IL PERCHÉ DI UNA
COLLEZIONE
di Vittorio Peruzzi

Vittorio Peruzzi
La Collezione Peruzzi
La passione per l’arte figurativa è un elemento presente in me fin da
bambino: mi ricordo vividamente le prime visite agli Uffizi, accompagnato da
mio padre o da mio nonno (da Milano ci recavamo periodicamente a Firenze per
far visita a mio nonno), e il quadro che più mi colpiva, La battaglia di San
Romano di Paolo Uccello, con la potenza dei suoi cavalli colorati
protagonisti della tavola degli Uffizi. I libri d’arte rinascimentale che mio
padre riceveva come strenne natalizie venivano continuamente sfogliati per
ammirarne le immagini e hanno accompagnato le classiche letture da bambino. Le biografie e gli sceneggiati televisivi sulla vita contrastata dei
grandi pittori creavano in me adolescente l’immagine romantica e suggestiva
dell’artista eroe.


Paolo Uccello
La battaglia di San Romano
Il primo impatto emozionante e coinvolgente con
l’arte moderna mi ricordo avvenne da ragazzino guardando sulla rivista Pirelli
il servizio fotografico su Lucio Fontana al lavoro nel suo studio di Corso
Monforte realizzato da Ugo Mulas nel 1964: quell’omino con i baffetti, vestito
da impiegato, assorto davanti alla grande tela bianca che veniva poi squartata
con un unico gesto deciso mi colpì enormemente nella sua sintesi totalizzante e
definitiva. La tempesta del 1968 e la classica tempesta
ormonale hanno presieduto le mie passioni per qualche anno. Gli studi e la laurea in ingegneria, uniti
all’impegno politico, la mia futura moglie, i viaggi con la visita dei musei
d’arte (il Beaubourg), una mostra di grafiche di Baj al Castello Sforzesco, la
mia prima casa e i primi risicati stipendi, una grande mostra alla Permanente
di stampe originali di grandi artisti, hanno segnato la mia maturazione
personale e l’orientarsi della mia passione per l’arte figurativa verso la
consapevolezza di potersi completare anche nel possesso, e non solo nella
visione di mostre e musei, permettendomi di poter vivere nella mia casa
circondato di belle cose.

La battaglia di San Romano

Beaubourg
La scelta di collezionare opere multiple è stata
determinata, molto banalmente, dalle mie disponibilità economiche:
l’impossibilità di collezionare opere uniche di grandi artisti. Certo,
l’alternativa avrebbe potuto essere quella di dedicarmi ai giovani artisti,
oppure di comperare nel tempo due o tre pezzi unici, piccoli, molto
piccoli, di qualche grande artista. Il desiderio di poter avere in casa le
opere di artisti internazionalmente riconosciuti (i miei eroi adolescenziali)
che mi emozionassero e il piacere di poter acquistare con continuità,
frequentando le aste, le gallerie, i mercanti e altri collezionisti, maturando
i miei gusti e orientando le mie scelte per sviluppare un progetto organico di
collezione, hanno determinato la decisione di dedicarmi alle opere
moltiplicate.


Opera di Alberto Burri
Quando ho iniziato a acquistare, alla fine degli
anni 70, le mie scelte erano molto eclettiche e legate, principalmente, al
mio gusto del momento e all’occasione che mi si presentava. Lo sviluppare il
mio progetto di collezione sugli artisti italiani informali, poveri e
concettuali, selezionando le loro opere di maggior qualità, è stata una
decisione maturata nel tempo e legata alla mia crescita culturale e
all’evoluzione del mio gusto sviluppatisi con la frequentazione dei
maggiori musei d’arte moderna e contemporanea del mondo (sia per lavoro che per
diletto viaggio molto), delle gallerie e delle mostre, con lo studio,
unitamente al desiderio di contribuire, seppur modestamente, a valorizzare la
nostra arte moderna e contemporanea più significativa.


Opera di Jannis Kounellis
Gli artisti sono selezionati sulla base della loro
effettiva riconoscibilità internazionale e dell’organicità all’area di
appartenenza, in modo da soddisfare il progetto di collezione che sto cercando
di realizzare: rappresentare in modo esaustivo i movimenti e gli artisti
italiani che si pongono ai massimi livelli per originalità e capacità
propositiva rispetto al panorama delle avanguardie internazionali della seconda
metà del Novecento. Certo, la scelta è inevitabilmente connotata di caratteri
soggettivi: per esempio, mancano dalla Collezione movimenti e artisti
importanti, come quelli della Scuola Romana e, soprattutto, della
Transavanguardia, che non amo e ritengo sopravvalutati. Altrettanto, non tutti
gli artisti presenti in Collezione hanno il riconoscimento internazionale di
Fontana, Burri, Manzoni, Boetti, Merz, Kounellis, Pistoletto, Paolini,
Cattelan, ma sono in ogni caso tra i maggiori artisti del nostro secondo
Novecento. Altre volte, la poesia di un’opera è tale da farmi soprassedere al
rigore del progetto.


Opera di Lucio Fontana
La scelta dei lavori da acquistare dipende dalla
produzione dell’artista: ci sono artisti che hanno realizzato un vasto numero
di opere e altri che si sono dedicati poco all’arte moltiplicata. In ogni caso,
cerco di selezionare i migliori risultati raggiunti dall’autore, privilegiando
quelli ove la tecnica esecutiva ha introdotto elementi di novità rispetto ai
tradizionali modi della stampa originale: per esempio, l’acquaforte
“Cretto Bianco”, l’acquaforte “Combustione 1963-64” e la litografia
acquaforte “Grande Nero 1970” di Burri, il decoupage in alluminio e
cartone rosso con buchi e l’acquaforte nera con buchi del 1963 di Fontana,
la grande acquaforte acquatinta “Controcanto” e l’acquaforte acquatinta
“L’isola di Cleopatra” di Afro, il bronzo “Legame” di Andrea Cascella, le
tre litografie del “Trittico” e il multiplo con giornali, ferro e carbone
di Kounellis, le due litografie sovrapposte e incorniciate in ferro e le
14 litografie dell’erbario di Merz, le 33 litografie “33 Erbe” di Penone,
le 11 serigrafie “Leggere” di Anselmo, il gesso e carta appallottolata “Una
scultura” di Parmigiani, il feltro ricamato “Il Bel Paese, 1994” di Cattelan
sono sicuramente le opere più valide e rappresentative di questi artisti
nella loro produzione di opere moltiplicate.
Un elemento rimane comunque essenziale per la
scelta: l’opera mi deve piacere e, soprattutto, emozionare altrimenti, a
dispetto della sua particolarità, rappresentatività dell’artista, tecnica
esecutiva innovativa, rarità, fama, conservazione, buon prezzo, non la
acquisto. Questo perché, al fondo, al di là del progetto di collezione, io
acquisto opere d’arte per vedermi circondato da cose che mi piacciono e
continuamente mi suggestionano.

Opera di Michelangelo Pistoletto
La validità di un’opera moltiplicata, a prescindere
dalla sua bellezza e dalla emozione che suscita, risiede nella sua capacità di
rappresentare l’autore e non nella tecnica di stampa utilizzata. Una stampa
fotolitografica (eresia!) con interventi litografici e di collage come,
per esempio, “Ettore tu sei riflessivo e prudente al pari di Zeus: ascolta” di
Kounellis è sicuramente un’opera originale valida e rappresentativa dell’arte
del suo autore al pari di una acquaforte di Morandi. Esistono ormai
moltissime tecniche esecutive, soprattutto nelle stampe degli artisti informali
(basti pensare alle combustioni di Burri o a certe opere di Tapies), che ha
sempre meno senso applicare la tradizionale scala di valore della stampa
originale che poneva al primo posto l’acquaforte e a seguire, in ordine di
valore, la litografia, la xilografia, la serigrafia, con le loro varianti in
relazione al materiale della matrice, unitamente al numero di fogli
stampati, per giudicare la validità di una stampa originale. Per i
multipli, poi, non esiste, ovviamente, alcuna caratterizzazione per un
riferimento di valori. Sicuramente, invece, la tecnica di esecuzione, il
numero di esemplari dell’edizione, la catalogazione e la riproduzione
su libri, lo stato dell’opera influiscono in maniera sostanziale sul
suo valore commerciale, unitamente, come ovvio, al mercato
dell’autore.

