GACCIONE MAESTRO DEL RACCONTO
di Mariacristina Pianta
Il
titolo del nuovo libro di Angelo Gaccione, Sonata
in due movimenti (Di Felice
Edizioni, 2022, pagine 252), prende
spunto dal racconto omonimo di pagina 157; la prima parte dinamica, spiritosa e
spensierata, la seconda dolente, che si spegne come la sinfonia numero 6, Patetica, di Tchaikovsky. I termini: Andante con moto, Allegretto, Adagio, Molto
grave, Dolente adombrano un profondo significato. La vita della giovinezza
e maturità, ricca di attrattive e di speranza, muore nella vecchiaia.
Scriveva
Terenzio Afro: “Senectus ipsa est morbus”. Schopenhauer tracciava una
sorta di parabola discendente dell’anziano che diventa insensibile: “Più si
invecchia, meno quello che si vede, si fa e si vive lascia traccia nello
spirito”. Leopardi preferiva morire piuttosto che varcare la soglia della
senilità.
Il
protagonista del testo di Gaccione, inizialmente bellissimo, brillante,
desideroso di divertirsi, piomba infine in una fase degenerativa che non lascia
più spazio a spiragli di luce: “Qui è la carne inerme esposta ad ogni
sguardo, e il clima dolente che ci accomuna… Ora tutto gli è divenuto
indifferente. In quell’angusto, terribile spazio circonfuso dal dolore, un
dolore fisico, conficcato nella carne viva che è solo suo e che non dà requie,
non c’è spazio per niente: né per gli affetti, né per l’amicizia, né per le mille
passioni che hanno accompagnato una vita…”.
Nella
scelta di utilizzare vocaboli specifici di una composizione musicale, l’autore
mette in evidenza il ruolo del ritmo, delle pause, della sintassi e delle
parole all’interno di ogni racconto. Sa narrare con pochi tratti una storia,
una situazione perché è abile nell’arte della scrittura. Ci troviamo di fronte,
sovente, ad una prosa poetica: “E da ogni lato dell’opificio le voci presero
a sovrastarsi, ad accendersi come si accende la vita al di là di ogni degrado
quando il vino sgorga nelle coppe, quando scende fiammante nella gola, quando
fa dell’uomo un altro uomo e di due corpi appassionati, una sola forma”
(si veda il racconto “Di Vino”). Ho citato due soli esempi dei 51 racconti, ma
potrei continuare. Gaccione ha letto, approfondito i classici, i filosofi e
pensatori della tradizione letteraria per poi approdare con originalità ad una
poetica personale che, evitando inutili orpelli, entra nel vivo di un discorso
esistenziale e sociale. Certe ambientazioni e scorci paesistici sono
accompagnati da una profonda analisi psicologica delle figure presentate. Le
numerose donne, che agiscono e si confrontano con il narratore, che spesso
parla in prima persona per coinvolgere maggiormente il lettore, catturano la
nostra attenzione; riescono a farci comprendere il divario tra apparenza e
realtà. Emergono, da alcuni episodi, la critica a tanti pregiudizi, ad una
società dedita al consumismo e priva di autentici valori, il gusto del
paradosso che sorprende e stupisce, soprattutto nelle ultime righe di tanti
racconti. Nonostante l’impietoso spaccato di un mondo che ha perso le
coordinate fondamentali, c’è ancora la possibilità di costruire un micro e un
macrocosmo diversi, forse finalmente a misura di uomo.