MIGRANTI
di
Angelo Gaccione
I nuovi schiavi
Ho sentito di tutto
sull’emigrazione, ma mai che abbia letto o sentito la parola genocidio,
mai che abbia sentito da qualcuno pronunciare i nomi dei responsabili veri: i
capi di Stato e di Governo dei luoghi dove le guerre, le persecuzioni
avvengono; mai quelli dei capi di Stato e di Governo internazionali, compreso i
nostri, che supportano quegli Stati e quei Governi foraggiandoli di armi e di
aiuti economici per tenere quei vassalli legati al carro della loro influenza
geopolitica. Mai una parola su chi le produce le armi che provocano l’incendio
e costringe pezzi di popoli alla fuga. Una ristretta minoranza ingrassa e
prospera sulla pelle dei miserabili che quell’incendio subiscono. Nessuna
parola sui sistemi militaristi che impongono il disordine mondiale; nessuna
parola sulle leadership dello sfruttamento, del saccheggio delle materie prime,
della privatizzazione delle terre coltivabili; nessuna parola sulle canaglie
mercenarie al soldo delle multinazionali che ti sparano addosso se solo osi
mettere a coltura un pezzo di quella terra che prima era libera e ora è stata svenduta
a potentati che si annidano nella finanza, nelle banche, nelle Borse mondiali e
che Stati e Governi proteggono. Stati che si chiamano Cina, Russia, America del
Nord, Europa, Africa, Medioriente… Nessuna parola sulle lobbies politiche del
Parlamento Europeo che fanno affari da quelle parti e detengono azioni. Gli
scafisti sono solo il braccio operativo della questione; restano degli escrementi
disumani qualunque colore della pelle abbiano, qualunque lingua parlino, perché
come sciacalli lucrano sulla disperazione, ma da tempo sappiamo che per denaro
la belva umana è capace di squartare la propria madre, figuriamoci un altro
nero senza valore come lui. Vi stupirete, ma io sono contrario all’emigrazione.
La conosco bene, sulla mia pelle, e so quanto costa. So, inoltre, che
l’emigrazione nella regione da cui provengo ha desertificato città e paesi,
distrutto il tessuto sociale, ha impoverito di idee e di cultura quei luoghi
perché, tutti lo dovremmo sapere: il primo e più importante capitale è quello
umano. Non potranno esserci idee, invenzioni, resistenza al malaffare, alle
mafie, ai fascisti di ogni colore, senza la presenza di generazioni nuove, di
giovani costretti alla fuga. E so, e per questo parlo di genocidio, che i
rapporti parentali e amicali sono stati fatti a pezzi. Famiglie numerose fino a
sette otto componenti sono state annientate, polverizzate, e gli anziani
genitori si ritrovano senza alcun sostegno e alcun conforto. Esposti alla
carità pubblica o, se riescono a permetterselo, a dipendere da badanti
stranieri che per quanto generosi, solidali, disponibili, non possono mai
sostituire l’affetto profondo di un congiunto, né l’intimità che esiste fra un
vecchio padre e un figlio. Per un tempo vastissimo i giovani figli si erano
presi cura dei padri che potevano chiudere gli occhi col conforto di trovarseli
accanto, nella insicurezza della vecchiaia. Un circolo virtuoso che si era
alternato per generazioni e che aveva garantito lo scambio della solidarietà e
della cura. Ma chi ha governato la nazione dal dopoguerra ad oggi, anche quando
ha approvato delle buone leggi, come quella sulla attribuzione delle terre
incolte e demaniali ai contadini, non si è minimamente preoccupato di favorire
l’aggregazione cooperativistica, di dare i mezzi per coltivarle quelle terre, proporre
attraverso una istruzione minima, le conoscenze che le nuove tecniche
produttive esigevano. Ci sono state Comunità Montane dove non si è creata una
sola scuola di agraria, tanto per fare un esempio. E sulla trasformazione in
loco dei prodotti non parliamone neppure. Non parliamo di sanità, Università,
centri di ricerca, trasporti e quant’altro: zero assoluto. Emigrare restava
l’univa via. Erano emigrati i padri e si sperava che almeno ai figli questa
condizione fosse risparmiata. Invece l’esodo è ripreso, sono rientrati i padri
e sono partiti i figli. La ricongiunzione delle due Germanie dopo la caduta del
Muro di Berlino è stata governata non solo investendo una quantità di denaro
adeguato, ma seguendo con rigore tutti i progetti stabiliti in modo da colmare
il divario economico che si era verificato nella Germania dell’Est. Non c’è
stato un solo operaio della ricongiunta Germania che sia emigrato altrove. Da
noi, invece, si è lasciato che il clientelismo divorasse le risorse, facesse la
fortuna dei notabili dei partiti, e assassinasse le generazioni future. Quando
per la prima volta misi piede a Milano e andai a trovare parenti e conoscenti
rimasi scioccato. Operai della Montecatini e lavoratori adibiti a varie mansioni,
dormivano nei locali-caldaia situati nelle cantine. Non avevano né bagni né
latrine né aria. Il posto letto con la brandina era separato dagli altri da
specie di gabbie ricavate con listelli di legno. In Calabria il pollaio di mia
madre era meglio tenuto. Oggi la situazione è ancor più peggiorata fino al
limite dello schiavismo. Non so se i ciarlatani a buon mercato che parlano di
emigrazione (non quella dei ricchi e potenti i cui figli “emigrano” nelle
migliori università a istruirsi e poi tornano per occupare i posti di comando) hanno
mai visto dove e come vivono i migranti a Milano. Non ce n’è uno di quelli con
cui io abbia parlato che avrebbe voluto emigrare. Per anni ho tenuto dei corsi
di lingua italiana a giovani migranti alcuni dei quali erano arrivati ammassati
dentro carichi di merci; ce n’era anche qualcuno che rischiando la vita si era
legato sotto giganteschi Tir quasi a contatto col selciato. A parte i cinesi
aiutati dal loro Governo, tutti gli altri hanno avuto problemi immensi per sopravvivere,
mentre una discreta dose di magrebini e africani si sono messi a vendere morte,
a spacciare droga per conto delle mafie e della malavita organizzata, divenendo
agli occhi di molti loro connazionali, più infami degli scafisti. Quelli che
vanno a versare lacrime di coccodrillo sui cadaveri, sono la causa prima di
quelle morti. Nel grado di responsabilità stanno molto, ma molto più in alto, dei
disgustosi infami scafisti.
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