Angelo Gaccione (foto di Fabiano Braccini) |
Questa intervista
vuole essere anche un giusto riconoscimento a uno scrittore
originario di un'altra città, ma che a Milano ha dato molto sotto
l'aspetto letterario e sociale. E “Milano città
narrata”, pubblicata dalla nota Casa Editrice Meravigli,
è un'opera di pregio che sta riscuotendo un notevole apprezzamento
da parte dei lettori, soprattutto milanesi.
Domanda: Gaccione,
come è nata l'idea di “Milano città narrata”, e come è
riuscito a coinvolgere così tanti nomi di prestigio?
Risposta: Questo
libro si inscrive in un progetto più ampio che ha riguardato la
nostra città, e che si è concretizzato nell’uscita di più
volumi: Milano la città e la memoria; Poeti per Milano;
Milano in versi. Tutti volumi di successo. Questo recente,
“Milano città narrata”, splendidamente realizzato
dall’Editrice Meravigli, è forse il più originale e per molti
versi il più poetico. È davvero un atto d’amore verso la
metropoli meneghina realizzato attraverso lo sguardo amoroso di tanti
amici da me coordinati. Ci sono scrittori, poeti, giornalisti,
registi, personalità del teatro, saggisti, storici, e così via, fra
i più noti; ognuno racconta il suo quartiere o la fetta di città
che ha più amato e le è rimasta nel cuore. Era quello che volevo
verificare, e anche com’è cambiata nel tempo e cosa è rimasto nei
ricordi e nella memoria di tante personalità. Il coinvolgimento è
stato molto facile grazie ai rapporti di amicizia da me stabiliti, e
alla stima reciproca.
Gaccione a Firenze |
R: Sono passati
molti anni da allora. Ci sono venuto la prima volta nell’estate del
1969; pochi mesi prima della terribile strage di Piazza Fontana.
Qualche anno più tardi mi sono iscritto all’Università, ho fatto
gli studi universitari a Milano. Mi avevano colpito la pulizia e la
gentilezza: due cose che fanno un luogo civile e pieno di decoro.
D: Nel libro si
parla di luoghi “storici” che non esistono più e di altri in via
di estinzione. Non pensi che “Milano città narrata” possa
diventare la testimonianza scritta da conservare nella libreria di
casa per i nostri nipoti e le future generazioni?
R: Come sai Milano
ha subìto diverse trasformazioni. Certamente non c’è più la
Milano tanto amata da Stendhal, quella che gli fece dire: “Questa
città divenne per me il luogo più bello della terra”.
Non c’è più la Milano città d’acque “che aveva
caratterizzato Milano per almeno otto secoli. La demolizione del
Bottonuto - il quartiere medievale situato a ridosso di piazza Duomo,
in quell'area che oggi possiamo approssimativamente identificare con
l'isolato a sud di Piazza Diaz – modificò in modo irreversibile il
cuore di Milano, lasciando il posto alla modernizzazione e alle
speculazioni immobiliari che hanno caratterizzato in modo drastico il
rapporto della città con la sua storia, con il suo passato,
indicando una strada che di lì a poco sarebbe diventata il modello
dell'intero sviluppo urbanistico”. Non c’è più la Milano
rimpianta dallo scrittore Emilio De Marchi, in quella toccante e
appassionata lettera immaginaria a Carlino (al poeta Carlo Porta),
intitolata “Milaninmilanon”; e non c’è più la Milano
dalle atmosfere romantiche e incantate piena di canali, giardini e
ville che su quei canali si affacciavano, con i tanti ponticelli come
a Venezia, la cui scomparsa ha straziato il cuore al poeta Delio
Tessa, e che abbiamo potuto rivedere in tutto il suo fascino nelle
140 fotografie, alcune gigantesche, eseguite da Arnaldo Chierichetti,
ed esposte al Palazzo Morando di via Sant’Andrea, proprio alle
spalle di via Monte Napoleone, di recente. Non c’è più la Milano
liberty nata dalla prima grande Esposizione Universale del 1906: i
suoi splendidi, magici, fantasiosi
manufatti architettonici,
sono stati tutti stupidamente abbattuti. Gli interventi urbanistici
avvenuti nella prima metà del Ventesimo secolo, la copertura dei
Navigli (“l’intombamento” come scrive il Tessa),
proseguita fino al 1930; i bombardamenti indiscriminati degli Alleati
nel corso della Seconda guerra mondiale; la speculazione indegna
degli anni Sessanta; i nuovi barbari del cemento negli anni
successivi, hanno fatto il resto. Automobili ed asfalto, e poca cura
per il restauro: più spesso manomissione e innesti ibridi. Certo un
libro come questo fatto di ricordi e memorie, può salvare almeno
alcuni echi.
Gaccione con il libraio Benzoni |
R: Di positivo ci
sarà la sistemazione di alcuni simboli e di alcuni luoghi legati
alla parte più nota e centrale della città. Stanno finalmente
intervenendo per il restauro della Galleria. Non credo ci saranno
interventi migliorativi nelle aree fuori dal Duomo, e se ce ne sarà
qualcuno sarà marginale.
Come abbiamo scritto su
“Odissea”, si dovevano recuperare aree industriali e aree
commerciali che oggi languono (ce ne sono una marea, centrali,
periferiche e appena fuori città) e impedire di consumare ulteriori
suoli agricoli, tra l’altro profumatamente pagati. Un esempio per
tutti? L’area dell’ex macello, dei mercati del pesce e dei fiori
che comprende le vie Lombroso, Molise, ecc. Ma si potrebbero fare
centinaia di esempi. Si doveva cogliere l’occasione per impiegare
parte dei finanziamenti per le bonifiche (amianto, discariche
abusive, disinquinamento di corsi d’acqua), per procedere al
restauro di beni culturali di pregio (chiese, palazzi storici, targhe
stradali, monumenti, parchi mal messi, piazzole da qualificare, case
popolari scorticate, verde da riconsiderare, musei da proteggere.
Brera versa in condizioni pessime), potenziare il sistema dei
trasporti con metodologie ecologiche, visto che si prevede l’arrivo
di milioni di persone, e così via. Sulle aree dove sorgerà il
“villaggio” Expo, potremo dire qualcosa alla fine dell’evento.
Ne capiremo l’uso, la funzionalità, l’utilità sociale e civile.
Ora è prematuro.
D: Hai in progetto
qualche altro lavoro dedicato alla metropoli milanese?
R: Milano è il
teatro costante del mio lavoro di scrittore: è appena uscito un
libro di racconti,
“La signorina
volentieri”, quasi tutto ambientato a Milano. Ma ho anche una
raccolta di versi inediti
che riguardano Milano, e
sul mio giornale scrivo spesso di questioni e fatti che riguardano la
nostra città.
Grazie Angelo, per la tua
disponibilità; nel salutarti voglio chiudere con questa bella frase
di Lella Costa: «Milano te la devi scoprire, e spesso la cosa in
più te la danno proprio le persone che vengono da fuori.»
(Intervista raccolta
da Dario Francesco Pericolosi)