Se 13 milioni vi sembrano pochi.
E adesso i referendum sociali
Il referendum "sulle trivelle" non ha
raggiunto il quorum necessario. Questo è un dato di fatto, come lo è che
13.334.764 italiani si sono recati alle urne per esprimere la loro netta contrarietà
alla politica energetica del Governo. Nonostante una scarsa copertura dei media
e l'inesistente coinvolgimento dell'opinione pubblica, oltre 15 milioni di
italiani hanno votato. Di questi, la stragrande maggioranza ha detto che no, la
salute e l'ambiente non sono beni sacrificabili sull'altare del profitto e no,
il referendum non è uno strumento demagogico ma è un diritto inalienabile.
Noi vogliamo ripartire da qua. E vogliamo farlo
allargando la piattaforma, dando voce in più capitoli agli italiani che ieri
hanno dimostrato di avere voglia di prendere in mano il loro destino. Scuola,
ambiente, salute e beni comuni. Cosa c'è di più importante nella vita di una
comunità? I referendum sociali per cui stiamo raccogliendo le firme
diventeranno la pietra miliare della volontà popolare. Smantelleremo la riforma
della "cattiva scuola" renziana, che prevede un preside-manager e non
educatori; che equipara lo studio al lavoro e le scuole pubbliche a quelle
private; salveremo l'ambiente e la salute nostra e delle generazioni future
impedendo la costruzione di inceneritori e di trivelle - tutte le trivelle, a
prescindere da concessioni e deroghe - sul territorio italiano; ricorderemo,
con una petizione popolare, che l'acqua e i beni comuni non sono sul mercato, con
buona pace del ministro Madia e della sua direttiva che ignora il referendum
del 2011.
Ieri hanno vinto i poteri forti. Quelli che fanno accordi
con le compagnie petrolifere, che preferiscono ascoltare i dirigenti della
Total piuttosto che i presidenti di Regione. Quelli che si scagliano contro le
- in verità poche - trasmissioni televisive che tentano di fare informazione.
Quelli che dai loro scranni parlamentari rispettano il mandato popolare con un
"ciaone". Quelli a cui il voto, in fin dei conti, fa così paura da
invitare all'astensione. Adesso tocca a noi. Noi siamo in piazza, a raccogliere
le firme per i referendum sociali. Anche in questo fine settimana la raccolta è
stata ottima, segno evidente di una volontà popolare che non perde tempo a
leccarsi le ferite. Ci saremo ancora e sempre di più, finché l'obiettivo non
sarà raggiunto. E l'obiettivo è chiaro: riprenderci il futuro nelle nostre
mani.
Andrea Milluzzi
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