MINIMA
IMMORALIA
di Angelo Gaccione
Né uno né due
“Noi ebrei abbiamo il dovere di mettere a disposizione
del mondo la nostra triste esperienza plurimillenaria e, fedeli alle tradizioni
dei nostri padri, diventare i soldati della lotta per la pace, insieme agli elementi
più nobili di ogni ambito culturale e religioso. Se siamo incapaci di arrivare
a un’onesta collaborazione e a patti onesti con gli arabi, significa che non
abbiamo imparato nulla dai nostri duemila anni di sofferenze e ci meritiamo
tutto quello che ci succederà. Preferirei un accordo ragionevole con gli arabi
sulla base di una convivenza pacifica, che non la creazione di uno Stato
ebraico.
Per come concepisco
l’essenza del giudaismo rifuggo dall’idea di uno Stato ebraico completo di
frontiere, di esercito e di un qualche potere temporale. Il ritorno a una
nazione nel senso politico della parola significherebbe allontanarsi dalla
spiritualità che il genio dei nostri profeti ha infuso nel nostro popolo. Spero
che poco alla volta verranno stabilite delle relazioni con il popolo arabo
basate su una fruttuosa collaborazione sul rispetto e sulla fiducia reciproci.
Questo infatti è l’unico mezzo attraverso il quale i due popoli possono
raggiungere la vera indipendenza dal mondo esterno. L’atteggiamento che il
popolo ebraico terrà verso il popolo arabo darà la vera misura dei suoi criteri
morali.”
*
Il brano che avete appena
letto è di Albert Einstein. Ve lo propongo perché dopo il mio scritto di
mercoledì 1° novembre su “Odissea” sotto il titolo “Crimini di guerra” più di
uno si è stupito del fatto che io abbia espresso aperta contrarietà alla
creazione di “due stati per due popoli” riguardo alla questione
israelo-palestinese. Non conoscevo questo brano di Einstein, mi è stato mandato
dalla poetessa e designer Patrizia Gioia dopo aver letto il mio scritto. Come
potete vedere, già lo stesso Einstein rifuggiva dall’idea della creazione di
uno Stato ebraico munito di frontiere ed eserciti, prevedendo con saggezza,
quella che i ciechi politici e diplomatici non hanno mai voluto vedere. Se
considerate ingenuo e visionario Einstein, a maggior ragione lo sono io,
ingenuo e visionario. Ma i danni non li ha prodotti l’ingenua visionarietà di
Einstein, li ha prodotti la cecità realistica dei fanatici adoratori di
Stati, eserciti, confini e apparati di morte. Tutta zavorra di cui ci si dovrà
disfare, se vogliamo proteggere la convivenza, e dunque la vita.
Né uno né due