APPUNTI PER IL COMUNE
DI SAN CASCIANO
di Rossana Sebastiani e
Pierpaolo Calonaci

La Pietà di Gaza
Breve contestualizzazione per i
lettori e le lettrici di “Odissea”.
Questa
lettera inviata e consegnata via Pec al comune di San Casciano in val di Pesa
riguarda la scelta politica di quest’ultimo di creare un gemellaggio con il
villaggio palestinese di Battir, situato fra Betlemme e Hebron, a sud-ovest di
Gerusalemme, nel Governatorato omonimo, facente parte dello stato di Palestina.
Gemellaggio che, stando alla sensibilità di quella amministrazione,
compenserebbe quello con il villaggio israeliano di Rosh Pina, nell'alta
Galilea, al quale il comune è legato oramai da anni. Questo legame ha sollevato
alcune critiche, alla luce dell'inarrestabile (pare) genocidio che lo stato
Israeliano sta compiendo nei confronti del popolo palestinese - di ogni popolo
inteso come unità umana a prescindere dalle differenze storiche e sociali - da
parte di alcuni cittadini e associazioni del territorio che ne hanno richiesto
la cessazione.
“Non
c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”.
don Lorenzo Milani
Gentile Amministrazione,
le scriviamo in merito all’evento
prossimo di costituzione del gemellaggio con il villaggio palestinese di
Battir. Ciò che ci fa riflettere è come sia possibile che un gemellaggio, quale
atto di simbolismo culturale, umano, politico e economico con il villaggio
israeliano di Rosh Pina venga posto paritariamente con quello con il villaggio
palestinese di Battir. Come sia possibile presentarlo all’opinione pubblica
come atto di “costruzione di ponti”.
La prima considerazione dunque
sarebbe questa: è possibile usare questa locuzione, costruzione di ponti, come
la usa codesta amministrazione, ovvero in modo asettico, equidistante? Se la
filologia, quale scienza che colloca le parole nei contesti di vita reali e
quotidiani, tanto da rispettarne il senso e la proprietà, fosse interrogata dal
linguaggio politico odierno, suggerirebbe l'opposto. Di scossoni ce ne
sarebbero eccome! Già questi direbbero che forse la politica può ancora saper
ascoltare, farsi scuotere.
“Reciproca conoscenza e
collaborazione”, come chiaramente suggerisce la parola gemellaggio,
imporrebbe che questo atto non si compia verso i sionisti, che niente e mai,
dal loro insediamento manu militari in terra di Palestina, hanno voluto
condividere col resto dell'umanità, conoscenza e collaborazione. Perché il
gemellaggio non è solo con la popolazione che abita quel villaggio, ma è
soprattutto con l’istituzione che la governa. Ed è questo il fatto dirimente.
Questa non è un’opinione. Numerosi libri di storia, di filologia, di
sociologia, di economia oltre documenti, studi, analisi dimostrano come
l’autodeterminazione del popolo ebraico l’abbia pagata il popolo palestinese,
attraverso il sionismo che ha costruito lo Stato e i suoi poteri. Gemellarsi
con entrambe le parti è un’equidistanza ipocrita e intollerabile. Ragionando
per assurdo, nessuno in Italia (spero) pensa che tutto sommato la nostra
Resistenza avrebbe potuto evitare la lotta armata, costruendo ponti con il
Nazifascismo. Questo è il punto, non un religioso quanto arraffazzonato “non
discriminiamoli, non isoliamoli”. È il Sionismo, epifania ultraradicale del
Nazionalismo stesso, tramite le forme e i processi storici di forza e di
egemonia che lo innervano, a dirlo. Basta volerlo osservare in medias res. È
la natura di quello stato a dover essere indagata e combattuta.

Rosh Pina
Seconda considerazione: la vostra
scelta sembra piuttosto frutto di una convinzione che mistifica la realtà delle
cose affinché questa divenga accettabile. Allora cos’è la convinzione nella
vostra politica? Un’ipotesi: la convinzione, quale forma che precorre la
menzogna, è un atto di fede sacro verso voi stessi, in funzione della pretesa
di difendere sempre e a ogni costo l’egoità, non certo la reale comprensione
della natura delle cose sociali (e individuali). Il costrutto gramsciano
“dell'ordine delle cose” quale movimento organico del dominio che egli
descrisse nell'affermazione del Fascismo, ruota anche attorno a quell'atto di
fede. Tanto da porla in radicale opposizione a quanti cercano la verità.
“Ora, questo non voler
vedere ciò che si vede, questo non voler vedere nel modo con cui si vede, è
quasi la prima condizione di tutti coloro che sono un partito, in qualsiasi
senso: l’uomo di parte diventa per necessità mentitore (Nietzsche).



















