FARE RUMORE
di Vittorio Melandri
Ogni
potere stupra
Sono giorni che mi risuona nella mente il ritornello della canzone
di Ornella Vanoni, "tristezza per favore va via", ma non produce
effetti, il ricordo della straziante morte di Giulia Cecchettin continua ad
alimentarla, e quello che si legge a commento, ne aumenta l'intensità.
Diversità di opinioni, anche su un fatto così tragico è un bene che ci siano,
ma come si possa prescindere dal "contesto" nel quale per l'ennesima
volta una persona maschio ha assassinato una persona femmina, lo trovo insopportabile
oltre misura. La nostra specie ha sin qui organizzato una società che fa perno
sulla figura del "maschio dominante" e per quanti gradi di mutamento
abbiamo introdotto, ancora lì siamo. Cito a sostegno della mia affermazione. È
soltanto nell’anno di grazia 2007, che la Suprema Corte di Cassazione ha
deliberato, con sentenza numero 35408 che non esiste “diritto” all’amplesso
neppure all’interno di un rapporto “di coppia coniugale o paraconiugale”, né,
di conseguenza, “il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale”.
Max H. Sauvage I due carnefici (2023) |
Ma
per "l'uomo che non deve chiedere mai" vale che malgrado l'impegno
preso nel 2013 alla Convenzione di Istanbul, il nostro codice penale continua a
prevedere che il reato di stupro (da pochi anni diventato reato contro la
persona e non più contro la morale), sia "necessariamente collegato agli
elementi della violenza o della minaccia o dell'inganno, o dell'abuso di
autorità". Di "legge del consenso", adottata nel 2018 anche in
Svezia, insieme a Belgio, Croazia, Cipro, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda,
Lussemburgo, Malta, e Gran Bretagna, in Italia non c'è traccia. Continuo a
pensare che la "corruzione del linguaggio" sia un potentissimo mezzo
di controllo nelle mani del "potere" (qualsiasi sia la forma che
assume), e in tempi in cui si afferma che servano parole facili, capaci di
comporre locuzioni brevi, per conquistare l'attenzione dei più e aggregarla a
concetti semplici, slogan come "l'uomo che non deve chiedere mai",
mostrano un'efficacia tanto alta quanto deviante dalla realtà. Realtà nella
quale nessun essere umano può fare a meno dal chiedere un aiuto di qualsiasi
natura ad un altro, ed essere attrezzati ad accettare un no, dovrebbe essere la
condizione minima, perché si dovrebbe anche essere capaci, nel momento in cui chiediamo,
di mettere l'altro nelle più libere condizioni di risponderci con un rifiuto.
Cambiare la mentalità richiede tempo, e per le prossime vittime di femminicidio
di tempo non ce n'è, dobbiamo inventarci provvedimenti di immediata efficacia,
ma non possiamo nemmeno rimandare ad un indeterminato domani l'innesco di
processi di più lunga gittata. Ora è vero che la famiglia è il luogo del primo
incontro con la vita, ma la famiglia di domani è nella scuola di oggi che
inizia a formarsi, ed è nella scuola più ancora che nella famiglia, che sin
dall'infanzia si può esercitare il modo di relazionarsi con l'altro, si può
mettere alla prova la capacità di avere rispetto per l'altro, che
indipendentemente dal grado di affinità elettive, si deve imparare a rendere
sempre. Sulle spalle della politica pesa l'onere di innescare oggi, sull'onda
delle emozioni suscitate dalla morte di Giulia, provvedimenti che valgano per
l'oggi e altri per il domani. Personalmente non nutro nessuna fiducia che la
politica in campo oggi, tutta intera, abbia capacità e coraggio di assumersi
l'impegno, ma come ha reclamato la sorella di Giulia, c'è bisogno di rumore,
non di silenzio, e ciascuno di noi, anche con un bisbiglio (il mio tale è) può
provare ad alimentare il rumore che serve.