CAFONARIA 1
di Angelo Gaccione
All’ossessione e alla mania dell’uso
dei telefoni cellulari ho dedicato un racconto ironico e pungente dal titolo
“Russa”, scritto nel dicembre del 2012 e pubblicato l’anno successivo nel libro
“La signorina volentieri” (pagg.
35-40). Nel frattempo la situazione è ulteriormente peggiorata. Orde di cafoni
di ogni età e nazione, hanno invaso ogni luogo e ogni ambito (che siano mezzi
pubblici e ospedali, poco importa) e non si fanno scrupolo alcuno. Qualche
settimana fa ho dovuto forzatamente scendere dall’autobus numero 73 proveniente
dall’aeroporto di Linate. Avevano letteralmente trasformato l’autobus in un
vero e proprio zoo, in cui bestie dalle sembianze umane, starnazzavano,
barrivano, miagolavano, chiocciavano, belavano, abbaiavano, ululavano negli
idiomi più diversi, con le orecchie attaccate ai loro telefonini. Non
mancavano, ovviamente, gli italioti, milanesi e non, ma a darci dentro con più
foga, si distinguevano bipedi di sesso femminile di lingua spagnola (ecuadoregne?
peruviane?) e dei paesi dell’Est. Fossi stato il conducente avrei fermato il
mezzo e mi sarei rifiutato di proseguire se quella assordante cagnara non si
fosse all’istante interrotta. Una volta sui mezzi pubblici campeggiava questa
scritta: Vietato parlare al conducente;
ora che la buona educazione se n’è andata, spodestata da un comportamento
disinvolto figlio del progresso, e dallo sviluppo della tecnologia, non ci sono
divieti che tengano. Ci si dovrà fare, come si dice, il callo? Ci si dovrà
assuefare alla cafonaria (conio un neologismo per la nuova era) che avanza,
indice di sicuro “progresso”?
“Temo il
giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà
popolato allora da una generazione di idioti”.
Non è un mio pensiero, è una
riflessione di Einstein.