CHE CUORE AVETE?
Il fenomeno degli abbandoni ritorna
ogni estate.
Pubblichiamo questo scritto dell’Enpa
Pubblichiamo questo scritto dell’Enpa
e un racconto spietato di Angelo
Gaccione che troverete nel libro
“L’orologio di mastro Hanus” in corso di stampa.
“L’orologio di mastro Hanus” in corso di stampa.
Brando |
"Da anni le campagne Enpa antiabbandono sono
un appuntamento fisso dell’estate: ci piacerebbe non fossero più necessarie,
ma, alla luce dei fatti, siamo ancora lontani da quel momento. Ogni fine
estate, infatti, il bollettino degli animali abbandonati conferma la triste
realtà di un fenomeno che non cessa di verificarsi. Ecco allora che il compito
della Protezione Animali è di continuare a fare appello alla coscienza etica e
morale delle persone, lanciando costantemente il messaggio antiabbandono,
invitando a riflettere su tutte le implicazioni di un tale gesto, cercando di
presentarlo da più angolazioni e provando strade diverse. Proprio per questo ci
affianchiamo, ancora una volta, a Firmiamo.it per promuovere un’ambiziosa
petizione, pensata ad hoc, contro l’abbandono e il conseguente fenomeno del
randagismo di tutti i tipi di animali."
Arriva l’estate e all’improvviso quello che era un fedele
compagno di vita, magari messo sotto l’albero qualche mese prima tra i regali
di Natale perché sembrava un tenero peluche, diventa solo un enorme peso che
non diverte più nessuno. La priorità nelle menti stressate dalla vita
quotidiana è la vacanza e quel batuffolo a 4 zampe viene visto come l’ennesimo
ostacolo insormontabile tra noi e l’ombrellone. Così viene abbandonato sul
bordo di una strada, in un parco, all’autogrill, come un oggetto rotto che non
serve più e che non sentirà la nostra mancanza.
“Chi abbandona si abbandona” è il claim della campagna
Enpa contro questo vergognoso e dilagante fenomeno che non ha dati ufficiali in
quanto di molti poveri animali viene persa ogni traccia una volta lasciati soli
al mondo. Nel 2012 il Ministero della Salute ha provato a fare delle stime,
rilevando una presenza di randagi compresa tra 500mila e 700mila esemplari e
oltre 104mila ingressi nei canili sanitari di animali abbandonati. Ma il quadro
dell’orrore non è ancora completo: insieme ai cani infatti, anche gatti,
conigli, cavie e animali esotici sono vittime silenziose che non devono essere
dimenticate. L’abbandono è un’azione spregevole con cui l’uomo si prende gioco
della vita degli animali, un atto di elevata inciviltà nonché un reato punibile
dalle legge con l'arresto e un'ammenda da mille a diecimila euro. L’abbandono
degli animali è una vergogna che deve essere fermata, facciamoci sentire
affinché tutto ciò non accada mai più.
(Enpa)
WOLF
L’anno scorso scappai dal canile comunale perché
ero tenuto segregato. Vivevo senza aria in un gabbiotto stretto e buio che mi
soffocava. Il mio padrone mi aveva abbandonato in piena estate su un’autostrada
torrida. Era stato un vero inganno. Eravamo fermi in un’area di sosta: lui
sonnecchiava disteso sul sedile, mentre io mi godevo un pezzo di pollo arrosto.
Improvvisamente vidi la macchina del mio padrone allontanarsi veloce. Pensai si
fosse dimenticato di me e subito mi misi a correre dietro l’auto abbaiando, con
la speranza di richiamare la sua attenzione, per avvisarlo che ero rimasto a
terra. Lo seguii finché mi fu possibile, ma non si fermò. Un camion mi sfiorò e
temetti per la mia vita; ero stanco e frastornato dagli strilli dei clacson e
l’asfalto bruciava. Mi arresi, non avevo altra scelta. Annusai ogni palmo di
terra ma le macchine non lasciano traccia di uomini. Nelle narici continuavo ad
avere l’orrendo puzzo di benzina bruciata, di nafta, di gas, di catrame. Ogni
tanto costeggiavo quella infinita distesa, sperando che il mio padrone tornasse
indietro a riprendermi. A volte mi sporgevo dal guardrail e cercavo di mettere
a fuoco le macchine, ma sfrecciavano così veloci che il vento mi faceva
lacrimare gli occhi e non vedevo più nulla.
Vagai per giorni affamato e disperato, prima di giungere
nel mezzo di una radura dove trovai un casolare che mi pareva abbandonato. In
realtà vi abitava un uomo di mezza età; non mi ispirava alcuna fiducia, ma ero
talmente affamato e stanco che lo guardai con due occhi supplichevoli sperando
di farmelo amico. Quando si avvicinò con una scodella di cibo, tornai a sperare
che gli uomini avessero anche loro conservato un’anima come noi cani.
Mangiai a sazietà e mi rifocillai ben bene, dopo giorni
di duro vagabondaggio. La sera finalmente potei dormire sotto un tetto caldo e
sicuro. Dentro di me, il volto dei miei padroni non riusciva a cancellarsi;
soprattutto quello del piccolo Bill, che aveva giocato con me per i tre anni in
cui avevo fatto la guardia al suo lettino.
Avevo ancora un filo di speranza, e con questa speranza
mi addormentai. Solamente al mattino mi accorsi del tradimento. Mi trovai con
una robusta catena legata al collo e con le zampe impastoiate. Mi lamentai
supplicando, ma l’uomo rimase indifferente. Quando arrivò il furgone capii che
la mia sorte era segnata.
Il canile in cui fui portato somigliava ad una galera.
Per tutto il tempo che vi rimasi, mi resi conto che nulla
è più importante della libertà.
Un cane può sopravvivere con poco cibo, ma non gli è
possibile vivere se gli manca la libertà.
È per questo che da quel giorno non pensai che di
fuggire.
Ora sono qui, lontano dalla malvagità degli uomini.
[Milano 20 gennaio 1994]