IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE
di Gabriella Galzio
Heide Gottner-Abendroth
Alla luce di 3000 anni di storia in base agli studi di
Heide Göttner-Abendroth
Lo sguardo alto sul
divenire delle civiltà è stato coltivato a lungo dalla studiosa tedesca delle
civiltà, nonché filosofa teoretica, Heide Göttner Abendroth che nella seconda
metà del ‘900 ha fondato i Moderni Studi Matriarcali, portando alla luce intere
civiltà, sepolte sotto la dicitura “Preistoria”, e restituendole a pieno titolo
alla Storia, che dunque si amplia del suo tratto paleolitico e neolitico
rimosso. Queste civiltà matriarcali rimosse sono di natura sostanzialmente
diversa dalla nostra che definiamo universale o classica, ma che in realtà è
anch’essa relativa e, con la definizione di ‘patriarcale’, storicamente
databile a partire dal 2600 a.e.c (almeno per quanto riguarda l’area
mesopotamica e mediterranea). Finalmente, sia pure con un ritardo di mezzo
secolo, gli studi poderosi di questa ricercatrice giungono in Italia grazie
alle Edizioni Mimesis (2023) con il titolo Le società matriarcali del
passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa (traduzione
di Luisa Vicinelli e Nicoletta Cocchi). L’opera è di tale dirompente
innovatività sul piano storiografico da costituire una pietra miliare nel
panorama degli studi storici e da meritare di essere adottata come libro di
testo nelle scuole superiori e nelle università. L’approccio scientifico, il
rigore logico e metodologico che attraversa tutte le 583 pagine del libro ne
fanno, infatti, un solido ed affidabile strumento didattico. L’autrice stessa,
del resto, ha fondato nel 1986 l’International Academy HAGIA che dirige ancora
oggi. Il libro, peraltro, scritto con stile limpido, si presta anche alla
divulgazione presso un più ampio pubblico e ci apre a un viaggio nella nostra
storia più antica alla ricerca di soluzioni per il presente, per costruire -
con le parole della teologa Mary Daly - un “futuro arcaico”. Le società
matriarcali (“In principio le madri”), infatti, estranee a ogni idea di
dominio, erano impostate su valori materni, sul rispetto della diversità e
sulla reciprocità, erano società pacifiche ed egualitarie tra i generi e le
generazioni.
Va detto che per ricostruire le fattezze di queste società matriarcali, la
studiosa ha condotto la sua quarantennale ricerca muovendosi continuamente tra
due piani. Su un piano sincronico antropologico, andando alla ricerca di tutte
le società matriarcali sopravvissute, ancora oggi sparse nel mondo
(paradigmatico il caso dei Moso della Cina), laddove il frutto di questo studio
ampio e diversificato è stato già pubblicato in Italia per i tipi della Venexia
con il titolo Le società matriacali. Studi sulle culture indigene del mondo.
Su un piano diacronico storico la ricercatrice ha ricostruito la lunga storia
delle civiltà matriarcali dal paleolitico all’età del ferro nell’Asia
occidentale e in Europa, confluita in quest’ultima recentissima sua opera
- Storia delle società matriarcali e nascita del patriarcato - e che
costituisce quanto di più all’avanguardia vi sia in questo campo di ricerche. Ora,
ciò che risulta prezioso da questi studi approfonditi lungo il duplice asse
sincronico diacronico, è che Göttner-Abendroth ha potuto finalmente individuare
le caratteristiche fondamentali peculiari delle civiltà matriarcali pur nelle
loro molteplici coniugazioni nel tempo e nello spazio.
Economicamente la società matriarcale è una società di compensazione o
società in equilibrio (Ausgleichsgesellschaft) in cui le donne
amministrano i beni necessari alla vita come terra, case e generi alimentari e
attraverso la distribuzione hanno continuamente cura a che vi sia un equilibrio
economico. Questa economia non è di accumulazione, bensì di distribuzione, è
nello spirito una “economia del dono”;
socialmente poggia su strutture di parentela (Verwandtschaftsgesellschaft),
entità claniche o tribali caratterizzate da matrilinearità (parentela in linea
materna) e matrilocalità (residenza presso la madre), dove vige uguale valore
dei generi (egalitarismo di genere);
politicamente è una società basata sul consenso, laddove le case dei
clan costituiscono la base reale della politica, con una delegazione di uomini
inviati come portavoce delle loro tribù presso assemblee più grandi
all’esterno; costoro hanno qui la propria sfera d’azione e dignità con vincolo
di mandato. Nella maggior parte dei casi ciò sortisce non solo una società
egalitaria tra i generi, ma una società egalitaria nel suo complesso;
culturalmente poggia su una cultura di tipo sacrale che possiede sistemi
religiosi e di visione del mondo complessi, laddove fondamentale nella
concezione della vita sulla terra e del cosmo è la fede nella rinascita. Nelle
culture matriarcali, infatti, la morte è vissuta come parte di un flusso
continuo metamorfico di morte-rinascita e dunque connessa alla vita. Non
esistono dei maschili astratti e staccati dalla realtà, ma è una divinità
femminile, nelle sue molte apparizioni, a permeare l’immagine del mondo;
divinità che viene intesa come immanente e operante nel mondo.
“Oggi - scrive la studiosa nell’Introduzione alla sua opera storica - le forme di repressione e di sfruttamento del patriarcato non colpiscono soltanto le donne e i bambini, ma, seppur in modo diverso, anche la maggior parte degli uomini. Molti movimenti internazionali che lottano per un cambiamento radicale e per una società migliore ne contano tanti tra le loro fila. /…/ La nostra ricerca fornisce allo stesso tempo un importante sostegno alle lotte dei popoli indigeni che rivendicano la propria identità culturale, opponendo una strenua resistenza al colonialismo insito nel patriarcato.” Candidata per ben due volte al Premio Nobel per la Pace, Heide Göttner-Abendroth ci consegna con questo trattato storico le prove che la guerra non è connaturata all’essere umano, quanto piuttosto è un prodotto storico, affacciatosi con la fase patriarcale dell’umanità, insieme agli stati e ai loro apparati di coercizione. Che dunque come è cominciata, può anche finire.
Alla luce di questo ampliato quadro storiografico, possiamo anche rintracciare
la matrice prima dello scontro brutale tra Israele e Hamas che può essere fatta
risalire alla lontanissima Età del bronzo, epoca delle ondate di patriarcalizzazione
indoeuropee (già teorizzate da Marija Gimbutas) succedutesi nel Levante,
rendendo possibile rintracciare le radici matriarcali dei palestinesi che
affondano nella Terra di Canaan (tra Palestina, Libano e Siria), dal momento
che i cananei immigrati, pur essendo patrilineari, si erano mescolati alle
popolazioni locali matrilineari adottando gran parte della loro cultura. Le
popolazioni matriarcali del Levante, situate tra Palestina, Libano e Siria,
riuscirono dunque ancora ad assorbire una prima ondata di immigrazione cananea
patrilineare, analogamente a quanto accadde in seguito nel Mediterraneo, dove i
minoici matriarcali di Creta assorbirono la prima ondata patriarcale achea,
dando vita alla cultura minoico-micenea. Ma, come a Creta giunse una seconda e
più virulenta ondata achea, l’invasione dorica, così nel Lavante, “il secondo
spartiacque si ebbe con l’invasione della Terra di Canaan da parte degli
Israeliti. Anche loro erano pastori semiti nomadi, giunti in diverse ondate dai
deserti meridionali (metà del II millennio). Aggressivi come gli Accadi di
Sumer, si stabilirono nella parte meridionale di Canaan (Antica Palestina)” (p.
419). Guidati da Mosè al fine di raggiungere la “terra promessa”, dall’Egitto
portarono con sé una forma di religione monoteistica che imposero alle
popolazioni autoctone. “Le donne, in particolare, oppresse e totalmente prive
di diritti, erano profondamente devote alla dea Asherah e al culto di Anat e
Ba’al. Zelanti verso il loro unico e solo dio, i profeti consideravano
“meretricio” il comportamento delle donne e intrapresero contro di loro una
lunga e aspra lotta” (p. 420).
Oggi, sotto il monoteismo islamico, apparso storicamente dopo quello ebraico,
le donne continuano a gridare “Donna, Vita, Libertà”, pur avendo perso memoria
della dea Asherah e delle altre divinità femminili del Vicino e del Medio
Oriente. Quanto alla popolazione palestinese, ancora oggi più laica, appare
evidente che essa ha diritto alla propria terra che abitava ben prima delle
tribù israelite; e Israele, quando invoca la storia recente e il senso di colpa
per la Shoah, dovrebbe fare i conti con la propria storia rimossa delle
origini, una storia a sua volta di invasione e di oppressione anche religiosa.
Ora, la storia dovrebbe indurci a umili e più miti consigli. Ma l’odio e i
desideri incrociati di vendetta sedimentatisi nel tempo accecano gli uomini. Occorre
quindi una salda forza di interposizione internazionale che li divida.
Dopodiché riportare alla memoria 3000 anni di storia, avrà un senso, se le
donne in primis saranno liberate, e si lascerà loro l’opera di mediazione per
costruire un percorso di pace tra i popoli, affinché possano condividere
pacificamente un territorio comune nel rispetto delle proprie identità
culturali e religiose.
Heide
Göttner Abendroth
Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato.
Asia
occidentale e Europa
Mimesis, Milano, 2023
pagg 583 euro 28