IL DESTINO DI 1 MILIONE DI MQ
DECISO NEL SILENZIO PIÙ TOTALE
Milano. Bovisa in pericolo. Il solito tentativo di
colpo di mano,
per divorarsi un’altra fetta di città.
Opificio alla Bovisa |
Care e cari,
oltre alle aree degli ex scali ferroviari, molti spazi
della nostra città sono oggetto di progetti urbanistici che segneranno il
futuro della qualità della vita dei/delle Milanesi. È utile conoscerli per non lasciare ai così detti
'tecnici' decisioni che hanno a che fare soprattutto con la politica. Molti
Auguri per il Nuovo Anno che si prospetta cruciale sia per il paese che per la
nostra città.
Anita Sonego
Un
preliminare di progetto urbanistico secretato, di cui gli organi collegiali del
Politecnico prendono atto senza conoscerlo. Una completa confusione o
commistione di ruoli tra proprietari delle aree e responsabili della
pianificazione, e anzi un potenziale conflitto di interesse nella persona
dell’assessore all’urbanistica, professore e già pro-rettore vicario del
Politecnico.
Una fretta indiavolata:
progetto urbanistico entro due mesi, si direbbe per condizionare la nuova
Amministrazione comunale che uscirà dalle urne.
Una densità edilizia
ipotizzata (circa 8 mc reali, vuoto per pieno, per ogni mq di superficie
territoriale) incredibile, come non succedeva neppure nei più lontani anni ‘50,
tanto meno su aree di questa estensione; e insostenibile in una città afflitta
da una qualità dell’aria largamente fuori dalle norme europee. E sullo sfondo
una bonifica avviata violando, o se si preferisce disapplicando disinvoltamente
la legge, giusto quanto serve per avere la possibilità di segare uno splendido
bosco urbano di alto fusto. Non sono gli ingredienti di una fiction, ma le
modalità con cui, al crepuscolo del mandato di questa giunta milanese, si sta
realmente consumando la vicenda della progettazione dell’Ambito di
trasformazione urbana (ATU) Bovisa, nel silenzio generale dei media e
nell’ignoranza non solo dei cittadini ma persino degli addetti ai lavori.
Archeologia industriale alla Bovisa |
L’area di Bovisa nota come
"la Goccia", cioè quella occupata dai gasometri e dalle altre
attrezzature industriali dismesse per la produzione del gas di città è una
enclave pressoché sconosciuta perché chiusa all’accesso del pubblico, e
tuttavia carica di interesse e di valori ambientali e paesaggistici: decine di
affascinanti edifici di archeologia industriale sparsi in un’area popolata da
più di duemila alberi di alto fusto tra i quali si è ormai insediata anche una
variegata presenza faunistica.
In qualunque città civile
un’area siffatta sarebbe stata da tempo oggetto di un attento rilevamento, da
pubblicizzare al massimo in modo da promuovere il più largo confronto di idee
sul modo di utilizzare questo gioiello, unico dentro un contesto per il resto
totalmente cementificato.
Da noi sta avvenendo
esattamente il contrario.
Mentre si tengono serrati
i cancelli dell’area con la scusa della sua contaminazione, in modo che i
cittadini siano generalmente inconsapevoli di quale tesoro si nasconda dietro i
muri di recinzione, mentre si segano gli alberi con il pretesto di una bonifica
che riteniamo in violazione di legge, costosa per l’erario e non necessaria, e
dopo un lungo e inconcludente workshop “di partecipazione”, relativo solo a una
porzione minore dell’area, un piccolissimo gruppo di addetti disegna invece,
segretamente, il futuro di tutto l’ambito di trasformazione urbana, curando di
conciliare a priori gli interessi degli stakeholder, in modo da fare poi fronte
compatto contro le possibili reazioni dei cittadini.
Così almeno sembrerebbe di
capire, a giudicare dalle modalità “carbonare” con le quali la progettazione è
stata avviata e viene mantenuta riservata. Il Comitato la Goccia ha fatto la
sua parte, ricorrendo al Presidente della Repubblica contro la bonifica fuori
legge e chiedendone la sospensione. L’assessore in carica, come di solito non
succede, ha preferito accelerare piuttosto che attendere almeno il giudizio
sulla sospensiva. Ha così fatto iniziare i lavori del lotto 1A, a partire dal
taglio del bosco, che è già stato realizzato.
Verrebbe da dire, nell’evidente
tentativo di porre il Consiglio di Stato, che giudicherà il ricorso, di fronte
al fatto compiuto e irreversibile. È dunque guerra aperta, e come in tutte le
guerre agli attacchi conseguono e conseguiranno inevitabilmente i
contrattacchi. Il Comitato la Goccia chiede perciò al Consiglio comunale di
Milano di intervenire per fermare le ostilità, e per richiamare tutti a
considerare prioritariamente l’interesse generale della città, piuttosto che
quelli degli operatori, privati o para pubblici che siano.
Antonella Adamo, Giuseppe Boatti, Luciana Bordin,
Filippo Davide Cucinella, Andrea Debosio, Cinzia Del Manso, Francesca Grazzini,
Maria Grazia Manzoni, Maurilio Pogliani, Francesco Radino, Edi Sanna, Marina
Susana, Patrizia Trevisan, Alessandro Vimercati (Comitato La Goccia)
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