A QUESTO PUNTO
di
Franco Astengo
Riepilogo
per un dibattito.
1).
Piena necessità di rafforzamento per tutte le concrete espressioni di
solidarietà verso il popolo ucraino, colpito da una invasione totalmente
ingiustificata e pieno appoggio per quella opposizione russa che si batte,
pagando altissimi prezzi, contro l’autocrazia governante;
2).
Il movimento europeo per la pace ha bisogno di riprendere il filo di una
propria identità partendo da un punto fermo: la guerra rimane sempre
l’espressione di una “violenza per il potere” che non prolunga la politica con
altri mezzi, ma si sovrappone per soffocarla.
È
attraverso una riflessione di questo tipo che si può tornare a dare un
indirizzo all’idea pacifista.
Il
senso della guerra non è cambiato nel tempo: sono mutate le condizioni
materiali dell’agire bellico per l’evoluzione della tecnologia fino a includere
aspetti che in precedenza non sussistevano: primo fra tutti l’essere in prima
linea delle cosiddette “popolazioni civili” (fino all’aviazione era possibile
stare lontani dal fronte) e adesso la guerra cibernetica.
3).
Su questa base di fondo è necessario nello specifico assumere piena
consapevolezza di un punto: la situazione strategica impone una realistica
considerazione sul fatto che gli obiettivi del governo ucraino non possono
coincidere – in questo momento – con una concreta soluzione di pace,
allontanando lo spettro di un conflitto globale. È necessario, infatti,
incidere con serie argomentazioni in modo critico sulle rispettive posizioni, uscendo
dalla spirale del sì e del no. Questo sarebbe il compito delle diplomazie ma è
anche il compito di chi dovrebbe essere chiamato all’elaborazione di una
piattaforma per il movimento per la pace.
4).
In sintesi: a) armistizio e ritiro delle truppe; b) apertura del negoziato tra
le parti con la mediazione del Consiglio di Sicurezza c) primo obiettivo: la
neutralità dell’area d) visione complessiva di un quadro di sicurezza globale
nel tentativo di impedire il riproporsi di una logica dei blocchi fondata
sull’equilibrio del terrore.
5).
Per quel che riguarda Italia (ed Europa) avremo di fronte due elementi che
sposteranno i riferimenti socio-economici così come sono stati anche elaborati
nel corso dell’emergenza sanitaria: a) il riarmo della Germania porterà ad un
aumento complessivo delle spese militari; b) questo fatto inciderà sulle
dinamiche legate alle due grandi transizioni in atto, quella ecologica e quella
digitale e sulla strutturazione del Recovery Fund (che in Italia si sta
tentando di tradurre nel PNRR) con conseguenti modificazioni sia sul piano
economico e della produzione industriale sia con il facilmente prevedibile
allargamento delle disuguaglianze sociali.
6).
Inoltre si individuano già termini di “emergenza” all’interno della crisi evidente
delle democrazie liberali e quindi di ulteriori passi in avanti di inasprimento
di quella sorta di limitata “democrazia governante” che in Italia è stata già
in diverse occasioni tradotta ambiguamente nei cosiddetti “governi tecnici”,
con ulteriore riduzione dei margini di agibilità del dibattito politico e della
rappresentanza politica e istituzionale.
7).
Questo quadro negativo procede sul filo della propaganda unilaterale e della
disinformazione per cui sarà bene concludere fissando due punti fermi di
precisazione di fondo: la Russia non è l’URSS, in termini geopolitici e di
ascendenze statuali. Va quindi sgombrato il campo con decisione a riferimenti
di quel tipo (Armata Rossa, rivoluzione contro i bolscevichi e amenità del
genere); l’attuale governo russo è un governo di estrema destra illiberale e
autoritario i cui riferimenti in Italia sono stati, prima, Forza Italia e più
specificatamente Silvio Berlusconi e successivamente non soltanto la Lega ma
l’intero governo giallo-verde comprendente, magna pars, quel M5S che
adesso si vorrebbe facesse parte di un “campo largo” di centro-sinistra e cui
principali esponenti si sono prontamente trasformati da entusiasti sottoscrittori
della “Via della seta” a interlocutori dei gilet gialli francesi e, adesso, in
atlantisti di nuovo conio nell’evocazione di Adenauer, Schumann e De Gasperi.
Non va dimenticato infine, l’appoggio portato dal governo russo a Trump ma
questo discorso ci condurrebbe lontano nell’analisi della politica estera che,
quando capita di governare, elaborano i “liberal” del partito democratico
statunitense e il “new Labour” britannico.