UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

giovedì 27 novembre 2025

DI NUOVO IN PIAZZA
di Giuseppe Natale
 


Sabato 29 novembre 2025 Giornata internazionale di solidarietà col Popolo Palestinese Cortei a Roma e Milano.


Nella riunione di sabato 22 novembre scorso dei comitati provinciali di ANPI Lombardia, svoltasi alla Camera del Lavoro di Milano, sono intervenuto, in qualità di membro del comitato milanese, sulle questioni più scottanti che angustiano l’umanità e il pianeta oggi. Ho cercato di valorizzare il documento di ANPI nazionale che, secondo me, costituisce una buona base di analisi e proposta, in sintonia col movimento mondiale per la fine immediata del genocidio in corso a Gaza e in Palestina e per porre fine a tutte le guerre che insanguinano tante zone del mondo, e nel cuore stesso dell’Europa; per il disarmo e la pace, per la difesa dei diritti umani e del diritto internazionale, per la riconversione dell’economia fossile e dell’economia di guerra in economia di pace. Ho sostenuto che alle parole devono seguire gli atti coerenti e le azioni conseguenti: nell’immediato è doveroso partecipare alla Giornata internazionale di solidarietà con il Popolo Palestinese. Occorre riprendere l'unità d'azione che portò allo sciopero generale del 3 e alla grandiosa manifestazione del 4 ottobre scorso. Purtroppo non è un buon segno quello di trovarsi di fronte all’indizione di due scioperi separati: quello di domani 28 novembre dei sindacati di base e quello del 12 dicembre prossimo della CGIL.
Di seguito le motivazioni del mio appello all’ANPI ad aderire e partecipare ufficialmente alle manifestazioni e ai cortei del 29 novembre 2025.
1. Partecipare a tutti gli eventi in programma, in particolare alle manifestazioni e ai cortei che si svolgeranno a Roma e Milano, in contemporanea con quelli di decine di città di oltre 35 Paesi del mondo.
2. Il corteo di Milano partirà alle ore 14-14.30 da Piazza XXIV Maggio e terminerà in Piazza Duomo. I principali promotori e organizzatori sono le associazioni e le rappresentanze dei Palestinesi in Italia, i soggetti della cittadinanza attiva nelle loro diverse e plurali componenti di un movimento globale per la Palestina, per i diritti uguali e per l’autodeterminazione dei popoli, per il disarmo e per la pace, contro la barbarie e la disumanizzazione del neocolonialismo di “insediamento” e di un capitalismo rapace e distruttivo.
3. Come si afferma nel documento del Comitato nazionale di ANPI del 24 ottobre scorso, occorre contribuire a tenere vivo e a rafforzare il grande movimento globale della società civile per la vita e la cura del pianeta, nostra casa comune e per fermare le guerre che imperversano e portano distruzione e morte, ecocidio e crisi economiche e sociali e disuguaglianze e povertà.
4. Faccio appello a tutte le sezioni dell’ANPI perché si mobilitino in modo permanente per:



a) la fine immediata del genocidio a Gaza e in Palestina;
b) la difesa dei diritti umani e il rispetto e l’attuazione del diritto internazionale, con iniziative specifiche, compresa l’adesione all’esposto-denuncia inoltrato alla Corte Penale Internazionale da 54 giuristi e avvocati nei confronti dei rappresentanti del Governo italiano e dell'AD di Leonardo, per complicità nel genocidio del popolo palestinese;
c) l’espressione di solidarietà a Francesca Albanese autrice per conto dell’ONU di ben 6 rapporti sul genocidio a Gaza e sul colonialismo genocidario in Cisgiordania, sottoposta a sanzioni gravissime e minacce; la stessa solidarietà deve darsi anche ai giudici delle Corti internazionali sotto minacce e processi;
d) la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi;
e) la fine del “colonialismo d’insediamento” e dell’espropriazione continua delle terre e dei beni dei palestinesi da parte di bande armate e violente, sioniste e razziste, chiamate impropriamente coloni, protette dall’esercito e dal governo dello Stato d’Israele; e quindi la fine delle aggressioni e delle violenze ai danni dei palestinesi, in particolare delle donne e dei bambini, in Cisgiordania e a Gerusalemme est;
f) la liberazione dei prigionieri politici palestinesi, tra i quali Marwan Barghouti, e dei detenuti nei campi di tortura (più di 10.000 persone!);
g) la cessazione immediata della cooperazione militare tra Italia e Israele, e la rottura del “gemellaggio” tra Milano e Tel Aviv;
h) l’imposizione dell'embargo totale e delle sanzioni da parte dell’Unione Europea nei confronti dello Stato di Israele, il cui governo è responsabile di una politica di pianificazione genocidaria, colonialista e razzista;
i) l’apertura immediata di canali ufficiali e permanenti, sotto l’egida dell'ONU e dei 157 Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, di aiuti urgenti alla popolazione di Gaza, finalizzati a salvare 2 milioni di persone, di cui il 40% bambini e bambine;
l) il contrasto convinto e deciso al processo devastante di un’economia di guerra accompagnata da una sempre più diffusa ideologia autoritaria e militarista, che nel documento ANPI viene efficacemente definita “parossismo bellicista”, e all’involuzione autoritaria e neofascista in corso in molti paesi del mondo e nella nostra Europa;
m) l’opposizione convinta e decisa contro gli atti del Governo italiano che limitano le libertà e gli spazi di democrazia, comprese le misure repressive sempre più frequenti e inquietanti nei confronti dei rappresentanti delle comunità palestinesi e delle persone che solidarizzano e manifestano per la Palestina; che riducono i servizi sociali e aumentano le spese militari e che mettono in discussione i fondamenti stessi della Costituzione della Repubblica democratica e antifascista.
Gli accordi di Sharm el Sheik (13 ottobre 2025), che avrebbero portato al processo di pace, diventano parziale tregua. Continuano le violazioni e gli atti di guerra da parte dell’esercito di Israele: il genocidio si trasforma in stillicidio quotidiano di aggressioni e morti.
L’ultimo atto, che espropria i Palestinesi del loro sacrosanto diritto all’autodeterminazione, che dà una picconata micidiale al diritto internazionale e che mette profondamente in discussione il ruolo stesso dell’ONU, di Garante mondiale della convivenza civile tra i popoli, l’ha inventato e imposto il Presidente degli USA, Donald Trump, connivente e corresponsabile (come i precedenti presidenti e governi statunitensi) del genocidio palestinese. Si tratta della Risoluzione 2803/17 novembre 2025 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, approvata con 13 voti favorevoli (3 membri permanenti: Francia, Regno Unito, Stati Uniti; 10 membri non permanenti: Algeria, Danimarca, Grecia, Guyana, Pakistan, Panama, Repubblica di Corea, Sierra Leone, Slovenia, Somalia), 2 astensioni (Cina e Russia). È un atto che non pone fine alla politica colonialista e genocidaria di Israele, perché esclude il popolo palestinese e i suoi rappresentanti dalle decisioni riguardanti il suo destino e i suoi diritti inalienabili. Mentre si affida al Board of Peace - organo quasi privato - presieduto da Donald Trump, una possibile soluzione del conflitto israelo-palestinese, si conferma il dominio coloniale, la pulizia etnica e lo sradicamento e il conseguente annientamento del popolo palestinese.
Solo la presa di coscienza e la mobilitazione locale, nazionale e internazionale della cittadinanza attiva e di moltitudini sempre più ampie e militanti di tutti i popoli del mondo possono mettere in moto un processo di lotte e di iniziative concrete per salvare l’umanità e la terra madre. Risorgano la Global Sumud Flotilla e i diversi multiformi movimenti per il disarmo e la pace, per l’uscita da un sistema capitalistico rapace feroce e distruttivo. Ripartiamo dal 29 n0vembre, Giornata Internazionale per la Palestina dichiarata dall’ONU.

 

ARMI O MANICOMI? 
di Luigi Mazzella 


 
 
Mameli Barbara è stato un disegnatore italiano, nato a Trapani nel primo decennio del Novecento: era vignettista del “Marc’Aurelio” e de “Il Travaso” ed io lo ricordo non solo per i celebri disegni di ragazze prosperose ed avvenenti ma anche per le vignette sulle “guerre pacioccone”. Purtroppo non ho conservato copie dei due giornali satirici del dopoguerra di cui ero appassionato lettore ma il ricordo del titolo di “guerre pacioccone” mi ha stimolato una riflessione che voglio rappresentarvi. Ritengo che un tempo anche i conflitti armati tra i Paesi erano più semplici di quelli attuali. Si cominciava con pubbliche e solenni “dichiarazioni di guerra”, scritte e ripetute nelle piazze da gracchianti microfoni con le voci dei Capi. Non si voleva, in altre parole, che fosse necessario (confondendosi, magari, le idee) interpretare norme di patti, protocolli, carteggi. Erano chiari e ben palesi, cioè, i nemici e gli alleati. Ciò chiarito, si lanciavano bombe e si sparavano colpi di cannone e di mitragliatrici, le case crollavano e i morti si contavano a molte migliaia, le truppe avanzavano nei territori dei nemici e quando le rovine raggiungevano un certo livello, il Paese (o i Paesi) che riteneva (o ritenevano) di non potercela fare più a vincere si arrendeva (o siarrendevano).
Chi si arrendeva, poteva chiedere qualche condizione o accettare una resa incondizionata, ma, comunque, era ben chiaro chi era il vincitore (o erano i vincitori) e chi il perdente (o erano i perdenti). Oggi è tutto più fluido e confuso. Nella guerra cosiddetta “ucraina”, l’unico Paese che ha parlato di resa è stata l’America di Donald Trump ed è sembrata una resa senza condizioni perché l’argomento di eventuali condizioni non è stato neppure affrontato. I Paesi Europei che erano entrati in guerra con la Russia (violando il disposto dell’articolo 5 del patto Atlantico perché l’Ucraina non era un membro della NATO) non si sono arresi, ma anzi hanno strombazzato ai quattro venti di volersi riarmare adeguatamente per ottenere una più rapida e completa vittoria (c’è chi ritiene che fosse implicito il grido di sapore garibaldino: o Mosca o Morte!). In un chiassoso, reciproco, convergente tripudio di inni alla Vittoria che richiamavano alla mente il canto Manzoniano in morte di Napoleone, altro amante delle steppe nevose (S’ode a destra uno squillo di trombe, a sinistra risponde uno squillo), Donald Trump, solitario amante della pace in un Occidente pullulante di “volenterosi della guerra”, presentava un piano di pace, per porre fine alla guerra. 



Conclusioni: razionalità vorrebbe che fosse chiara la posizione: chi dei due intende fermarsi, ponendo fine alla guerra. È conseguente che chi si arrende debba sapere a quali condizioni sia concessa “la resa”. Il resto del mondo è curioso, invece, solo di sapere se non vi siano tra i suoi abitanti dei “perdenti” che pretendano essi di dettare le condizioni di pace ai vincitori. Se così fosse le spese per gli armamenti dovrebbero essere presto convertite dall’Unione Europea in fondo per la costruzione di capaci manicomi.

 

RECENSIONI A RECENSIONI
di Francesca Mezzadri


Herbert Achterbusch
 
Ella. Viaggio nella sofferenza
 
La recensione del 1988 (ora nel volume A teatro con amore, Effigi 2024, pagine 288 € 19) dedicata a Ella di Herbert Achternbusch coglie con rara intensità la natura lacerata e perturbante del monologo, trasformando la cronaca di uno spettacolo in un vero percorso emotivo. L’autore della recensione, Angelo Gaccione, non si limita a restituire la trama o a segnalare la qualità dell’interpretazione di Lorenzo Alessandri: penetra invece nel nucleo tragico dell’opera, mostrando come il dolore della protagonista – una vita segnata da rifiuto, violenza, assenza d’amore – diventi specchio di una società incapace di accogliere i propri esseri più fragili. La scrittura è partecipe, vibrante, sospesa tra analisi critica e compassione. Da un lato esalta la regia e la prova attorale, sottolineando la potenza mimico-espressiva che dà corpo alla follia di Ella; dall’altro amplia il discorso, trasformando la vicenda individuale in paradigma universale. È proprio questa capacità di allargare il raggio della riflessione a rendere magistrale la recensione. 



L’autore non si accontenta di osservare l’opera: la interroga, la attraversa, ne amplifica i significati. La famiglia come microcosmo oppressivo, la società come ambiente respingente, la follia e il suicidio come protesta estrema contro la crudeltà – tutto si fonde in un quadro compatto e lucidissimo. Il testo critico diventa esso stesso denuncia, atto politico e umano. Che cosa insegna tutto questo a noi contemporanei? Che la sofferenza non nasce nel vuoto, ma in sistemi sociali e affettivi che ancora oggi, come allora, sanno essere giudicanti, violenti, incapaci di ascolto. Ella ci ricorda che la fragilità non è un difetto, bensì un segnale; che chi implora amore non merita stigma, ma sostegno; che le istituzioni – famiglia, scuola, comunità – devono essere luoghi di cura e non di esclusione. In un tempo in cui solitudini e malesseri psicologici crescono, l’opera (e la recensione) ci ammoniscono: ignorare il dolore degli altri significa contribuire alla sua crescita. Riconoscere, accogliere, ascoltare: forse è questa la lezione più urgente che Ella lascia a noi oggi.
 
 [“Medaperta”. Aprile 1988]

LA COPERTA DELLE DONNE
di Annitta Di Mineo


 
Donazione ed esposizione de “La Coperta delle Donne” da parte dell’Artista Alina Rizzi. Progetto realizzato in 17 anni con la raccolta di opere artistiche create da donne provenienti da tutto il mondo, circa 250 donne, l’opera d’arte misura 7 metri lineari e 3 di altezza ora visibile nella sua interezza. La Coperta delle Donne in passato è stata già esposta in oltre 17 location, anche in Russia, e portata nel programma di Licia Colò-RAI 3



La manifestazione è rientrata nel Festival nazionale “L’Eredità delle donne” progetto di Elastica con la direzione artistica di Serena Dandini, partner fondatori Fondazione CR Firenze e Gucci, con la co-promozione del Comune di Firenze e il Comune di Firenze.
In Lombardia, nella data del 22 novembre 2025, è stato l’unico evento con reading presente nel programma generale.


A destra della foto la presidente
Ada Risi

La Coperta delle Donne, coordinata dall’Artista Alina Rizzi e dalla Poetessa Annitta Di Mineo, è stata regalata alla Fondazione Artepassante di Milano, collocata presso il mezzanino del Passante Ferroviario di Milano - Stazione di Porta Vittoria; la donazione è avvenuta in data 22 novembre alle ore 15:30, davanti ad una platea numerosa in occasione della ricorrenza del 25 Novembre 2025 “Giornata contro la violenza sulle donne”.



Il tutto si è svolto alla presenza dell’Artista Alina Rizzi, di Ada Risi - Presidente della Fondazione Artepassante, di Guido Poggiani - Presidente del Gruppo Bagutta APS-ETS, di Annitta Di Mineo- Referente della Sezione Gruppo Bagutta Letteratura. Il Gruppo Artisti Bagutta si è fatto carico della realizzazione di 500 cartoline de “La Coperta delle Donne” che sono state distribuite ai presenti e non solo.


Al termine dell’inaugurazione è seguito il reading “Voci di Donne” con voci poetiche provenienti da diverse realtà territoriali. Sono stati presenti: Barbara Gabotto, Evelina Schazt, Maria Pia Quintavalla, Micaela Baciocchi, Maria Carla Baroni, Angela Cristina Broccoli, Luigi Cannillo, Laura Cantelmo, Paola Cariello, Anna Cobianchi, Daniela Dante, Vitia D’Eva, Mariella De Santis, Donato Di Poce, Angelo Gaccione, Lodovica Garavaglia, Silvia Gussoni, Valbona Jakova, Luciano Loi, Giovanna Masci, Maria Elena Mejani, Alberto Mori, Rosaria Munafò, Cosimo Natoli, Giuseppe Puma, Sergio Ragaini, Antonio Ricci, Alina Rizzi, Cataldo Russo, Lina Salvi, Anna Vercesi, Roberto Caracci, Ervilí Gobbo, Maura Venturelli, Annitta Di Mineo.


 
La Coperta delle Donne è visibile presso lo Spazio ArTé del Passante Ferroviario di Porta Vittoria- Milano.

mercoledì 26 novembre 2025

CHIESA E IMPERO
di Franco Continolo


 
Ho trovato interessante la lettura della Lettera Apostolica In Unitate Fidei di Papa Leone XIV nel 1700° Anniversario del Concilio di Nicea, essenzialmente per due motivi: il primo è che, sottolineando il ruolo di Costantino, essa riconosce che Chiesa e Impero non sono il bene e il male, e che il confronto fra i due può essere molto produttivo. Giorgio Falco nel suo La Santa Romana Repubblica mette bene in luce questo fatto affermando che l’Europa non è figlia esclusiva dell’una o dell’altro, ma dello scontro tra i due. L’ultimo episodio importante di questa storia ha per protagonisti Pio IX e Cavour, il quale è consapevole del significato della fine del potere temporale. Purtroppo va registrato che la Chiesa solo con il Vaticano II ha cominciato a prendere atto dei cambiamenti avvenuti con la breccia di Porta Pia, e che tuttora esita a scontrarsi con l’Impero, anche quando questo sia causa dell’estinzione delle antiche comunità cristiane d’Oriente, dove tutto è nato. Il secondo motivo, non in ordine di importanza, è che lo scontro teologico che avviene prima a Nicea, poi a Costantinopoli, testimonia della vivacità dei tempi, e si risolve in modo geniale con l’introduzione della terza figura, lo Spirito Santo. Tutto parte da Ario che vorrebbe Gesù una specie di demiurgo, e si conclude, potremmo dire, con l’affermazione della natura divina della Ragione, voce che viene dal profondo. Essendo reduce dalla visione del Vangelo secondo Matteo, di Pasolini, ho chiaro come Gesù Cristo nello scontro con le autorità religiose ebraiche ricorra ad artifici dialettici per affermare il primato dello Spirito, della Ragione, della Coscienza, della Responsabilità individuale, sull’autorità costituita, civile o religiosa che sia. Del film devo dire che ho trovato eccessivo il numero di citazioni musicali, ma molto attuali le immagini scure, la mancanza di sole, il vento continuo, simboli di cattivo presagio. Il dramma della modernità è di avere esaltato la ragione, e di averla al tempo stesso umiliata facendone una funzione logica; il risultato di questo processo di esaltazione/minimizzazione della ragione è stato il materialismo, ovvero l’irrazionalismo radicale del positivismo e dell’economics, di cui siamo tuttora impregnati.

 

 

 

 

 

CINEMA
di Valeria Di Felice



La felicità è reale solo quando è condivisa”. Due film sul primato della relazione.
 
La vicenda legata alla “famiglia nel bosco” nel chietino, ormai diventata virale sui social, continua a dividere l’opinione pubblica tra chi la elegge a simbolo di resistenza ecologista contro una modernità ritenuta indistintamente marcia e corrotta e chi sostiene la salvaguardia dei “diritti indisponibili” per i minorenni. Al centro del dibattito ci sono Catherine Birmingham, 45 anni, australiana, e Nathan Trevallion, 51 anni, inglese, con tre figli (una bambina di 8 anni e due gemelli di 6) che vivono in un rudere fatiscente, senza acqua corrente né elettricità, con un bagno a secco all’esterno, una camera da letto per cinque persone, senza controlli medici regolari e pediatrici névaccinazioni complete. Le figlie seguirebbero l’unschooling (metodo di apprendimento autodiretto e naturale senza programmi fissi) e avrebbero contatti solo con coetanei di famiglie con lo stesso ideale neorurale. Dall’altra parte ci sono il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila e la macchina burocratica dei servizi sociali che, dopo più di un anno di tentativi di dialogo per la tutela minorile, sono arrivati alla sospensione della potestà genitoriale e all’allontanamento dei figli in una struttura protetta insieme alla madre per un periodo di osservazione. Le due parti entrano in cortocircuito dopo le ostilità e la poca collaborazione dei genitori e qualcosa si inceppa: a fronte del riconoscimento dei bisogni/diritti dei minori come prioritari rispetto alle convinzioni culturali dei genitori, inizia a moltiplicarsi una narrazione strumentalizzata dalle parti politiche, dalle tifoserie romantiche, da chi proietta sulle istituzioni la propria rabbia generalizzata, da chi vive nel pensiero nostalgico e idealizzato del passato, avendo già rimosso da dove nascono alcune battaglie per il progresso socio-economico. E torna qui l’antica querelle tra il mito rousseauiano del buon selvaggio e quello del progresso a tutti i costi, escludendo la possibilità di un compromesso che sappia mediare tra natura e cultura.Mi vengono in mente, allora, due film che nella loro differente rappresentazione affrontano questa questione: Into the wild ovvero Nelle terre selvagge (del 2007 diretto da Sean Penn) e The lobster ovvero L’aragosta (del 2015, diretto da Yorgos Lanthimos).
 


Nel primo film, il protagonista è Christopher McCandless, un ragazzo statunitense di buona famiglia che reagisce alla visione rigida dei genitori, basata sull’ostentazione dello status symbol e del benessere materiale, con un modello estremo che rifiuta ogni segno di civiltà. Questa ribellione accompagna tutto il percorso geografico e psicologico di Christopher il quale, dopo essersi laureato, dà i suoi risparmi in beneficenza, brucia tutti i documenti e fa perdere le sue tracce. Si mette in viaggio vagabondando per l’America dell’ovest fino all’Alaska, dove vivrà in assoluta simbiosi con la natura trovando un triste epilogo. Christopher, nel suo atto di disobbedienza, diventa sempre più radicale abbracciando un ideale che all’inizio sembra più sostenibile di quello dei genitori e di ciò che loro rappresentano, vale a dire la modernità soffocante ed effimera di “una razza pazza, ipocrita ed egoista dove ognuno vuole prevaricare sull’altro con la violenza” (parole del protagonista). Tuttavia, questo stile di vita lo porta a isolarsi completamente, dimenticandosi della natura “sociale” dell’uomo e chiudendosi in un circuito mortifero con la natura più ostile. La libertà, intesa come assoluta indisponibilità a qualsiasi compromesso sociale e come inappartenenza culturale, diventa insostenibile per la sopravvivenza stessa.
Le condizioni ambientali difficili dell’Alaska, ultima meta del suo lungo viaggio, rispecchiano la radicalità del ragazzo che, dopo tanti incontri significativi, si vede come “un viaggiatore esteta che ha per casa la strada” e che cerca di “suggellare vittoriosamente la rivoluzione spirituale” disintossicandosi dalla civiltà. E proprio nella tappa finale, a seguito di un “imprevisto” che gli costerà caro, ha una nuova consapevolezza: l’uomo deve spogliarsi dell’inessenziale ma nella ricerca dell’autentico non può fare a meno dei rapporti sociali. “La felicità è reale solo quando è condivisa” scrive sul suo diario, riflettendo su come la sua fuga dalla società - per quanto problematica - e il suo estremismo non lo abbiano aiutato a riappacificarsi con se stesso. Ma quando arriva questa maturazione, la natura nuda e cruda ha ormai preso il sopravvento in modo irreversibile. In punto di morte, Christopher lancia con gli occhi il suo messaggio verso il cielo e ripensa ai momenti di condivisione con la famiglia.



Nel secondo film, The lobster, la narrazione si concentra su due mondi opposti dispotici e radicali, non lasciando spazio a un’alternativa mediana. Due eccessi che nel loro contrapporsi sono accomunati dallo stesso statuto estremista, un fondamentalismo generatore della stessa efferatezza e violenza. Ci troviamo in un tempo indefinito in cui c’è l’atavica questione del rapporto tra regola e libertà, tra civilizzato e selvaggio. 
Nella società di questo tempo indefinito, i “single” vengono portati - o meglio deportati - in un hotel retrò sul mare. Durante la permanenza i single devono “per forza” trovare un/una partner entro una quarantina di giorni. Alla scadenza del tempo concesso, gli ospiti rimasti soli verranno trasformati negli animali che loro stessi hanno scelto sottoscrivendo un contratto. Nell’hotel, che diventa l’emanazione di un governo totalitario in cui le aspirazioni personali sono totalmente anteposte al funzionamento della società, il grande orco da combattere è la solitudine. L’uomo, portato alla massima espansione della socialità forzata, non può vivere da solo. O ci si accoppia o si viene trasformati in un animale, regredendo nel suo status. Anche l’accoppiamento avviene secondo regole precise e dichiarate, seguendo il principio dell’identità speculare: se zoppichi dovrai accoppiarti con una persona che zoppica e, se nella ricerca non trovi nessuno che possa essere associato alla tua condizione, ecco che subentra il grande inganno. Pur di salvarsi la pelle, gli ospiti dell’hotel fingono caratteristiche, pregi e difetti, plasmando la propria identità a totale somiglianza di quella dell’altro. La bugia diventa un’ancora di salvezza e l’apparenza il motore che fa funzionare la macchina della socialità.
In una comunità così strutturata la ripetizione maniacale, fredda e ossessiva si trasforma man mano in una catena violenta nella quale l’uomo è privato della sua essenza umana, del suo spirito critico, della libertà di desiderare e di scegliere. Tutte le relazioni sono sottoposte a una disciplina rigorosa e codificata. La socialità forzata ne aliena la soggettività in nome della sopravvivenza fisica.



La Felicità diventa una procedura imposta, uno stato dittatoriale che richiede una accettazione inespressiva e austera. Le nuove coppie vengono applaudite durante un annuncio pubblico e successivamente vengono invitate a trascorrere un periodo di prova di poche settimane prima di essere riammesse nel mondo fuori dall’hotel. Al di fuori delle mura dell’hotel, nei boschi, ci sono i fuggiaschi, coloro che si sono ribellati a questo sistema scappando nella terra nullius, la terra di nessuno. Tuttavia, l’illusione della libertà si scontra subito con un altro tipo di convivenza, quella tra individui slegati dagli obblighi della società dominatrice ma comunque vincolati a regole interne altrettanto ferree: ci si può masturbare ma non flirtare o baciare, si può ballare, ma da soli e con musica elettronica ascoltata con le cuffiette. Se nella dittatura della socialità la solitudine è la grande nemica, nel bosco l’isolamento, inteso come annullamento di ogni tipo di relazione affettiva, è il massimo ideale da raggiungere. Anche nel bosco, quindi, c’è un regime repressivo e brutale, dove la chimera della libertà è presto dissolta in una spirale di violenza per chi infrange le regole “non scritte” e dove gli uomini e le donne si riducono a gusci vuoti senza espansione emotiva.
Sia Into the wild sia The lobster delineano due mondi antitetici ma accomunati dalla tirannia delle regole o dei condizionamenti - che vengano dallo stato selvatico o dallo stato civile. Due assolutismi nel quale agli esseri umani non è permesso mediare o trovare compromessi, e proprio in questa omologazione e mancanza di pensiero divergente sta la dissoluzione dell’uomo stesso.

 

 

NUMERI DALLE REGIONI
di Franco Astengo
 


Parte prima
 
Questo abbozzo di analisi riguardante l’esito elettorale del 23/24 novembre 2025 relativo alle regioni Campania, Puglia e Veneto rappresenta la prima parte di un lavoro più completo che mi auguro di realizzare nei prossimi giorni. In questa occasione mi sono occupato soltanto del tema della partecipazione al voto e dei dati riguardanti i raffronti circa l’elezione diretta dei presidenti della Giunta. Seguirà un tentativo di analisi sui voti delle liste e ancora un riassunto complessivo della tornata iniziata a settembre e che ha riguardato 6 regioni (Marche, Calabria, Toscana, Campania, Puglia, Veneto). Andando per ordine



PARTECIPAZIONE AL VOTO - CAMPANIA   
Elezioni Regionali 2025
CAMPANIA
Aventi diritto
 4.975.223
Voti Validi
Candidati Presidente 2.121.474 - 42,64%
Liste 2.009.713 - 40,39%
Voti validi ai candidati presidenti (6) in maggior numero rispetto ai voti di lista 111.761
 
Elezioni Politiche 2022
CAMPANIA
Aventi diritto
4.510.722 (differenza dovuta agli iscritti all’estero)
Voti Validi (regione Senato)
2.301.027 - 51,01%
 
Elezioni Regionali 2020
CAMPANIA
Aventi diritto
4.996.921
Voti Validi
Candidati Presidente 2.774.104 - 55,51%
Liste 2.357.610 47,18%
Voti validi ai candidati presidenti (7) in maggior numero rispetto ai voti di lista 416.494
 
Differenze:
Voti validi in meno tra i candidati presidenti 2025 e i candidati presidenti 2020 652.630 (- 12,87%)
 
Voti validi in meno tra le liste: Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 291.314 (- 8,37%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.897  - 6,79%)


 
PUGLIA
Elezioni Regionali 2025
Aventi diritto
3.527.190
Voti Validi
Candidati Presidente 1.437.609 - 40,75%
Liste 1.328.628 - 37,66%
Voti validi ai candidati presidenti (4) in maggior numero rispetto ai voti di lista 108.981
 
Elezioni Politiche 2022
Aventi diritto 3.217.704 (ricordare sempre gli iscritti all'estero)
Voti Validi 1.737.554 - 53,99%
 
Elezioni Regionali 2020
Aventi diritto
3.565.014
Voti validi candidati presidenti 1.862.023 - 52,23%
Voti validi liste 1.676.515 - 47,02%
 
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 185.508
Differenze:
Voti validi in meno tra i candidati presidenti Regionali 2025 - Regionali 2020 424.954 (- 11,48%)
Voti validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 408.926 (-16,33%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.887 (9,36%)


 

VENETO
Regionali 2025
Aventi Diritto 4.294.694
Voti validi candidati presidente 1.881.272 - 43,80%
Voti Validi liste 1.673.876 - 38,97%
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 207.396
 
Politiche 2022
Aventi diritto 3.728.012 (tenuto conto degli iscritti all’estero)
Voti validi 2.511.026 - 67,35%
 
Regionali 2020
Aventi diritto 4.126.114
Voti validi candidati presidenti 2.453.519 - 59,46%
Voti validi liste 2.055.173 - 49,80%
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 398.346 (in tutte e tre le regioni si evidenzia un calo nella differenza tra i voti ai candidati presidenti e alle liste: segnale del differente peso politico tra le candidature).
Differenze:
Voti Validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 836.726 (-28,38%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 381.297 (-10,83%)
 
Complessivamente tra le 3 regioni in cui si è votato il 23/24 novembre 2025 la diminuzione di voti validi è stata, tra le Regionali 2020 e le Regionali 2025 di 1.458.378 voti (-26,98%)
 
Effettivo grado di rappresentatività dei presidenti eletti tra il 2020 e il 2025 (percentuali sul totale degli iscritti)
 
CAMPANIA
2020: De Luca 1.789.017 su 4.996.921 - 35,80%
sconfitto Caldoro 464.921 9,30%
 
2025: Fico 1.286.188 su 4.975.253 - 25,85% (-9,95%)
sconfitto Cirielli 757.836 - 15,23%
 
PUGLIA
2020: Emiliano 871.028 su 3.565.014 - 24,43%
sconfitto Fitto 724.928 - 20,33%
2025: De Caro 919.665 su 3.527.190 - 26,07 (+ 2,27%)
sconfitto Lo Buono 505.055 - 14,31%
 
VENETO
2020: Zaia 1.883.960 su 4.126.114 - 45,65%
sconfitto Lorenzoni 385.758 - 9,34%
2025: Stefani 1.211.356 su 4.294.694 - 28,20% (-17,45%)
sconfitto Manildo 543.278 - 12,64%
 
Da notare il risultato di De Caro in Puglia che migliora il grado di rappresentatività di Emiliano dell’1,36% mentre il candidato del centro destra cala del 6.02%.
 
Il consuntivo di questa primo - molto parziale - abbozzo di analisi può essere riassunto in una sola indicazione: prosegue un alto tasso di volatilità elettorale ma a senso unico verso l’astensione. Vedremo meglio in seguito analizzando i risultati delle singole liste: i partiti dimostrano di non riuscire a realizzare un sufficiente radicamento nella società e questo rende il sistema progressivamente sempre più fragile. All’orizzonte poi il tentativo di modificare la formula elettorale in senso di maggiore personalizzazione e di premio di maggioranza nell’esaltazione della governabilità: l’ennesimo taglio di rappresentanza, cioè esattamente il contrario di quello che servirebbe per cercare di consolidare una qualche credibilità del sistema.
 

 

 

 

 

 

GACCIONE AL GOGOL OSTELLO DI MILANO
Con Paganardi, Cantelmo, Langella e Ravizza. 

Letture di Mariella Parravicini.

   




 

BASILE ALLA LIBRERIA ELI DI ROMA
Con La Valle, Fassina e Bevilacqua.




    

NONVIOLENZA AD ORANI   




Privacy Policy