REGIONE LIGURIA: PROVE
TECNICHE DI PREMIERATO
di Franco Astengo
L’istituto
regionale a regime ordinario, le cui prime elezioni a suffragio universale si
svolsero il 7 giugno 1970, ha mutato via via natura rispetto al progetto
originario (evolvendosi o involvendosi) nel corso degli anni sia sul piano dei
riferimenti costituzionali, sia di quelli di natura politica legati alle
funzioni e al rapporto con il territorio. Un cambiamento posto anche in
relazione al profondo modificarsi delle realtà urbane dal punto di vista
sociale, economico e anche istituzionale: pensiamo a quanto sia cambiata la
struttura istituzionale dei Comuni con l'elezione diretta del Sindaco e
progressive modificazioni legate, come del resto per quel che riguarda proprio
le Regioni, dalla modifica del titolo V della Costituzione. Non dimentichiamo
il mutamento di funzioni delle Province (ridotte a ente di secondo grado) e il
modificarsi delle antiche “municipalizzate” oggi “partecipate” a diritto
privato e altri passaggi. Una potente spinta al cambiamento è venuta dalla
trasformazione radicale del sistema dei partiti prima con l’ingresso nell’agone
della Lega Nord portatrice di progetti prima secessionisti poi di
macro-regioni, “devolution” e quant’altro cui lo schieramento di
centro-sinistra (nato dal cambiamento della legge elettorale in senso
maggioritario e della trasformazione dei partiti in soggetti personalistici e/o
semplici comitati elettorali) aveva cercato di porgere appunto la blandizie
(fallimentare) del cambiamento del titolo V della costituzione repubblicana
(2001 - governo Amato - riforma confermata con referendum costituzionale). Egualmente
non si è realizzata una modificazione di “status” al riguardo delle Regioni a
Statuto Speciale verso le quali si sta esercitando un rapporto fondato anch’esso
sulla dipendenza diretta dal Governo (ci sono casi di attualità che lo
dimostrano come quello relativo alla A22) attraverso un meccanismo imperniato
sul voto di scambio. Le Regioni si sono così trasformate da soggetti di
riferimento e di coordinamento legislativo in enti di nomina e spesa. La
Regione si è così trasformata in soggetto a forte vocazione clientelare a
scapito della progettualità, come dimostra anche la storia della “questione
morale” iniziata fin dagli anni ’80 e del proporsi come luogo di concentrazione
di una distribuzione del consenso di natura squisitamente geopolitica e di aggregazione
corporativa. Con il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale è stato
realizzato un colpo decisivo al progetto originario della Regione “legislativa
e coordinatrice”. Il decentramento del Servizio Sanitario Nazionale ha
rappresentato un vero e proprio punto di snodo verso il passaggio della Regione
a soggetto di nomina e di spesa legato al clientelismo geo-politico Tutto
questo è avvenuto perché nel contesto della regionalizzazione si sono
accentuati i meccanismi del rapporto pubblico/privato (alla fine della fiera l’obiettivo
della Lega era proprio quello di far sopravanzare il privato sul pubblico) con
una assunzione di egemonia del cosiddetto “modello Lombardia” (prontamente
adottato anche dalla Liguria a partire dai tempi nei quali non governava il
centro-destra).
Adesso tra le mura della “Reggia”
di Piazza De Ferrari si sta provando un ulteriore passaggio di natura
politico-istituzionale: un vero e proprio esperimento di dimensione nazionale.
“In Primis” è mutata la natura del mandato conferito al Presidente della Giunta
(ormai trasformato dalla “vox populi” in “Governatore”). Nel caso dell’ex-sindaco
di Genova Bucci il mandato è arrivato direttamente dalla signora Presidente del
Consiglio (non tanto per fronteggiare l’emergenza Toti, ma per indirizzare
diversamente la relazione Governo/Regione). Proprio alla signora Presidente del
Consiglio il presidente della Regione Liguria deve rispondere direttamente,
saltando l'eventuale intermediazione coalizionale (coalizione utilizzata molto
banalmente soltanto per la distribuzione riguardante proprio il già citato “voto
di scambio”). Da questo punto nasce una sperimentazione che riguarda
l'accentramento di due settori di grande delicatezza: sanità e trasporto
pubblico. Non si entra qui nel dettaglio delle due operazioni (ASL metropolitana
e ASL unica per i territori con ridimensionamento di ALISA nella sanità dopo
che questo modello è già stato dichiarato fallito da altre regioni dalle Marche
alla Sardegna; acquisizione regionale della disastrata AMT di Genova per poi
procedere con le ATP per formare un unico asset regionale) riservandoci di
entrare meglio in seguito nel merito delle due delicate “questioni”. Basterà
aggiungere che l’obiettivo di queste operazioni è quello di una trasformazione
istituzionale in senso ancor più marcatamente presidenziale: in gangli delicati
come la sanità e il trasporto pubblico si avrebbe prima di tutto una
concentrazione di risorse in ambito metropolitano (laddove si situa il maggior
numero di voti potenziali e dove, nel caso Liguria/Genova, sono emerse le
maggiori difficoltà per il centro-destra in una condizione di forte
astensionismo) e la costruzione di un sistema feudale dove, alla fine, l’assegnazione
degli incarichi diretti ai diversi livelli risalirebbe sempre al Presidente
eletto direttamente ( e investito, dopo la notte di preghiera nella Cappella
Palatina, direttamente dall’Unto/a del Signore).

Bucci
Insomma: in Liguria si tentano
prove tecniche di premierato in una chiave fortemente tecnocratica. Ciò avviene
in una fase nella quale la semplificazione del rapporto politica/società allo
scopo di fronteggiare la complessità dell’eccesso di domanda dovrebbe avvenire
attraverso il “comando” (ben oltre il “taglio” previsto dallo schema
luhmanniano, nell’esaltazione dell’autonomia del politico). La centralizzaz2one
del potere sembra proprio essere la strada scelta per superare “de facto” la
Costituzione Repubblicana partendo dai livelli decentrati di governo e provando
a trasformare gli appuntamenti elettorali in “plebisciti”: operazione che non è
fin qui riuscita pur con l’elezione diretta che si tende a rafforzare con un
mix micidiale tra personalizzazione e centralismo.




