PARIGI
CAMBIARE MODO DI AGIRE
di Jacopo Gardella
Il dibattito di “Odissea” sulle conseguenze di quanto
avvenuto a Parigi,
continua con questa riflessione dell’urbanista Jacopo
Gardella.
Caro Angelo,
mi hai chiesto di
fare un commento sulla tragedia di Parigi e la carneficina messa in atto
dall’ISIS. Sai che non sono un cronista di avvenimenti politici e tanto meno un
esperto di politica estera. Cercherò nondimeno di accogliere la tua richiesta e
di darti una mia risposta anche se sono profano nella specifica materia; e nondimeno,
come tutti noi, non sono persona che resta insensibile ed indifferente di fronte
ad avvenimenti così tragici. La strage commessa a Parigi, l’ultima di una lunga
successione tra cui vanno ricordati gli assalti alla redazione del settimanale
satirico parigino “Charlie Hebdo” e l’esplosione dell’aereo da turismo russo, è
una strage che nasce da cause diverse, interconnesse, sovrapposte e che
implicano problemi politici, morali, militari.
Conflitti politici
Senza nessuna
attenuante per i carnefici dell’ISIS e senza dimenticare le atrocità da loro
commesse ai danni di vittime innocenti non solo uccise ma trucidate
teatralmente con orribili esecuzioni cinicamente cinematografate, senza perciò
nessuna indulgenza per l’ISIS, va riconosciuto tuttavia il grave susseguirsi di
errori ed orrori commessi dal mondo occidentale, sia in tempi recenti per la
conquista ed il controllo delle fonti di energia, cioè per la estrazione del
petrolio, sia in passato per la conquista e lo sfruttamento dei territori
indifesi, cioè per il dominio su paesi assoggettati e colonizzati. Oggi lo
scontro è la conseguenza di una incompatibile conciliazione fra due interessi
contrapposti: come assicurare ai paesi ricchi la fornitura ed il vitale
controllo delle fonti di energia e nello stesso tempo evitare l’occupazione e la
soggezione economica esercitata sui paesi poveri possessori di quelle fonti? Agli
interessi contrapposti si contrappongono interessi concomitanti che rendono
ancora più difficile, per non dire quasi impossibile, la soluzione pacifica
dello scontro. Da un lato i paesi ricchi (occidentali) bisognosi del petrolio
estratto nei territori dei paesi poveri (arabi); dall’altra i paesi poveri alla
ricerca di armi prodotte dai paesi ricchi. I due interessi si conciliano
puntualmente ma non portano ad una soluzione di pace e di reciproco rispetto.
Anzi fomentano ed acuiscono i latenti contrasti fino ad esasperarli e
trasformarli non più in conflitti convenzionali ma in barbari delitti. In realtà si è di fronte ad
un paradosso: i paesi produttori di armamenti vendono la loro merce mortale
agli stessi paesi che poi usano quella stessa merce contro chi l’ha venduta a
loro. Una ritorsione storica; una nemesi mondiale: la civiltà eurocentrica è
messa in pericolo dalle culture che per secoli sono state da lei soggiogate e
sfruttate.
Conflitti morali
Il peggiore
orizzonte che si affaccia all’umanità del futuro sta nella perdita di quelle
ideologie laiche e fedi religiose che hanno guidato per secoli i destini del
mondo civilizzato. Senza addentrarsi in una analisi storica di enorme
difficoltà e non pertinente a questo scritto è tuttavia possibile constatare
che tanto il liberismo capitalista quanto il dirigismo marxista hanno fallito;
se si dà alla parola fallimento il significato di mancato conseguimento dei
loro obiettivi iniziali. Il capitalismo non ha saputo conciliare il diritto
alle legittime libertà individuali con il dovere altrettanto imperativo di non sfruttare
a proprio uso la disponibilità degli altri. Il marxismo ha saputo eliminare lo
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma ha dovuto ricorrere alla soppressione
delle elementari libertà personali. A ciò si aggiunge il fallimento della
Religione Cristiana sia cattolica che protestante, la quale si è sempre posta
in una posizione di superiorità verso le altre religioni diffuse nel mondo ed
ha sempre preteso di essere l'unica fede vera e giusta.
È stato un errore,
anzi una grave colpa, attribuibile alle tre sopracitate correnti di pensiero,
la mancanza di comprensione, di tolleranza, di rispetto verso chi è diverso da
noi: diverso non solo di razza, di costumi, di credenze ma diverso anche per
condizione di nascita, di educazione, di censo. Il primo caso ha condotto al razzismo,
il secondo al classismo: due tristi manifestazioni della natura umana. Sono
errori storici, epocali, catastrofici di cui adesso la reazione raccapricciante
dell'ISIS ci fa pagare le conseguenze.
Conflitti militari
Se da un lato è comprensibile
la sforzo di Hollande volto alla ricerca di una unità di azione concordata tra tutti
i paesi civili del mondo occidentale, sia paesi già feriti dagli attentati sia
paesi per ora immuni, dall'altro lato sembra ridicola la convinzione di poter
sconfiggere i terroristi con le tradizionali armi belliche: carri armati,
aeroplani da bombardamento, truppe di occupazione, artiglierie leggere e
pesanti. La guerra contro i terroristi è nuova, diversa dalle precedenti, mai
comparsa in passato; così come sono inedite, diverse dalle consuete, tutte da
immaginare anche le armi, le tattiche, le operazioni logistiche, i contingenti
umani da impiegare. “Le guerre non sono affatto sempre le stesse; bisogna
guardarsi dal combattere la guerra di oggi coi criteri dell’ultima guerra di
ieri. Nasce la difficoltà, oggi, di individuare strategie e tattiche idonee
alle nuove circostanze” (Corriere della Sera, 2.12.2015; Giuseppe Galasso).
Si apre un
inaspettato ed angosciante conflitto al quale si è costretti a far fronte con
strategie prima di ora mai concepite, non paragonabili alle azioni belliche
tradizionali, e nemmeno alla guerriglia combattuta nel Vietnam. La lotta contro
l'ISIS richiede il ricorso alle stesse armi dell'ISIS. Fatta eccezione per gli
attentati contro la popolazione civile, che denunciano quale grado di infamia,
viltà, ricatto sia stato raggiunto dall'ISIS, occorre addestrare i combattenti
ad una inedita conduzione delle ostilità basata su nuovi sistemi di
combattimento e sul ricorso a mezzi da sempre considerati poco nobili ma oggi
necessari: servizi segreti; spionaggi e contro spionaggi; infiltrazioni
mascherate tra i nemici; controlli diffusi ed inevitabilmente limitativi di
alcune libertà personali; addestramenti della popolazione ad osservare con attenzione
i vicini, a guardarsi da presenze sospette, a segnalare ciò che appare equivoco,
anomale, non regolare; ed infine uso generalizzato dei più aggiornati strumenti
digitali. “A parte i tradizionali metodi di sicurezza la digitalizzazione
urbana sarà essenziale per disporre di informazioni utili a conoscere i
pericoli e prevenire le crisi. Il BIG DATA urbano sarà fondamentale nella
prevenzione e nella sconfitta del terrorismo” (Corriere della sera, 2.12.2015;
Danilo Taino). Il nemico non si schiera al di là di un fronte ben visibile e
facilmente individuabile, ma si trova in mezzo alla gente; si nasconde nella
folla; si infiltra tra la popolazione. L'accordo che le nazioni coalizzate
nella lotta contro l'ISIS dovrebbe concludere non consiste più in una unione
basata su forze di tipo consueto, seppur dotate di equipaggiamenti aggiornati e
sofisticati; sarà una organizzazione di forze speciali addestrate a compiere
attività sotterranee, occulte, clandestine, così come sotterraneo, occulto,
clandestino è il modo di combattere dell'ISI. Si è costretti ad agire con gli
stessi sleali mezzi di combattimento usati da chi ci vuole aggredire. Bombardare
un esercito nascosto, occulto, invisibile serve poco se lo si vuole annientare:
procura invece gravi e dolorose perdite fra numerosi innocenti civili.
Dal punto di vista
militare la guerra dovrà essere di difesa più che di attacco. Dal punto di
vista politico si dovrà ricercare un dialogo ed un accordo piuttosto che
tentare di imporre una irraggiungibile superiorità. Non sembra che quanti
vogliono gettare le basi di un accordo internazionale contro la piaga del
terrorismo siano consci del nuovo inedito aspetto assunto dalla lotta; una
lotta che deve abbandonare il vecchio senso della dignità, dell'onore, della
lealtà; una lotta non più circoscrivibile entro un territorio bene individuato
ma diffusa in ogni parte del mondo; una lotta generalizzata; una lotta globale.
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GLI SPILLI
di Laura
Margherita Volante
1.Invidia. La
competizione fra gli addetti ai livori
è sempre piena di lividi…
2.Res Pubblica.
Senza lavoro svanisce il diritto e lo stato diventa patrimoniale.
3.Da ogni
esperienza si esce dalla porta cambiati in meglio.
4.Per non cadere
nell’errore del pregiudizio è il senso della distinzione.
5.Chi distrugge la
vita altrui non sa vivere la propria.
6.La diversità è
una ricchezza. Per i poveri tale ricchezza è indigesta…
7.Viltà. Il
persecutore scappa davanti al coraggio altrui.
8.I bugiardi
manipolatori e camaleontici colti in fallo o spariscono o diventano molto pericolosi.
9.Chi conosce solo
la morte la scarica su chi vive di pane e libertà.
10.La paura non
deve perdere il controllo di sé, se no i problemi aumentano a raffica…
11.Il primo ceffone
giustificato è un lasciapassare…
12.Passioni. La
gelosia è destinata a seccarsi mentre l’amore sboccia in fiori dai mille
colori.
13.La provocazione
è un’erba grama che non va raccolta, ma estirpata con lucidità…
14.Il male non si
vendica così come non ci si può vendicare del cancro…
15.l pensiero pensa
con la testa che ha.
16.La vita non si
controlla, si governa.
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