DAL PALAZZO
di Franco D’Alfonso
INTERVENTI
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 12
SETTEMBRE 2016
Milano. Palazzo Marino |
Omissis
N/11 – LINEE DI
INDIRIZZO PER LA PROSECUZIONE DEL PERCORSO DI VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE DEL
FONDO IMMOBILIARE “COMUNE DI MILANO I”. IL PROVVEDIMENTO NON COMPORTA SPESA.
PRESIDENTE BERTOLÈ: La
parola, per l’ultimo intervento, al consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO:
Anche io non ripeterò quanto detto in Commissione. Vorrei solo ricordare alcuni
punti, perché ogni volta che si va in Aula e qualcuno parla si ha sempre una
crisi d’identità, non si capisce di che cosa si stia parlando. Sentendo prima
il consigliere De Pasquale, sembrava che stessimo parlando di una delle
operazioni finanziarie meglio riuscite degli ultimi 20 anni.
Non stiamo parlando di una
Ferrari lucidata, stiamo parlando di un fondo. Raccolgo l’invito del
consigliere Corrado del Movimento 5 Stelle che è sempre molto selettivo
nell’andare a fare le pulci alle varie Amministrazioni, nel 2007 chi ha dato ha
dato e chi ha avuto ha avuto, però ricordiamoci almeno i 3 motivi per i quali
quel fondo è stato fatto: il primo è stato per coprire, come ormai tutti sanno,
il bilancio del 2007, con una bella toppa da 160 milioni circa che gli è
servita a chiudere il bilancio del 2007
con la classica frase: “Non abbiamo messo le mani delle tasche dei
cittadini”. Infatti, notoriamente, abbiamo tolto loro i pantaloni e quindi così
è andata. Il secondo motivo è perché veniva fatto in fretta, il terzo motivo è
perché veniva fatto meglio.
Fatto in fretta mi sembra
difficilino, stiamo parlando di 9 anni dopo e stiamo pensando di tenerlo aperto
per altri 3 anni, quindi diciamo che se quello era uno degli obiettivi è stato
cannato nella maniera più clamorosa. Fatto meglio, stenderei anche su questo un
pietoso velo, perché a parte il fatto di aver scelto con il lanternino tutti
gli immobili che avevano un problema di vendibilità. Infatti, il fondo ha
liquidato, in tempo breve, una serie di immobili che erano vendibili e che
avrebbe venduto chiunque, sono poi rimasti incagliati tutti quelli con una
serie di problemi che faticosamente sono stati fatti, ma ricordo un altro
piccolo aspetto, che l’argomento principe per il quale era stato fatto il fondo
era che si sarebbe proceduto immediatamente alla dismissione con la cessione di
una parte delle quote perché il fondo sarebbe stato ad una quota importante,
circa del 40 per cento, per 100 e passa milioni di euro venduto sul mercato,
perché è chiaro, il mercato funziona meglio. Arriva la Lehman Brothers, tutto
quello che volete, il totale netto è che il Comune di Milano è proprietario al
100 per cento del fondo, quindi quello che ha fatto è stato uno spostamento di
questo patrimonio immobiliare che ha destinato alla vendita in un meccanismo
che controlla al 100 per cento, lo controlla al 100 per cento ma paga un
gestore che è una banca che prende, per ogni anno, lo 0,20 per cento, quindi
ogni anno che funziona c’è lo 0,20 per cento del patrimonio che sta dentro,
quindi diciamo che siamo qui a cercare di raccogliere i cocci, così come ha
cercato di fare l’Amministrazione precedente e cerca di farlo adesso. Lo
strumento che è stato richiesto è quello della proroga, soprattutto perché
dice: “Ci possiamo vedere meglio”, è su questa base che voto a favore. Non lo
faccio per esempio, perché altrimenti se si procedesse alla chiusura del fondo,
in questo momento, ci sarebbe perdita di 147 milioni. Non è vero che ci sarebbe
quella perdita sostanziale, perché il Comune è 100 per cento di proprietà del
fondo stesso, può decidere di chiuderla e chiudere il finanziamento aperto che
è di 72-73 milioni di euro disponibili,
lo si può fare vendendo degli immobili, ci sono degli indici per cui
l’operazione è da studiare, però non parliamo di una strada che è tracciata e
sulla quale non si può ripensare, si possono fare delle scelte, la Giunta ha fatto delle scelte, è una scelta
condivisibile, quella di una sorta di wait and see (aspettiamo e vediamo).
Aggiungo che comunque, anche l’indebitamento di 73 milioni di euro sulle casse
del Comune indirettamente, non è neutrale, cioè non è che non ha effetto perché
i 73 milioni di quel finanziamento sono legati ad un contratto del 2007 che
prevede sostanzialmente un costo annuo del 4 e mezzo per cento o del 5 per
cento, non ricordo esattamente, che è basato sul famoso spread, il che
significa che costa più o meno il doppio di quanto attualmente costa il debito
al Comune. Stiamo mettendo le mani in un pasticcio, la struttura e
l’Assessorato mettono le mani in un pasticcio. Per favore, cerchiamo di non
gloriarcene più del necessario. Grazie.
Omissis
EMENDAMENTO N.4
PRESIDENTE BERTOLÈ: Grazie.
Consigliere D’Alfonso.
CONSIGLIERE D’ALFONSO: Intervengo come persona informata dei fatti in questo
caso. C’è sempre questo vezzo di parlare di Milano se si sta parlando di Roma.
Che cosa c’entra Sogemi con il Fondo? Non lo capisco.
In ogni caso, poiché l’ha
tirata in ballo il Consigliere De Pasquale, Le ricordo che: A) gli immobili
sono di proprietà della Sogemi; le tre palazzine sono state trasferite alla
Sogemi con un’operazione in cui - stia tranquillo - il Magistrato è già in
movimento, è il Magistrato della Corte dei Conti che ha già mandato alla
Sogemi - già negli anni scorsi -
un’ispezione che sta dando delle risposte perché il sospetto della Corte dei
Conti è che quell’operazione di conferimento con un valore che, attualmente,
sul mercato è stato valutato tre volte, quello che avrebbe vendendolo; era una
delle solite operazioni che venivano fatte infine, in limine mortis, per
sistemare dei bilanci. Quando si butta una scintilla, attenzione, come succede
quando una persona butta la benzina, la benzina gli finisce addosso. Il motivo
per cui quelle palazzine non si possono vendere è molto semplice: se si vendono
le palazzine, si realizza un terzo di quel valore, ergo si chiude la Sogemi il
giorno dopo perché il bilancio va nell’articolo che adesso non ricordo più.
Per quanto riguarda le
attività illecite che si svolgono all’interno, è vero che non si può
sorvegliare tutto in una grande città, tuttavia questo fatto era già stato
segnalato nel corso della scorsa amministrazione; quindi, l’allora Assessorato
al Commercio chiese l’intervento dell’Annonaria e di altri e c’è un’ispezione
che dice che questa cosa non è vera.
Dopodiché, se la cosa si è
ripetuta, non lo so, io sto agli atti dei Pubblici Ufficiali; se io mando
l’Annonaria che, tornando indietro, mi dice che non è vero, non posso pensare
che l’Annonaria non sia entrata e che abbia ragione l’articolo di Repubblica,
perché altrimenti, quando si dice di non fare processi sui giornali vuol dire
non fare i processi sui giornali anche per delle cose meno significative, non quelle di cui si parla di solito.
Omissis