CONFRONTI
Caro Angelo, Caro Filippo,
mi ha molto colpito il vostro dialogo. Provare pena, dolore e vergogna sono
ancora emozioni che trattengono qualcosa di umano e di prezioso sulla terra ma che
fare davanti al cinismo barbaro, gelido e violento dei criminali che provano
piacere solo nel distruggere e nell’uccidere istituendo come proprio nemico
chiunque disturbi la loro vista sanguinaria e che sanno solo odiare avendo la
spudoratezza di usare il Vangelo e la Bibbia o qualche altro testo sacro per
giustificare i propri gesti abominevoli? La proposta di Angelo è il disarmo. Non
si può non condividere anche se appartiene all’utilità pura. Il problema è che
la violenza è comunque energia che può essere canalizzata meglio, diversamente
ma occorre che sia canalizzata. Diversamente la pulsione in sé è,
strutturalmente, pulsione di morte. Perché la pulsione violenta e distruttiva
possa essere orientata in modo costruens occorre che si leghi al
desiderio e non semplicemente alla volontà di potenza e di riuscita. Un po’ di
violenza per affermare la propria identità di soggetti che vuole esserci è
inevitabile ma nel novero di un equilibrio sempre instabile eppur possibile in
quanto efficace ed utile per tutti. Chi però educa veramente al desiderio, chi
ha in cura il battito desiderante del soggetto in un mondo dove ciò che conta è
il gadget che illuda di coprire e tappare il buco dell’angoscia senza mai
riuscirci?
Meno armi e più istruzione, più arte, più salute.
Per ora un carissimo abbraccio con tristezza e tanta speranza in
cuore.
Giuseppe O. Pozzi (psicanalista, Milano)
Caro Angelo, condivido la tua posizione e capisco l’accento di Ravizza
sul dolore che, pur assolutamente condiviso, mi spinge all’avviso rispetto alla
propaganda occidentale, tesa a strumentalizzare il sentimento umano di
partecipazione dolorosa per le vittime, facendone ideologia e sentimentalismo
col fine di spegnere ogni pensiero critico della complessità a 360°. Una
propaganda che tende a frammentarci, renderci sordi e a ridurci a tifosi
acritici. È importante, perciò, resistere e non farci dividere, con confronti
fraterni come questo tra visioni parallele.
Adam Vaccaro (poeta e critico letterario)