Missili, satelliti e fucili italiani per i
torturatori d’Egitto
di Antonio
Mazzeo
Giulio Regeni massacrato in Egitto |
“Non siamo disposti ad accettare verità distorte e
di comodo e se non ci sarà un cambio di marcia da parte degli inquirenti e
delle autorità dell’Egitto, il governo potrà ricorrere a misure immediate e
proporzionate”. Il 5 aprile 2016, intervenendo al Senato sul caso di Giulio
Regeni, barbaramente torturato e ucciso al Cairo il 25 gennaio, il ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni ha promesso il massimo sforzo per far luce sui
mandanti e gli esecutori dell’omicidio del nostro giovane connazionale. Dopo il
rifiuto degli inquirenti egiziani di consegnare i tabulati di una decine di
utenze telefoniche, il premier Renzi ha richiamato in Italia l’ambasciatore al
Cairo, Maurizio Massari. Per tanti analisti, il governo - stavolta - sembra
voler fare sul serio. Peccato però che ad oggi non esista atto concreto che
rimetta in discussione la consolidata partnership politico-militare-industriale
tra Italia ed Egitto o quantomeno congeli i trasferimenti di sistemi d’arma
pesanti e leggeri alle forze armate e di polizia del sanguinario regime di
Al-Sisi. Al contrario, nelle stesse ore in cui il ministro Gentiloni faceva la
sua minacciosa sortita in Parlamento, un’azienda leader nel settore
aerospaziale controllata in parte dalla holding Finmeccanica, Thales Alenia
Space, annunciava la firma di un contatto di 600 milioni di euro per la
fornitura di un sistema di telecomunicazione militare satellitare al governo
egiziano. L’accordo è stato raggiunto nel corso della recente visita al Cairo
del presidente Francois Hollande, sicuramente uno dei più accreditati
sostenitori internazionali dei dittatori d’Egitto. Oltre al satellite
co-prodotto da Italia e Francia, Hollande si è impegnato a fornire ai militari
egiziani cacciabombardieri e unità navali. In particolare, i cantieri francesi
DCNS consegneranno nel 2017 una corvetta tipo “Gowind 2500” a cui seguiranno
altre tre unità dello stesso tipo prodotte nei cantieri egiziani di Alessandria
tra il 2018 e il 2019. La commessa ha un valore superiore al miliardo di euro,
a cui si aggiungeranno altri 3-400 milioni per la fornitura dei sistemi da
combattimento che in buona parte saranno prodotti da imprese controllate
interamente o parzialmente dal colosso Finmeccanica. Le quattro corvette
“Gowind” saranno armate infatti con cannoni 76/62 Super Rapido di Oto Melara
(società di Finmeccanica S.p.A. con stabilimenti a Brescia e La Spezia),
missili antinave MM 40 Block 3 Exocet e VL MICA di produzione MBDA (Matra BAE
Dynamics Alenia), il maggior consorzio europeo nel settore missilistico,
controllato per il 75% da Aibus e BAE System e per il restante 25% da
Finmeccanica.
Alla marina militare egiziana è giunta pure una fregata
multiruolo tipo FREMM realizzata nei
cantieri navali del gruppo DCNS. Anche in questo caso molti dei sistemi di
combattimento parleranno italiano. La nuova fregata sarà armata con i cannoni
da 76 millimetri Super Rapido di Oto Melara, con i missili antiaerei
superficie/aria Aster 15 di Eurosam (un consorzio europeo formato da MBDA e
Thales), con quelli da crociera Scalp Naval e antinave Exocet MM40 (di
produzione MBDA) e con i siluri anti-sommergibili MU90 (prodotti dal consorzio
Eurotorp, costituito dalle società Thales e DCNS e dalla Wass di Livorno del
gruppo Finmeccanica). Proprio grazie alle commesse missilistiche per la fregata
FREMM all’Egitto e per i cacciabombardieri Rafale che la Francia fornirà al
regime del Qatar, il consorzio MBDA - Matra BAE Dynamics Alenia ha registrato
nel 2015 un fatturato record di 5,2 miliardi di euro.
Nel 2013, un’altra importante azienda del gruppo
Finmeccanica, AgustaWestland, si assicurò un contratto di 17,3 milioni di
dollari per la manutenzione e l’assistenza al parco elicotteri delle forze
armate egiziane. A fine 2012, sempre AgustaWestland consegnò all’Egitto due
elicotteri AW139 in configurazione ricerca e soccorso (SAR) e trasporto truppe,
armamenti e materiali. Il contratto, per un valore di 37,8 milioni di dollari,
fu sottoscritto con U.S. Army Aviation and Missile Command (AMCOM), il comando
aereo e missilistico dell’esercito Usa che trasferì poi alle autorità egiziane
i due mezzi italiani attraverso il programma Foreign Military Sales (FMS). Ad
AgustaWestland furono pure assegnate le attività addestrative dei piloti e del
personale di terra e la fornitura delle attrezzature e dei ricambi necessari
per la messa in servizio degli elicotteri. Nel dicembre 2010, anche l’azienda
DRS Technologies, con sede e stabilimenti negli Stati Uniti d’America ma
intermante controllata da Finmeccanica, firmò con l’esercito Usa un contratto
di 65,7 milioni di dollari per consegnare alle forze armate egiziane veicoli,
sistemi di sorveglianza e altre apparecchiature elettroniche.
“L’Italia è l’unico paese dell’Unione europea che, dalla
presa del potere del generale al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la
repressione interna nonostante la sospensione delle licenze di esportazione
verso l’Egitto decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio dell’Unione
europea”, denunciano la Rete italiana per il disarmo e l’Osservatorio
permanente armi leggere (Opal) di Brescia. “Nel 2014 l’Italia ha fornito alle
forze di polizia egiziane 30.000 pistole, prodotte nel bresciano e nel 2015 di
3.661 fucili, per la maggior parte prodotti da un’azienda in provincia di
Urbino. Nel 2012 il valore delle esportazioni di armi italiane all’Egitto ha
raggiunto i 28 milioni di euro e ha riguardato fucili d’assalto e lanciagranate
della Beretta, munizioni della Fiocchi, blindati della Iveco di Torino e
apparecchiature specializzate per l’addestramento militare”.
Sempre secondo i ricercatori della Rete per il disarmo e
di Opal, nel 2011 il governo italiano autorizzò l’esportazione alle forze
armate egiziane di 14.730 colpi completi per carri armati a cui si aggiunsero
l’anno successivo 692 colpi con spoletta più altri 673, tutti prodotti da
Simmel Difesa di Colleferro, Roma. Sempre nel 2011, fu autorizzata
l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard per missili
Sparrow/Aspide a cui sono seguiti, nel 2012, altre 1.000 componenti per la
stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall Italia Spa di Roma. Quello
stesso anno il governo italiano autorizzò pure l’esportazione di 55 veicoli
blindati Lizard prodotti dalla società Iveco, attrezzature del cannone navale
76/62 Super Rapido di Oto Melara e apparecchiature elettroniche e software di
Selex Elsag (oggi Selex ES), altra azienda del gruppo Finmeccanica.