore e ardore. Fascinoso l’insinuarsi dello
spagnolo dalle ‘esse’ forti, come in ‘rapinosa’, e incantevole il verbo
“innamora” usato in senso transitivo. Il libro poetico Breviario delle stagioni, come in Esiodo delle cinque età del
mondo, è tutto nell’autenticità antica del nostro agire e riflettere; nel
pensiero buono e nel lavoro buono è catartico.
Gabriella Galzio |
Gabriella Galzio
Breviario delle stagioni
Agorà
& CO., marzo 2018.
Pagg.
132 € 15,00