A margine dei risultati
elettorali
Spunto di meditazione
Stefania Giannini |
Una delle massime adottate “toto
corde” e praticate con pervicacia dalla politica e dalla burocrazia e non
solo suona “promoveatur ut amoveatur”.
Anche sorvolando sulle conseguenze che si legano al principio di Peter e che
portano alla (tragica) conclusione che ogni e qualsiasi carica finisce per
esser coperta da incompetenti, a me colpisce la possibilità della sua
utilizzazione in modo consapevole a vantaggio proprio di colui che ne è
oggetto. Un segretario di un qualsiasi partito può –e non è raro il caso che
così sia– essere incaricato di coprire uno dei Ministeri, con promesse di
rinnovamento, come fanno tutti i Governi e tutti i Ministri. Ed è possibile che
la segreteria del partito costituisca già il livello di incompetenza ricordato
da Peter. In questo caso, i risultati positivi, già meramente eventuali, non si
avvererebbero proprio anche per l’incompetenza del responsabile. Il quale,
però, grazie a quella segreteria è divenuto Ministro, forse anche in virtù di
meriti di carriera non valutati abbastanza a fondo al di là delle apparenze o
dei titoli e delle prebende.
Accade, cioè, che il partito in
una consultazione elettorale a stento si avvicini alla seconda metà dell’uno
per cento. Come ragiona il segretario? “Rassegno il mandato nelle mani degli
iscritti”, dice, guardandosi comunque bene dal lasciare l’incarico di Ministro.
Ciascuno sa che dimettersi, in
Italia, è talmente raro da esser divenuto segno di serietà e di onestà. In tal
modo, il Ministro segretario dimissionario acquista un merito inconfutabile: le
dimissioni, appunto. Da segretario, ripeto, ma non da Ministro. E’ possibile
che questo rafforzi o quanto meno la poltrona. Ma è anche possibile che un
Presidente del Consiglio moderatamente avveduto, di fronte alla incompetenza
politica dell’ex segretario, si lasci cogliere dal dubbio che, forse, anche il
Ministero non guadagni dalla situazione e che l’immagine del Governo non ne
esca rafforzata.
E che sarebbe bene che la
poltrona di Ministro venisse assegnata diversamente.
Certo, si tratta di un ex
segretario di un partito che fa parte della coalizione…Non possiamo dimetterlo
tout court…
Idea: noi italiani, grazie ai
risultati elettorali, possiamo aspirare, perché è nostro diritto, ad un
incarico di prestigio in Europa. E’ un fatto. Assegniamo quell’incarico
all’ancora Ministro.
Promoveatur ut amoveatur, appunto.
Come l’ex segretario e attuale Ministro aveva immaginato, l’incompetenza
raggiunta e dimostrata gli procura un incarico di prestigio in Europa.
O forse anche no. Il partito cui
appartiene l’ex segretario ancora Ministro non è una presenza rilevante. In
parole povere, non conta. E questo consente di dimettere il Ministro senza
dovergli assegnare incarichi e vitalizi di sorta. E soprattutto, guadagnando un
punto a fare dell’immagine del Governo e dell’Italia. Un Presidente del
Consiglio determinato, innovatore, deciso a rilanciare l’Italia in Europa e
consapevole anche che ogni tipo di rilancio e di rinnovamento passa per la
cultura e per la formazione e per la scuola…
Paolo Maria Di Stefano