UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

mercoledì 3 dicembre 2025

FRANCO MANZONI A RADIO NACIONAL



Domenica 7 dicembre 2025 ore 13 
https://www.radionacional.com.ar/reproductor/reproductor_lt14_n.php


COMUNICATO STAMPA
Convegno Pordenone 8 -12 - 2025



Associazioni e singoli firmatari delle denunce alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia e alla Procura presso il Tribunale di Pordenone, depositate il 23 ottobre per accertare la presenza di ordigni nucleari presso le basi militari di Ghedi e di Aviano, organizzano per l’8 dicembre 2025 a Pordenone il convegno: “Aviano e le bombe, iniziative giuridiche e impegno sociale. Dal genocidio in Palestina all’olocausto nucleare”, presso la Sala congressi Hotel Minerva, Via Bertossi n° 22, dalle ore 09.30 alle 17.30 (con pausa pranzo dalle 12.30 alle 13.40).
La presenza in queste aerobasi delle nuove bombe termonucleari B61-12 sono state anche autorevolmente confermate da Hans Kristensen direttore del FAS Federation of American Scientists, nella intervista a Stefania Maurizi riportata su ‘il Fatto Quotidiano’ dell’8 marzo 2025 “Piano Riarmo, gli Usa hanno già inviato all’Italia le nuove atomiche”. Le denunce chiedono ai giudici di verificare eventuali responsabilità penali per importazione e detenzione di materiale esplosivo o armi nucleari in violazione della normativa nazionale e internazionale (in particolare L.185/1990 e del Trattato di Non Proliferazione TNP, ratificato dall’Italia nel 1975). L’8 dicembre del 1987 Michail Gorbačëv e Ronald Reagan firmarono a Washington il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Force Treaty) che mise al bando gli Euromissili, che rischiano di essere ricollocati oggi, in configurazioni più avanzate e pericolose, a causa delle tensioni tra USA - NATO e Russia. In questo 37° anniversario che segna l’aumento ovunque di progetti nucleari e della spesa militare, il convegno sarà un’occasione di confronto transnazionale tra tecnici, scienziati, attivisti, giuristi, associazioni Premi Nobel per la Pace, saggisti, sui percorsi intrapresi - e da intraprendere - per prevenire future aree di sacrificio nucleare.
Contro il passato, il presente e - come detto da Robert Junk nel 1977 - “il futuro totalitario dei tecnocrati”, che propugnano la scelta della deterrenza per l’autodifesa degli Stati, minacciano e annullano la sopravvivenza dell’umanità e dell’ambiente, il convegno darà massima evidenza al primato del consenso democratico, della prospettiva umanitaria, del diritto internazionale e nazionale, dell’indipendenza dei giudici, laddove gli spazi della discrezionalità politica siano circoscritti da vincoli posti da norme precise. Grazie.
Elio Pagani




 

martedì 2 dicembre 2025

VOGLIA DI GUERRA DELL’EUROPA E DELLA NATO



Anche queste dichiarazioni che disonorano la Marina Italiana, contribuiscono alla comprensione della natura della NATO: una sovrastruttura militare con ambizioni geopolitiche, un mostro ermafrodito, né militare, né politico, che pretende di imporre la propria non-strategia a governi che hanno rinunciato ad avere una strategia politica, senza la quale non c’è strategia militare che tenga, come bene ha spiegato von Clausewitz, e come la disfatta delle potenti armate hitleriane ha dimostrato. Da ciò si deduce che lo scioglimento della NATO è condizione necessaria, sebbene non sufficiente, della rinascita europea. [Franco Continolo]


 
“L’Alleanza Nord Atlantica sta valutando la possibilità di attacchi preventivi in ​​risposta alle presunte azioni aggressive della Russia, ma ostacoli legali stanno complicando qualsiasi decisione, ha dichiarato al Financial Times l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato Militare della NATO.
Secondo Dragone, l’alleanza sta valutando un approccio più proattivo, potenzialmente in grado di agire preventivamente piuttosto che limitarsi a reagire. Ha aggiunto che la NATO potrebbe inquadrare tali attacchi come misure difensive. Tuttavia, l’ammiraglio ha riconosciuto che questo approccio va oltre le pratiche tradizionali della NATO. Ha spiegato che le sfide riguardano il quadro giuridico e la questione di quale entità all'interno dell'alleanza dovrebbe attuare tali azioni. In precedenza, l’ambasciatore russo in Belgio Denis Gonchar ha affermato che la NATO, ‘intimidendo la sua popolazione con i piani inesistenti del Cremlino di attaccare i paesi dell’alleanza’, aveva iniziato a prepararsi per una guerra di vasta portata con la Russia”.

 

IL PARTITO DEGLI ASTENSIONISTI
di Luigi Mazzella
 
  
Anche le votazioni regionali in Campania, in Puglia e in Veneto hanno confermato che, per ciò che riguarda l’astensione del voto elettorale, non siamo davanti a un fenomeno fisiologico né a un semplice sintomo temporaneo. Si tratta di un segnale profondo e strutturale che richiederebbe interventi immediati, se fosse agevole individuare e dire quali. In realtà nessuno a livello politico o mediatico sembra preoccuparsene. Non si precisa che per capire le ragioni di una massiccia non partecipazione consapevole al voto, va bandito, soprattutto, il rimedio dei pannicelli caldi e c’è chi inutilmente denuncia la mancanza di educazione civica o invoca una maggiore attenzione alle donne e alle periferie. Sondaggi non superficiali e inadeguati dimostrerebbero che proprio i più civicamente educati e amanti della pace e del quieto vivere civile si rifiutano di votare per chi, al governo o all’opposizione, appare invasato da furori bellici e farnetica di riarmo, di reintroduzione nel Paese del servizio militare, di sostegni economici a un regime politico corrotto e in odore di neo-nazismo e si collega alla cordata di un partito statunitense sconfitto alle elezioni politiche, pur facendo falsi e finti salamelecchi al vincitore. Di educazione politica adeguata a uno Stato libero e indipendente difettano proprio le forze politiche che al governo o all’opposizione si accontentano di racimolare i voti sempre in calo dei cittadini più irregimentati e meno capaci di individuare il cumulo di menzogne propagandistiche che un sistema mass mediatico, totalmente dipendente dal mondo finanziario e dell’industria degli armamenti, diffonde a piene mani. Di educazione civica difettano uomini e donne della politica che si battono per governare con minoranze esigue della popolazione (meno minoranze delle altre minoranze), contravvenendo alla unica logica degna di una democrazia, quella della necessità di avere almeno il 50+1 % dei voti per pretendere di governare un Paese. Di fronte a uomini e (purtroppo anche) a donne della politica che offrono un panorama così squallido e deprimente delle loro proposte, chi ha la sensibilità di un individuo libero e democratico con il suo “non-voto” resta una “vox clamans in deserto” anche se fa parte di una stragrande quantità di aventi diritto al voto che la pensano al suo stesso modo.

REGIONE LIGURIA: PROVE TECNICHE DI PREMIERATO
di Franco Astengo


 
L’istituto regionale a regime ordinario, le cui prime elezioni a suffragio universale si svolsero il 7 giugno 1970, ha mutato via via natura rispetto al progetto originario (evolvendosi o involvendosi) nel corso degli anni sia sul piano dei riferimenti costituzionali, sia di quelli di natura politica legati alle funzioni e al rapporto con il territorio. Un cambiamento posto anche in relazione al profondo modificarsi delle realtà urbane dal punto di vista sociale, economico e anche istituzionale: pensiamo a quanto sia cambiata la struttura istituzionale dei Comuni con l'elezione diretta del Sindaco e progressive modificazioni legate, come del resto per quel che riguarda proprio le Regioni, dalla modifica del titolo V della Costituzione. Non dimentichiamo il mutamento di funzioni delle Province (ridotte a ente di secondo grado) e il modificarsi delle antiche “municipalizzate” oggi “partecipate” a diritto privato e altri passaggi. Una potente spinta al cambiamento è venuta dalla trasformazione radicale del sistema dei partiti prima con l’ingresso nell’agone della Lega Nord portatrice di progetti prima secessionisti poi di macro-regioni, “devolution” e quant’altro cui lo schieramento di centro-sinistra (nato dal cambiamento della legge elettorale in senso maggioritario e della trasformazione dei partiti in soggetti personalistici e/o semplici comitati elettorali) aveva cercato di porgere appunto la blandizie (fallimentare) del cambiamento del titolo V della costituzione repubblicana (2001 - governo Amato - riforma confermata con referendum costituzionale). Egualmente non si è realizzata una modificazione di “status” al riguardo delle Regioni a Statuto Speciale verso le quali si sta esercitando un rapporto fondato anch’esso sulla dipendenza diretta dal Governo (ci sono casi di attualità che lo dimostrano come quello relativo alla A22) attraverso un meccanismo imperniato sul voto di scambio. Le Regioni si sono così trasformate da soggetti di riferimento e di coordinamento legislativo in enti di nomina e spesa. La Regione si è così trasformata in soggetto a forte vocazione clientelare a scapito della progettualità, come dimostra anche la storia della “questione morale” iniziata fin dagli anni ’80 e del proporsi come luogo di concentrazione di una distribuzione del consenso di natura squisitamente geopolitica e di aggregazione corporativa. Con il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale è stato realizzato un colpo decisivo al progetto originario della Regione “legislativa e coordinatrice”. Il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale ha rappresentato un vero e proprio punto di snodo verso il passaggio della Regione a soggetto di nomina e di spesa legato al clientelismo geo-politico Tutto questo è avvenuto perché nel contesto della regionalizzazione si sono accentuati i meccanismi del rapporto pubblico/privato (alla fine della fiera l’obiettivo della Lega era proprio quello di far sopravanzare il privato sul pubblico) con una assunzione di egemonia del cosiddetto “modello Lombardia” (prontamente adottato anche dalla Liguria a partire dai tempi nei quali non governava il centro-destra).



Adesso tra le mura della “Reggia” di Piazza De Ferrari si sta provando un ulteriore passaggio di natura politico-istituzionale: un vero e proprio esperimento di dimensione nazionale. “In Primis” è mutata la natura del mandato conferito al Presidente della Giunta (ormai trasformato dalla “vox populi” in “Governatore”). Nel caso dell’ex-sindaco di Genova Bucci il mandato è arrivato direttamente dalla signora Presidente del Consiglio (non tanto per fronteggiare l’emergenza Toti, ma per indirizzare diversamente la relazione Governo/Regione). Proprio alla signora Presidente del Consiglio il presidente della Regione Liguria deve rispondere direttamente, saltando l'eventuale intermediazione coalizionale (coalizione utilizzata molto banalmente soltanto per la distribuzione riguardante proprio il già citato “voto di scambio”). Da questo punto nasce una sperimentazione che riguarda l'accentramento di due settori di grande delicatezza: sanità e trasporto pubblico. Non si entra qui nel dettaglio delle due operazioni (ASL metropolitana e ASL unica per i territori con ridimensionamento di ALISA nella sanità dopo che questo modello è già stato dichiarato fallito da altre regioni dalle Marche alla Sardegna; acquisizione regionale della disastrata AMT di Genova per poi procedere con le ATP per formare un unico asset regionale) riservandoci di entrare meglio in seguito nel merito delle due delicate “questioni”. Basterà aggiungere che l’obiettivo di queste operazioni è quello di una trasformazione istituzionale in senso ancor più marcatamente presidenziale: in gangli delicati come la sanità e il trasporto pubblico si avrebbe prima di tutto una concentrazione di risorse in ambito metropolitano (laddove si situa il maggior numero di voti potenziali e dove, nel caso Liguria/Genova, sono emerse le maggiori difficoltà per il centro-destra in una condizione di forte astensionismo) e la costruzione di un sistema feudale dove, alla fine, l’assegnazione degli incarichi diretti ai diversi livelli risalirebbe sempre al Presidente eletto direttamente ( e investito, dopo la notte di preghiera nella Cappella Palatina, direttamente dall’Unto/a del Signore).


Bucci

Insomma: in Liguria si tentano prove tecniche di premierato in una chiave fortemente tecnocratica. Ciò avviene in una fase nella quale la semplificazione del rapporto politica/società allo scopo di fronteggiare la complessità dell’eccesso di domanda dovrebbe avvenire attraverso il “comando” (ben oltre il “taglio” previsto dallo schema luhmanniano, nell’esaltazione dell’autonomia del politico). La centralizzaz2one del potere sembra proprio essere la strada scelta per superare “de facto” la Costituzione Repubblicana partendo dai livelli decentrati di governo e provando a trasformare gli appuntamenti elettorali in “plebisciti”: operazione che non è fin qui riuscita pur con l’elezione diretta che si tende a rafforzare con un mix micidiale tra personalizzazione e centralismo.

VE LO DICO IN VERSI
di Marcello Campisani



Il ministro Nordio

Un po’ di manuale di diritto penale
 
Tre son gli elementi del reato
ch’hanno in comune lobiettività.
Uno soprattuto va indagato,
in quanto può rivelar lidentità
 
dellautore del fatto incriminato.
La condotta ha questa proprietà.
Levento è il fattaccio capitato.
Il nesso causale consequenzialità.
 
Compito del Ministro di giustizia
è di far funzionare gli apparati,
così da sanzionare la nequizia
con rapidi e giusti risultati.
 
Se, come fa il Nordio nazionale,
aumenta invece le disparità
in ogni far suo istituzionale,
fino a produrre nuove iniquità,
 
partecipa del mondo  criminale.
Va incriminato per complicità.
La sua condotta unidirezionale
ne comprova l'intenzionalità.
 
È diventato lecito arrestare
quello che protesta il suo dolore;
cosa che non si può subito fare,
ove si tratti d'uno spacciatore,
 
in quanto deve esser preavvertito
della richiesta desser arrestato,
chè più delinqui più sei garantito,
secondo il nuovo corso inaugurato.
 
Addirittura il bancarottiere
col corrotto e con il corruttore,
atteso il lor nobile mestiere,
mai patiranno simil disonore.
 
Nordio lha vietato espressamente:
giammai carcerazione preventiva
quando si agisce disonestamente,
ma solo per violenza o recidiva.
 
Nordio, della giustizia strafottente,
va litigando pur con padre Dante,
che insegna che massimo fetente
lo è il mentalmente lestofante.
 
Nordio, della giustizia, giustiziere,
dei delinquenti nume tutelare,
tende a tutelarne anche il forziere,
della perquisa facendo preavvisare.
 
Nordio, che è stato un magistrato,
per associazione per delinquere
deve quindi essere arrestato,
essendo capace di distinguere.
 
(Solo ai bei tempi dellipocrisia, 
facendo ministro un ingegnere,
potè celarsi la ribalderia
con l'incompetenza del mestiere)
 
Ma non è purtroppo sanzionabile
quella colpa sua più micidiale
desser stato tanto miserabile
da uccider, col diritto, la morale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATENEO LIBERTARIO




FERMARE L’ECONOMIA DI GUERRA




lunedì 1 dicembre 2025

L’ASSASSINIO DI KENNEDY
di Harrison Berger  


 
Chi considera Trump un’anomalia della democrazia americana ha buoni motivi, ma il problema è che la democrazia americana è da molto tempo in fase di regressione, e se si volesse identificare il momento in cui la retromarcia è stata innestata, il pensiero corre immediatamente all’assassino di Kennedy, un vero assassinio di stato che ha visto da allora apparati statali e media attivamente impegnati ad occultare le prove del complotto. Ora arrivano i primi documenti ufficiali, ma nessuno li legge, anzi lo sforzo della propaganda è di scoraggiare la lettura con l’asserzione che tali documenti non dicano niente di nuovo. Harrison Berger dell’American Conservative non è però dello stesso parere, e vede in essi non solo la prova del complotto, ma anche di un complotto in cui ha un ruolo centrale Israele. Non si tratta di una rivelazione: gli indizi in proposito esistono da tempo per chi voglia vedere. Tra questi c’è Ron Unz che ha raccolto in più riprese la documentazione resa pubblica da valorosi ricercatori, giungendo alla conclusione che il complotto ha visto l’attiva partecipazione dell’allora vice-presidente Johnson, un autentico criminale dunque, che in più occasioni ha dimostrato la propria vocazione, e la propria devozione a Israele. Ricordo come un esempio in proposito l’insabbiamento dell’attacco israeliano alla nave da ricognizione americana Liberty avvenuto al largo di Gaza l’8 giugno 1967, e costato la vita di decine di marinai americani - un insabbiamento che equivale ad alto tradimento. Potremmo dire che da allora il partito Democratico è il partito del “deep state”, e la conferma l’abbiamo da Berger che osserva come la propaganda volta a distrarre l'attenzione dai documenti resi pubblici da Trump sia orchestrata dai Democratici e dal NYT.              

[Franco Continolo]



Oscurato dalle recenti rivelazioni contenute nei file di Epstein, il 62° anniversario dell'assassinio del presidente John F. Kennedy è passato inosservato. Eppure, i nuovi documenti relativi a quell'omicidio ancora irrisolto - pubblicati solo di recente dall'amministrazione Trump - meritano un'attenzione ben maggiore di quella ricevuta dai media istituzionali. Dal momento in cui l'ultima serie di rivelazioni è emersa lo scorso marzo, il Partito Democratico e i suoi alleati nei media istituzionali hanno assunto il consueto ruolo di stenografi della CIA, ignorando - o addirittura rifiutandosi di esaminare - ciò che oltre 60.000 documenti rivelavano. Durante un'udienza alla Camera del 1° aprile, la deputata Jasmine Crockett (D-TX) - a dimostrazione della lealtà del Partito Democratico al “security state” degli Stati Uniti - ha insistito con sicurezza sul fatto che i file di JFK "non mostrano alcuna prova di una cospirazione della CIA" e si è lamentata del fatto che persino ascoltare le testimonianze di Oliver Stone, Jefferson Morley e Jim Di Eugenio equivalesse a "dare voce a teorie del complotto". Julian Barnes del New York Times ha fatto eco alla deputata democratica quasi parola per parola, annunciando in modo definitivo che "la CIA non ha ucciso JFK... Oswald ha agito da solo", nonostante l'enorme mole di documenti che nessun giornalista avrebbe potuto esaminare seriamente in così poco tempo. Le lettrici veloci Lalee Ibssa e Diana Paulsen di ABC News hanno parimenti affermato che, chiedendo al Congresso di riaprire le indagini sull'assassinio di Kennedy, il regista Oliver Stone stava "rilanciando teorie del complotto infondate". Ma nonostante l'insistenza dei Democratici e dei loro alleati mediatici, le rivelazioni dell'amministrazione Trump su JFK, insieme a una serie di documenti precedentemente pubblicati, suggeriscono in effetti una cospirazione della CIA. Disponiamo di un'ampia documentazione, tratta da documenti del Congresso non sigillati, che mostra chi ha lavorato duramente per insabbiare il fatto, tra cui un consorzio di funzionari della CIA che ha sistematicamente mentito alla Commissione Warren, fuorviando l'indagine pubblica sul principale sospettato dell'omicidio del presidente, Lee Harvey Oswald. Forse il principale artefice di quella copertura fu il capo delle spie della CIA, James Jesus Angleton, che, pur essendo il capo del controspionaggio che presiedeva a quello che si supponeva fosse il peggior fallimento dell'intelligence dai tempi di Pearl Harbor, finì per essere profondamente coinvolto nell'indagine ufficiale della CIA sull'assassinio.


 
Sebbene Angleton insistesse sul fatto che l'agenzia fosse disattenta a Oswald e ignara dello scopo delle sue attività prima di Dallas, da allora è stato rivelato, attraverso documenti non classificati sull'assassinio di JFK, che Angleton aveva personalmente tenuto un fascicolo classificato di intelligence/sorveglianza di tipo 201 su Oswald per i quattro anni precedenti l'assassinio di Kennedy, controllando rigorosamente quali funzionari all'interno della CIA fossero autorizzati a visionarlo attraverso la compartimentazione. 
Gli inganni di Angleton agli investigatori sono così numerosi che, a 60 anni di distanza, vengono ancora scoperti; in un caso degno di nota, rivelato solo quest'anno, Angleton ha commesso spergiuro davanti alla Commissione Speciale della Camera sugli Assassini, affermando di non sapere quasi nulla di Lee Harvey Oswald prima della sparatoria. In un altro, Angleton ha nascosto il fatto che Oswald avesse visitato l'ambasciata cubana a Città del Messico, una visita che la CIA ha pubblicamente affermato di aver scoperto solo dopo l'assassinio. Come ha spiegato Jefferson Morley, autore di The Ghost: The Secret Life of CIA Spymaster James Jesus Angleton, il capo del controspionaggio "preferì aspettare la fine della Commissione Warren piuttosto che spiegare la conoscenza e l'interesse della CIA per la visita di Oswald al consolato cubano" in Messico. 
Sebbene Angleton abbia lasciato la CIA in disgrazia, liquidato da molti colleghi come un paranoico ossessivo, la sua eredità è stata costantemente venerata dai servizi segreti israeliani. Nelle sue memorie, l'ex direttore del Mossad, Meir Amit, descrisse James Angleton come "il più grande sionista del gruppo", aggiungendo che "la sua totale identificazione con Israele è stata una risorsa straordinaria per noi". Come scrive Morley, "la lealtà di Angleton verso Israele ha tradito la politica statunitense su scala epica", probabilmente consentendo agli israeliani di costruire una bomba nucleare utilizzando materiali rubati dall’impianto statunitense della Nuclear Materials and Equipment Corporation (NUMEC), in un momento in cui la politica dichiarata del governo statunitense era quella di impedire a Israele di acquisirne una.
Angleton aveva contatti professionali e personali regolari con almeno sei uomini a conoscenza del piano segreto di Israele per costruire una bomba. Da Asher Ben Natan ad Amos de Shalit, da Isser Harel a Meir Amit, da Moshe Dayan a Yval Ne'eman, i suoi amici erano coinvolti nella costruzione dell'arsenale nucleare israeliano. Se venne a conoscenza di qualcosa del programma segreto di Dimona, ne riferì ben poco. Se non fece domande sulle azioni di Israele, non stava facendo il suo lavoro. Invece di sostenere la politica di sicurezza nucleare degli Stati Uniti, la ignorò.


 
Tra le questioni più delicate sollevate dalle dichiarazioni dell'amministrazione Trump c'è se Israele possa aver avuto un ruolo o fosse a conoscenza del complotto contro Kennedy, che ha trascorso i suoi ultimi mesi a combattere contro il governo israeliano per il suo programma nucleare, il suo potere di lobbying negli Stati Uniti e il reinsediamento dei palestinesi dalla terra da cui gli israeliani li avevano espulsi. 
Il solo suggerimento che Israele possa essere stato coinvolto nell'assassinio di Kennedy, molto più delle accuse contro la CIA, provoca le più rapide denunce da parte di tutto l'establishment. Quando il podcaster Theo Von ha mosso l'accusa contro Israele in una recente puntata di The Joe Rogan Experience, ad esempio, fedelissimi di Israele come Amit Segal hanno rapidamente denunciato l'affermazione come una "calunnia del sangue" e "antisemita". Anche Cyber Well, un'organizzazione di censura guidata da Israele e composta da ex funzionari dell'intelligence israeliana che collabora con tutte le principali piattaforme di social media, ha etichettato l'accusa come una teoria del complotto antisemita e ha collaborato con queste piattaforme per censurarla da Internet. 
L'intensità con cui i critici denunciano chiunque sollevi la questione rispecchia il vigore con cui il governo ha trascorso decenni a cancellare ogni traccia del collegamento dai propri archivi. Per decenni, decine di riferimenti a "Israele", "Tel Aviv" e persino le identità degli agenti israeliani di Angleton sono stati oscurati dalle testimonianze del Congresso, compresi i verbali del Comitato Church.


 
Nella sua testimonianza del 1975 al Comitato Church, ora disponibile con molte delle vecchie redazioni rimosse, Angleton conferma che durante gli "affari cubani" della CIA - la campagna segreta di sabotaggio e attentati contro Castro condotta da Bill Harvey e dalla Task Force W - fece in modo che un agente dell'intelligence israeliana all'Avana fungesse da canale segreto di Harvey. Secondo Angleton, questo "israeliano" inviava rapporti dall'Avana a Tel Aviv, da dove venivano trasmessi direttamente ad Angleton e poi ad Harvey. Questa configurazione teneva alcune delle operazioni più delicate dell'agenzia al di fuori della normale catena di comando della CIA. Una pagina ora mancante di quella stessa testimonianza, scoperta da Aaron Good, mostra Angleton minimizzare la necessità di informare il direttore della CIA John McCone sul suo collegamento con Israele, pur ammettendo che "quello che stavano facendo era enorme". 
Good sottolinea anche come il canale israeliano di Angleton si intersecasse con Lee Harvey Oswald. L'ufficiale dello Stato Maggiore del Controspionaggio incaricato di leggere la posta di Oswald e di raccoglierla per il fascicolo di sorveglianza 201 che Angleton manteneva prima dell'assassinio era Reuben Efron, un sionista convinto che aveva vissuto in Israele, pubblicato articoli di spionaggio su una rivista affiliata all'Organizzazione Sionista Mondiale e, come nota Jefferson Morley, aveva assistito all'intervista della Commissione Warren di Marina Oswald senza alcun ruolo ufficiale.
Nel momento stesso in cui un presidente degli Stati Uniti cercava di limitare le ambizioni nucleari di Israele e il potere politico della sua lobby a Washington, il funzionario della CIA che controllava il fascicolo Oswald condivideva segretamente canali di intelligence, comunicazioni sull'assassinio e agenti segreti con Israele, mentendo sia al Congresso che potenzialmente ad alcuni dei suoi colleghi della CIA. Il governo ha trascorso 60 anni a censurare quei fatti e gli americani hanno il diritto di sapere perché.

 

CARNE FRESCA PER LA GUERRA
di Luigi Mazzella


 
Nascite in Italia: l’anno nero e gli altisonanti appelli delle Autorità.
 
I dati forniti dall’ISTAT per il 2024 e le previsioni per il 2025 confermano, rispettivamente, il declino demografico che l’Italia ha subìto lo scorso anno (toccando il suo minimo storico) e la mancanza di segnali incoraggianti per quello in corso (che lascia pensare a un record ancora più negativo). È indiscutibile, quindi, l’utilità di convocare, annualmente, “Stati Generali della Natalità per (come si dice con brutto neologismo) “monitorare” la decrescita ed è ugualmente indispensabile che pubbliche Autorità e Istituzioni deputate alla soluzione del problema studino i provvedimenti necessari per arginare il fenomeno, di cui si coglie (per alcuni, a ragione e, per altri, a torto) una dose preoccupante di negatività. Per dirla tutta, però, accertamento dei dati e diagnosi del male sono necessari ma non sufficienti; non bastano: è la terapia che dev’essere adeguata. Essa, avendo gli esseri umani, tra quelli viventi, uso di ragione, non può prescindere da valutazioni logiche, impossibili nel mondo animale e in quello vegetale. È qui, infatti che, come suole dirsi, casca l’asino. Le considerazioni e le valutazioni del fenomeno della procreazione non rispondono a principi di corretta logica, sono avulse, in altre parole, da premesse e conseguenze di necessaria razionalità. È cervellotica la premessa: il perseguimento di un aumento abnorme della popolazione non risponde ad un ragionevole desiderio di prole e di amore per l’umanità ma soprattutto a un’esigenza di potere e di dominio. È del tutto verosimile che per avere la meglio su chi la pensa diversamente e più spesso “contro” di noi (soprattutto in campo religioso) si avverta la necessità di essere in numero maggiore degli avversari (in religione, essi sono definiti “infedeli” e, spesso, ritenuti “da sterminare”). Il vecchio precetto (di oltre venti secoli) detto del “crescete e moltiplicatevi” attribuito a Gesù Cristo ma comune almeno a tutti i profeti del monoteismo mediorientale ha creato i presupposti per un sovraffollamento eccessivo che ha reso invivibile il Pianeta (e ciò non per una questione di approvvigionamento di cibo e/o di altro ma di cosiddetto “spazio vitale”). 
All’irrazionalità della regola religiosa si è aggiunta l’analoga sconsideratezza dettata della politica con le aspirazioni nazi-fasciste all’imperialismo egemone sul mondo.
Nell’uno e nell’altro caso, l’uso del raziocinio è stato messo da parte. 
E ciò anche in tempi recenti, quando esperimenti scientifici, condotti sui ratti, hanno dimostrato che se in un luogo circoscritto viene immesso un numero eccessivo di topi, questi si dilaniano e si ammazzano l’un l’altro fino a far ritornare alla misura adeguata lo spazio sentito come “vitale” per i superstiti.
Ovviamente, i “pauperisti” certamente più numerosi nella sinistra occidentale (costituita dai Democratici ormai transnazionali) ma cresciuti recentemente di numero, almeno in Italia, a causa della piaggeria dei neo fascisti nostrani nei confronti di Biden e dei suoi seguaci Democratici, pensano, del tutto irrazionalmente (e quindi erratamente) che misure economiche (retribuzioni, servizi sociali) possano essere utili per risolvere il problema. 



Non è così. Come il governo fascista, con le sue elargizioni di benefici, non riuscì ad invertire la rotta demografica del “Bel Paese”, così rischia di franare quella dei suoi epigoni neofascisti (divenuti sostanzialmente: "simili-democratici") che oggi, sono al governo del Paese. Essi sono caduti nella trappola dei pauperisti. D’altro canto, c’è l’impressione che, come a proposito dei milioni dice Eduardo De Filippo (in “Napoli milionaria”), gli irrazionalismi si chiamino l’un altro per riunirsi, riconoscersi, raggrupparsi e fare squadra, così a gran voce sembrano chiamarsi oggi, a proposito della denatalità, gli irrazionalismi Occidentali. Il quadro composito che ne viene fuori è allucinante. Al danno, immaginario o reale, della denatalità si aggiunge quello immancabile e certo dell’immigrazione clandestina, pacificamente accettata e tollerata da una popolazione di beoti contenti! 
In altre parole, con l’immissione selvaggia e incontrollata di individui con usi e costumi diversi dai nostri, il finto buonismo italico ed europeo ha provocato e provoca, per squallidi motivi di interesse economico (id est: ricerca di manodopera a basso costo) il fenomeno, ancora più dannoso dello stesso sovraffollamento, della paura, divenuta endemica, nella vita sociale. A ciò si deve aggiungere, almeno per ciò che riguarda l’Italia, che agli stupri, alle aggressioni in strada e alle violenze sessuali, ai femminicidi a gogò, ai commerci di droghe in trivi e quadrivi cittadini si sommano le cosiddette “manifestazioni di protesta civile” soprattutto di giovani in un clima di odi reciproci e di rancori ideologici che si innestano in strutture psico-fisiche “gemelle”. I governanti che possono alternarsi alla guida del Paese, essendo tutti, quasi ugualmente impregnati di irrazionalismi di varia natura (religiosa o politica), non hanno le caratteristiche adeguate per riportare la convivenza sociale a livelli civili. Oggi, la scelta necessaria e impellente di aumentare le forze di polizia per il mantenimento dell’ordine interno, è impedita dalle cervellotiche scelte e simpatie  internazionali del Ministro cuneese Crosetto, che appare  in preda alla follia di voler ricostituire la leva militare per impaurire ulteriormente, con il pericolo paventato di un’imminente  invasione, gli Italiani (e vi sono, tra quelli anziani, quelli che ricordano ancora  la frase del “camerata” d’antan, Mario Appelius, che alla radio raccontava l’abitudine dei Russi di “mangiare i bambini dopo averli sbucciati come caramelle”). Il ripristino della leva costerà agli italici contribuenti, già sufficientemente indignati dalle armi e dai quattrini inviati al corrotto Zelensky che ogni giorno è costretto a licenziare qualche collaboratore di governo scoperto con le mani nel sacco.
Domanda: Con tante incongruenze è così difficile comprendere che il desiderio delle coppie italiane meno “beote” di mettere al mondo figli/e si contragga progressivamente sempre di più?

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