ESCHER IL VISIONARIO
di Angelo Gaccione
Maurits Cornelis Escher |
Si possono
trovare numerosi aggettivi per definire l’occhio eccitato dell’artista olandese
Maurits Cornelis Escher, ma non c’è dubbio che il suo è e resta un occhio
visionario. Solo un occhio visionario, infatti, pur nutrendosi della più
evidente e oggettiva realtà, riesce a cogliere le forme più intime di questa
realtà per restituircele in altre forme e suggestioni: forme ancora più
insolite ed ardite, da toccare il limite del paradosso. Entrare nel mondo delle
forme e delle immagini del grande incisore olandese, è come entrare in un
labirinto stordente, ma un labirinto rigorosamente geometrico, matematico,
razionale, ordinato, anche lì dove le leggi della fisica sembrerebbero
vacillare. L’inganno ottico è così bene organizzato dall’artista, che le sue
forme acquistano una immediata coerenza architettonica, e dove l’incoerenza
risulti geometricamente paradossale o del tutto arbitraria, ecco che basta
scegliere il punto di vista giusto, l’angolazione precisa da cui disporsi
all’osservazione, e magicamente ciò che è matematicamente impossibile,
prospetticamente forzato, oggettivamente sbagliato, si rivelerà corretto allo
sguardo dell’osservatore.
La casa di Leeuwarden |
Se questa regola vale per alcuni manufatti come
dimostrato dall’impossibile “Cubo di
Necker” o per uno dei letti “sbagliati” di Luca Maria Patella, a maggior
ragione essa vale per “Belvedere”,
l’incisione che Escher realizzò nel 1958, o “Relatività che è una litografia del 1953. In queste opere le architetture
fatte di scale, archi, colonne presentano delle forzature prospettiche, dei
procedimenti aberranti, e si presentano volutamente paradossali, e tuttavia la
fascinazione visiva è straordinaria e nulla ci importa se non la verità
dell’opera così come ci è data dell’artista. I paradossi geometrici, gli
oggetti impossibili, le torsioni “aberranti”, le iperboli, i simboli più
improbabili, in fondo non sono altro, in arte, e quindi in Escher, che elementi
di quella seduzione, di quello stupore, di cui la fantasia si serve per accendere
la nostra visione, per metterla alla prova.
Belvedere |
L’attenzione per le forme
geometriche (ma tutte le forme hanno una geometria), è sempre stata molto viva
in Escher, basta analizzare l’interesse per la cristallografia, per le
architetture medievali, per il paesaggio (italiano e non solo), per le decorazioni
dell’arte islamica e aragonese, per il liberty, l’art nuveaux, il mosaico… Forme
che gli hanno suggerito una galleria meravigliosa di xilografie, incisioni,
litografie di grande pregio, in una continua metamorfosi, in cui una forma ne figlia
un’altra e un’altra ancora, fino a divenire ciò che non ci saremmo aspettati.
In un gioco di invenzione che resta tuttavia rigorosamente serio ed
organizzato.
Convesso e concavo |
Come si può vedere in “Mosaico, Riempimento, Plane Filling II”,
dove il bianco e il nero si aggrega a formare animali di ogni sorta, in un
gioco di incastri che non lascia un solo margine di spazio vuoto. Una vera e
propria fantasmagoria visiva e dove l’insolito emerge con sorprendente
fascinazione e gli innesti sono fra i più bizzarri, persino una chitarra
battente.
Un’atmosfera di surreale e
di fiabesco si riscontra nella xilografia del 1947 “Altro mondo II”, dove i simboli più improbabili affollano una
stanza: si tratta di animali mitici, fantastici, tipici della favolistica
antica e della visionarietà medievale. Mentre “Planetoide tetraedrico”, xilografia del 1954, contiene nella sua
sfera una città medievale distribuita sui quattro punti cardinali. L’effetto
qui è magico come in un’altra opera non presente in questa mostra, e che si
intitola “Balconi”.
Balconi |
Raccontare
una mostra ricca di oltre 200 opere non è cosa agevole. Una mostra che dagli “Emblemata” alle tassellature; dalle
bellissime “vedute” della Calabria (Cattolica di Stilo, Pentedattilo, Morano,
Rocca Imperiale col suo monastero dei Francescani) a “Giorno e notte”; dai 4 elementi a “Tre sfere”; da “Mano con
sfera riflettente” a “Nastro di Möbius II”; da
“Cielo e acqua” a “Incontro”, splendidamente impaginata e
con rimandi, richiami e presenze di grande utilità per la comprensione
approfondita della ricerca formale, teorica, culturale e dei relativi debiti di
Escher verso figure, movimenti e personalità fra le più diverse e di diversi
periodi storici, compresi i rapporti stretti fra l’artista di Leeuwarden e il
mondo matematico e scientifico che tanta considerazione ha avuto verso le sue
intuizioni e la sua produzione estetica.
Metamorfosi II |
Ma in questa mostra, e che la chiude,
è esposta la xilografia “Metamorfosi II”
realizzata fra il 1939 e il 1940. È un lavoro
dalle dimensioni molto ampie e si allunga in orizzontale su una intera parete. È un omaggio di Escher al paesino della scogliera
amalfitana Atrani, e contiene molte delle sue “ossessioni” formali. Si apre con
la scritta Metamorfosi disposta
secondo un preciso ordito, e avendo cura che la lettera o si trovi sempre nell’identica posizione di un “incrocio” che
ricorda lo schema di un cruciverba e che si evolve nella forma di una serie di
quadrati. I quadrati mutano in scacchiera, la scacchiera in lucertole, le
lucertole in ramarri, questi in esagoni, gli esagoni nelle celle di un favo, le
celle in api, le api in libellule che a loro volta si trasformano in colibrì, i
colibrì in pesci, i pesci in uccelli, gli uccelli in cubi, i cubi in tetti di
case squadrate, le case nel borgo marinaro di Atrani la cui appendice è una
torre del gioco degli scacchi, quindi scacchi, scacchiera, quadrati, in una
metamorfosi che termina con un ritorno all’origine, alla scritta da cui si era
partiti e che chiude l’opera.
Giorno e notte |
Il bianco e il nero con
cui Escher costruisce in prevalenza le sue visioni conserva una forte presa
sulla retina di chi osserva. Gli apparenti vuoti sono vuoti solo in apparenza.
Ad un’osservazione attenta non sfuggirà che le anitre bianche in volo, ad
esempio, celano in quello che appare un vuoto nero, forme di anatre nere che
volano in direzione contraria. La disposizione delle forme in bianco, in realtà
disegna delle forme identiche in nero. E questo si ripete serialmente con
uccelli, pesci, cavalieri, in tantissime opere, da “Giorno e notte” a “Divisione
regolare” e così via.
Divisione regolare |
Credo che Escher provasse
gioia e stupore nel comporre questi lavori e si divertisse un mondo a sfidare
la sua stessa genialità visionaria, e lo spirito di acuto osservatore del suo
estimatore.
[La mostra è allestita presso il Palazzo Reale di
Milano
24 giugno 2016 - 22 gennaio 2017]
24 giugno 2016 - 22 gennaio 2017]