UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

giovedì 11 dicembre 2025

APPELLO PER LO SCIOPERO GENERALE
12 Dicembre 2025



Questo nostro appello per la piena riuscita dello sciopero generale si colloca nei giorni del ricordo della strage fascista del 12 dicembre in Piazza Fontana a Milano. Si tratta di un richiamo non secondario: in quel giorno iniziò un periodo di terrorismo nero attraverso il quale si provò a fermare il movimento operaio sulla strada delle sue conquiste di diritti nell'affermazione della propria dignità e del proprio ruolo storico. Un passaggio d'epoca che non può essere dimenticato. Oggi lo sciopero generale indetto dalla CGIL per il 12 dicembre 2025 aveva, come oggetto immediato, al momento della sua proclamazione, l'iniqua manovra finanziaria che il governo della destra sta preparando allo scopo di accrescere le disuguaglianze economiche e il disagio sociale. Di questi tempi i fatti corrono più velocemente delle intenzioni e oggi ci troviamo di fronte ad una azione di lotta che sta assumendo caratteri di vera e propria difesa della democrazia: questo elemento ci è stato indicato con chiarezza dall'attacco “fisico” rivolto ai siderurgici genovesi in lotta per la difesa del posto di lavoro. Un attacco accompagnato dal tentativo di imporre alla Città medaglia d'oro della Resistenza protagonista della cacciata dei fascisti nel luglio'60 il ritorno alla "zona rossa" di memoria (tragica) del G8 2001. Per questi motivi molto precisi la CGIL va sostenuta e considerata quale vero punto di riferimento in questo suo tentativo di promuovere una opposizione e una resistenza sacrosantemente motivata dal punto di vista del movimento dei lavoratori. Non si può dimenticare in questo momento la gravità della situazione internazionale, il vero e proprio mutamento di paradigma in atto nel quadro di relazioni, il pericolo costante di guerra cui è necessario rispondere proclamando con chiarezza il nostro ideale di Pace.


 
I soggetti promotori e divulgatori di cultura politica che sottoscrivono questo documento avevano già risposto positivamente a precedenti iniziative sui temi della pace e della stessa manovra finanziaria.
Con la sottoscrizione di questo documento si intende così testimoniare concretamente l'esistenza di un tessuto insieme culturale e politico che attraversa il Paese richiamando ruolo e funzioni di una rappresentanza della sinistra storica sia rispetto ai temi cruciali dell'economia e del lavoro sia della difesa e dello sviluppo della democrazia repubblicana.



Prime Adesioni
 
Associazione per il rinnovamento della sinistra - Roma
Comitato per la difesa della Costituzione - Roma
Socialisti in Movimento - Milano
Centro di Riforma dello Stato - Roma
Associazione Laudato Si'- Milano
Associazione Articolo 21 per la libertà d'informazione - Roma
Rivista Socialista "Critica Sociale" - Milano
Associazione "Scuola e Costituzione" - Genova
Circolo "Calogero-Capitini" - Genova
Circolo Pertini - Sarzana
Associazione "Il rosso non è il Nero" - Savona
Blog politico "Ancora Fischia il Vento" - Rimini
Blog politico "La sinistra quotidiana" - Savona
Blog di cultura e riflessione "Odissea" - Milano
Associazione culturale "Mediterranea"- La Spezia
Unione Donne Italiane - Savona
Giornale socialista "Il Lavoro" - Salerno
Socialismo 1892 - Lecce
Biblioteca Popolare Bubbio - Asti
Sezione ANPI - Sassello - Savona
Quotidiano online "La nuova Savona" - Savona
Casa dei Circoli, culture e popoli Ceriale - Savona
ATTAC - Savona
Comitato Savonese Acqua Bene Comune - Savona
Associazione Culturale Officine Lavagnesi - Lavagna (GE)

LA PERDITA DI A-PLOMB
di Luigi Mazzella


 
Il termine a-plomb è nato in sartoria, ma si è espanso, aperto, allargato. Oggi, quindi, se si dice che la Meloni ha perso il suo a-plomb di Presidente del Consiglio di una Nazione importante, il riferimento non è ai suoi abiti troppo ampi per cadere a piombo, ma alla dirittura, alla disinvoltura, alla “classe” che normalmente si richiedono ai vertici politici di uno Stato. La “pulzella della Garbatella” dà l’impressione di voler nascondere l’ascia di guerra forse troppo frettolosamente impugnata per “corrispondere” (in qualche modo) all’attenzione riservatale da Joe Biden (Democratico americano, di cui avrebbe fatto bene a diffidare), abbraccia uno Zelensky sempre più smarrito e pateticamente sconsolato, si limita a dire frasi di circostanza e spesso contraddittorie quando incontra i Governanti di Francia, di Germania e d’Inghilterra (e ciò, per non essere inclusa dai media tra i “volenterosi della guerra”), intuisce la diffidenza (più che giustificata) di Donald Trump (che pur le aveva dato, inizialmente, un certo credito) e avverte addirittura il disprezzo di un leader, “ex amico”, come Viktor Orban. Tutto ciò rende la Presidente sempre più iraconda ed angosciata: inveisce, graduando i toni, anche contro le altre pulzelle d’Europa (Schlein, Von der Leyen, Kallas, Metsola) che pure sono munite, come lei, di ascia di guerra e sono nella sua stessa barca, ugualmente orientata alla pugna; se la prende con i suoi “camerati” che combinano guai a iosa e danno prova di politica sconsideratezza, vede nemici e complotti contro di lei; non sopporta i giornalisti sia della carta stampata sia della radiotelevisione; si innervosisce persino per gli attacchi sui social. La sua rabbia ne farebbe, per Sostakovic (la cui opera ha inaugurato la stagione lirica de “La Scala” di Milano) una Lady Macbeth del distretto periferico-urbanistico 11c (id est: Garbatella). In realtà, la Presidente appare sempre più sola. Le sono rimasti vicino Crosetto e Tajani, il secondo assillato dalle visioni filo putiniane di Berlusconi (come un’ombra di Banco, per passare al dramma shakespeariano) ogni volta che, impettito e soddisfatto lancia i suoi gridi di guerra. Pur non avendo ricambio, con la crescita progressiva delle astensioni, Meloni vede declinare il suo astro.
Eppure è consapevole di non avere rivali neppure nella sua coalizione, avendo la Lega di Matteo Salvini il triste destino di doversi dividere:
a) tra il mite e occhialuto Giorgetti e il pugnace Vannacci, “petto in fuori, pancia in dentro”;
b) tra la cura meticolosa dei risparmi Italiani e il loro destino obbligato alla guerra a sostegno di Zelensky;
c)  tra il modernismo ripetutamente dichiarato e le battaglie personali dell’antiquato generale contri gli anomali del sesso sacramentato e benedetto;
d) tra i riti pagani alle sorgenti del Po e le croci e i “santini” che il leader politico, personalmente spesso esibisce nei comizi.
Con gli avversari e gli alleati che si ritrova, la solitudine della Presidente è senza rimedio. Non è difficile immaginare che se a votarsi resterà da sola con pochi intimi, la vedremo come in un film di molti decenni fa, ballare in riva al mare mentre si avvoltola nei suoi abiti. E gli Italiani? Naufraghi, nuoteranno disperatamente tra onde sempre più minacciose e scure. 

 

LA GUERRA IBRIDA  
di Alessandro Pascolini - Università di Padova


 
Il recente "non paper" del ministro della difesa Guido Crosetto "il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva" ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica italiana sulle nuove forme di guerra cui l'Italia è esposta, assieme agli altri paesi europei e della NATO. Il documento definisce come minaccia ibrida "azioni coordinate in più domini condotte da attori statuali e non-statuali, al di sotto della soglia del conflitto armato e spesso non attribuibili, mirate a danneggiare, destabilizzare o indebolire".
In particolare, la minaccia ibrida in Italia comprende "vulnerabilità in energia, infrastrutture critiche ed ecosistema politico-sociale", mediante azioni cibernetiche ("minacce quotidiane sotto soglia alla pubblica amministrazione, sanità, energia, manifattura"),"disinformazione e interferenza nei processi elettorali; coercizione geo-economica; choke points logistici (Mar Rosso/Suez-Bab el-Mandeb); dimensione militare 'grigia' (sconfinamenti e posture coercitive, mercenari/contractors, esercitazioni provocatorie, disturbi alla navigazione)". Gli attori principali di tali minacce sono individuati in Russia, Cina, Corea del Nord e Iran.



Va notato che non esiste una definizione comune del concetto di guerra ibrida da un punto di vista accademico, storico o giuridico, ma sono state proposte varie interpretazioni da parte di teorici militari, esperti di politica e istituzioni internazionali; ciò riflette la complessità della sua natura ed evoluzione. Sostanzialmente, la guerra ibrida differisce dalla guerra tradizionale perché si estende oltre il campo di battaglia fisico. Le azioni ibride, per raggiungere obettivi politici, impiegano in modo coordinato e sincronizzato sia strumenti militari che cibernetici e mediatici moderni.  
L'ambiguità è una caratteristica chiave ed elemento distintivo della guerra ibrida data la natura spesso non attribuibile di attività clandestine. Fornisce la capacità di colpire un avversario con molteplici elementi sincronizzati costringendolo in uno stato di impasse cognitivo riguardo alle intenzioni politiche, strategiche e tattiche dell'attaccante.


 
Evoluzione del concetto
Il concetto si è sviluppato ed espanso a tre differenti livelli: il primo riguarda operazioni sul campo di battaglia, il secondo aggiunge ai combattimenti attività nell'ambito comunicativo e cibernetico, il terzo comprende una varietà di azioni tutte assolutamente incruente.
La prima comparsa del termine 'guerra ibrida' (hybrid warfare) viene accreditata al 1998; il concetto è  ripreso nel 2002, in uno studio della guerra russo-cecena, con riferimento all'impegno simultaneo e coordinato di forze militari convenzionali e irregolari (guerriglieri, ribelli, criminali e terroristi).
Da un punto di vista storico, in questi termini il fenomeno della guerra ibrida non è nuovo; si  rintraccia negli scritti di Sun Tzu e di Tucidide (entrambi del V secolo aC). Nella storia più recente, eserciti imponenti come la Grande Armée di Napoleone, la Wehrmacht di Hitler e le forze  francesi, prima, e americane, poi, in Viet Nam trovarono gravi difficoltà nell'affrontare eserciti convenzionali supportati da combattenti irregolari.
A livello tattico, in molti di questi conflitti, le varie componenti hanno operato in teatri diversi o in formazioni distintamente separate, con le forze irregolari impiegate per operazioni secondarie rispetto alle forze convenzionali. Nelle guerre ibride del XXI secolo, i  diversi elementi sono fusi in una stessa forza operante sul medesimo campo di battaglia.
Eventi del 2014 in Medio-oriente e in Ucraina hanno ridefinito radicalmente il quadro concettuale della guerra ibrida sia sul piano teorico che su quello pratico, ampliando il quadro delle operazioni ibride dai campi di battalia a un ampio spettro di azioni, in particolare nel dominio informativo.  Alle articolate modalità ibride del coinvolgimento dell'Iran nella guerra civile siriana si aggiunse, con la conquista di Mosul, l'emergere dello Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (Daesh) con le sue capacità economiche, informatiche, informative e l'efficace propaganda per un significativo proselitismo in vari paesi.



Sempre dal 2014, la Russia ha impiegato l’uso simultaneo di misure politiche, tecnologiche e militari per raggiungere i propri obiettivi in Ucraina, in piena ambiguità. Una serie di proteste e disordini politici nell’Ucraina orientale e in Crimea fu rapidamente e segretamente sfruttata dalla Russia per ottenere consenso alle successive azioni politiche e militari. Forze speciali (spetznaz) infiltrate addestrarono milizie locali, al fine di generare una situazione favorevole a un attacco convenzionale. La guerra condotta dai separatisti a Donetsk, nel Donbass e in Crimea è stata portata avanti tramite una combinazione di asset militari regolari e irregolari e il lancio di attacchi informatici a confondere gli osservatori locali e internazionali.
Numerosi accademici e centri di ricerca si sono impegnati ad analizzare e comprendere questo secondo livello di guerra ibrida, con una vasta produzione di documenti e pubblicazioni. La NATO ha preso le minacce ibride più seriamente, e nel 2015 ha dichiarato di voler sviluppare una strategia efficace per contrastare questa forma bellica, che "comporta un'interazione o fusione di mezzi convenzionali e non convenzionali come strumenti di forza e mezzi di sovversione. Le minacce ibride combinano mezzi militari e non militari, nonché mezzi palesi e occulti, tra cui disinformazione, attacchi informatici, pressione economica, dispiegamento di gruppi armati irregolari e uso di forze regolari. I metodi ibridi vengono utilizzati per confondere i confini tra guerra e pace e per tentare di seminare dubbi nelle menti delle popolazioni bersaglio. Mirano a destabilizzare e minare le società".  
L'attenzione di ricercatori e analisti nel campo delle minacce ibride si andò spostando in modo crescente dagli aspetti militari alle operazioni di informazione e cognitive. Operazioni strategiche di informazione mirano a plasmare le narrative politiche nei paesi bersaglio, utilizzando programmi radio e televisivi mirati, finanziamento di think tank per promuovere le opinioni degli attaccanti, impiego di troll, bot e fabbriche di notizie false in Internet. L'obiettivo principale è quello di intorbidire le acque, degradare l'informazione e gettare dubbi sulle verità oggettive per accreditare le posizioni e le narrazioni del paese attaccante. 



Ancora più preoccupanti risultano vere operazioni cognitive, atte a modellare le visioni del mondo, gli interessi e i sistemi di valori delle persone, trasformando la sfera cognitiva dei gruppi obiettivo. Un attacco cognitivo mira a trasformare la percezione della realtà e il processo decisionale delle singole persone e della coscienza collettiva. Esso sfrutta lo stress emotivo per ridurre la capacità di pensiero razionale delle vittime dell’attacco e guidarle verso le condizioni cognitive desiderate dall'avversario attaccanteSi parla addirittura di 'colonizzazione digitale' qualora si raggiunga il controllo cognitivo di una porzione significativa della società attaccata dentro e attraverso il cyberspazio mediante l’uso delle moderne tecnologie dell’informazione, dei social media e degli strumenti di intelligenza artificiale. La colonizzazione digitale mira a gestire le visioni del mondo, gli interessi e i valori delle persone, a differenza della conquista e colonizzazione di un territorio o dell’economia di uno statoLa crescente attenzione agli aspetti incruenti della guerra ibrida ha portato alla presente fase del concetto, in cui il confronto ibrido non contempla necessariamente scontri armati. A livello europeo, il Centro europeo di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride (Hybrid CoE), creato a Helsinki, propone la definizione: "le minacce o campagne ibride descrivono azioni coordinate e sincronizzate che prendono deliberatamente di mira le vulnerabilità sistemiche delle istituzioni democratiche utilizzando un'ampia gamma di mezzi, mirando a influenzare diversi processi decisionali a livello locale, regionale, statale o istituzionale, per promuovere gli obiettivi strategici dell'agente e danneggiando l'obiettivo". Anche il 'rapporto Niinistö' sulla "preparazione europea nella risposta civile e militare alle crisi", pubblicato nel novembre 2024, nel capitolo "Superare in astuzia gli attori malevoli per scoraggiare gli attacchi ibridi", affronta "le campagne ibride malevole progettate per destabilizzare, indebolire e dividere l'Unione europea (UE) e i suoi Stati membri, utilizzando – in modo coordinato – una combinazione di attività coercitive e sovversive, con metodi convenzionali e non convenzionali, pur rimanendo al di sotto della soglia di una guerra convenzionale aperta".


 
Un concetto sdruccioloso
Il rapporto Niinistö ritiene che "l'UE e i suoi Stati membri sono attualmente bersaglio di una campagna ibrida che coinvolge sabotaggio, attacchi informatici, coercizione economica, il disturbo e la falsificazione di segnali satellitari, la strumentalizzazione dei migranti, la manipolazione e l'interferenza straniera delle informazioni, così come l'infiltrazione politica." A fronte dell'esistenza concreta dell'aggressione ibrida, si propone di rafforzare la capacità dell'UE di "deterrenza attraverso la punizione", mediante "contromisure per colpire l'attore della minaccia con crescente precisione. L'UE dovrebbe segnalare chiaramente agli autori di minacce ibride che non potranno più sfuggire alle conseguenze delle loro attività dannose".
Il rapporto Niinistö evita accuratamente il termine 'hybrid war' e nella letteratura in inglese si distingue fra 'hybrid war' – attuale guerra ibrida, come per esempio in Ucraina, e 'hybrid warfare' – modalità ibrida di conduzione di un conflitto, la quale può essere anche solo potenziale, ma in italiano entrambi i termini vengono tradotti come 'guerra ibrida', non avendo gli studiosi e strateghi italiani sentito la necessità di distinguere i due aspetti con termini specifici.  
Così il 'non paper' del ministro della difesa italiano conclude con la chiara affermazione: "È in atto una guerra continua che ci minaccia senza sosta, giorno e notte. Gli obiettivi sono le nostre infrastrutture critiche, i centri decisionali, i servizi essenziali, le strutture commerciali, le nostre industrie, le catene di approvvigionamento, il patrimonio cognitivo delle nostre popolazioni, e, in ultima analisi, la tenuta complessiva del Paese. È una guerra combattuta con 'bombe' meno visibili di quelle fisiche, ma che cadono incessantemente, producendo danni che, se guardiamo le tendenze e se non cambiamo l’approccio, potremmo non essere in gradodi contenere." 
L'uso del termine 'guerra' senza attributi limitativi vuole chiaramente trasmettere un senso di estrema gravità, generare nelle istituzioni e nella popolazione un clima di tensione e di preparazione a privilegiare la 'difesa' rispetto agli altri obiettivi sociali, accettando un aumento di finanziamenti al settore militare, un aumento delle forze armate ('la leva volontaria'?) e la creazione di nuove unità, "un’Arma Cyber adeguatamente dimensionata e capace di operare senza soluzione di continuità" e "un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida dotato di comando e controllo per contrastare le azioni ostili nel campo della guerra cognitiva".
Un aspetto ancora più delicato della denuncia dello stato di 'guerra' è l'estensione dello spettro di opzioni che ci si riserva per reazioni 'punitive' di attacchi ibridi incruenti. Contromisure e punizioni potranno venir interpretate come un escalation del confronto, ad aggravare il livello dello scontro in una dinamica sempre più difficile da mantenere esente dal coinvolgimento militare.
 

 

 

 

 

 

  

GALLERIA BATTAGLIA
Con Russo e Prati. 






mercoledì 10 dicembre 2025

OSPEDALE NIGUARDA
La Sanità non si imprigiona.





IL GOVERNO DELLA GUERRA


 
Il 12 dicembre (56° anniversario della strage di Stato di piazza Fontana) si terrà uno sciopero generale indetto dalla CGIL per “modificare la manovra di bilancio 2026” presentata dal governo Meloni. Questa manovra in realtà è fatta su misura per i padroni, le banche, i mercanti di cannoni, e ricade interamente sulle spalle delle classi lavoratrici. Si restituisce poco o nulla ai salari dei lavoratori falcidiati dall’inflazione e sul piano fiscale. Si continua a tagliare sulla sanità pubblica. Si aumenta l’età pensionabile. Nulla per la scuola, nulla per il diritto alla casa, nulla per l’ambiente. La sola spesa ad aumentare è quella militare: 23 miliardi nei prossimi tre anni. Arriveranno in breve al 5% del PIL come imposto da NATO e UE. Risorse che vengono sottratte alle spese sociali per essere dirottate su una politica di guerra e aggressioni ai popoli, come quello palestinese. Il governo Meloni da quasi tre anni a questa parte non ha approvato misure per fermare l’ondata di cassa integrazione e licenziamenti, mentre da quasi tre anni continua a calare la produzione industriale e l’economia è in stagnazione. Il suo obiettivo, mentre prosegue con una cinica demagogia sociale, è paralizzare, dividere e sconfiggere il movimento operaio e sindacale, provocando e attaccando le mobilitazioni a difesa dell’occupazione e delle libertà democratiche.
In questo scenario, vanno messe al centro dello sciopero generale del 12 dicembre le rivendicazioni urgenti e vitali dei lavoratori sfruttati e oppressi:
Nessuna fabbrica deve essere chiusa! Nessun posto di lavoro deve essere perso! Forti aumenti di salario! Fondi per la sanità e la sicurezza dei lavoratori, scuola, pensioni, casa, tutela dell’ambiente! Rifiuto delle spese militari, forte tassazione del capitale, dei ricchi e dei parassiti.
Convergiamo in massa su questa scadenza trasformandola in una giornata di lotta di classe contro l’offensiva padronale e governativa, per mettere fine alla politica di austerità, reazione e guerra, per battere nelle fabbriche e nelle piazze il governo Meloni. I tempi duri impongono lotte dure, come quelle praticate dagli operai nei giorni scorsi a Genova, per ottenere miglioramenti temporanei. L’unità va conseguita sul terreno della lotta per la difesa degli interessi economici e politici della classe operaia, contro lo sfruttamento e le misure antioperaie, il militarismo e la fascistizzazione, contro la guerra imperialista. Basta con la politica di divisione e di collaborazione con la borghesia! Non ci può essere progresso, giustizia sociale e pace nel capitalismo giunto al suo ultimo stadio. Solo l’unità d’azione della classe operaia e delle masse oppresse in un solo fronte contro questo barbaro sistema può sconfiggere la reazione e portare il necessario cambiamento rivoluzionario. Chiamiamo i migliori elementi del proletariato a rompere con l’opportunismo, a stringere contatti e unirsi nel lavoro di ricostruzione del partito comunista, strumento indispensabile per dirigere la lotta politica nella prospettiva dell’abbattimento del capitalismo e della costruzione della società dei lavoratori: il socialismo!
Organizzazione per il partito comunista del proletariato

GLI INTOCCABILI




PER ALICE ED ELLEN KESSLER
di Antje Stehn



L’inverno è sincero
alberi e cespugli
mostrano le radiografie
delle loro ossa travagliate
la pioggia cade nella pioggia
la neve sulla neve
la scala a chiocciola
si ferma all’ultimo piano
 
due betulle, gemelle albine
identiche con identità diverse
camminano mano nella mano
sincronizzate
l’una con l’altra
 
con cura scelgono la data
per l’infusione letale
morire insieme, come nate
le ceneri raccolte in un’unica urna
e ancora nessuno saprà chi è chi
 
ogni inverno
quando il gelo entra lento nelle vene
una betulla un attimo trema
e l’altra la segue -


[Novembre 2025]

Privacy Policy