Edita dalla Fondazione Zanetto
LEOPARDI E I SUOI “CANTI” IN UNA NUOVA PUBBLICAZIONE
DI VINCENZO GUARRACINO
di Federico Migliorati
Su Giacomo Leopardi si sono spesi
fiumi d’inchiostro tanto che appare difficile, oggigiorno, pensare di dare alle
stampe opere nuove legate al genio recanatese senza rischiare di riprodurre il
già scritto. Ci riesce e con felice intuizione Vincenzo Guarracino, che di
Leopardi è in Italia uno dei massimi conoscitori, autore tra l’altro di una “Guida alla lettura di Leopardi” che
condensa con efficace elaborazione vita e opere del poeta. La sua più recente
pubblicazione, edita dalla Fondazione Zanetto di Montichiari che ormai veleggia
verso i 230 titoli complessivi in
catalogo, è “L’infinito e altri Canti”
nella quale affronta con felice sintesi non disgiunta da un linguaggio elegante
e diretto 18 Canti leopardiani. Introdotti da note descrittive che ne illustrano
il contesto e la genesi ad esse sottesi, sono seguiti da appunti, riflessioni,
pensieri che lo stesso poeta marchigiano aveva annotato in diari, lettere,
memoriali. Facile, dunque, orientarsi anche per il neofita della letteratura
così come apprezzabile si presenta l’intero corpus letterario così realizzato
per l’appassionato e lo studioso di Leopardi. Quello messo in atto da
Guarracino è un vero e proprio percorso nel mondo dei versi, in alcuni casi con
inedite riflessioni che denotano l’attento interesse anche filologico del
curatore. Dal “Sabato del villaggio” al “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”,
dalla “Quiete dopo la tempesta” alle “Ricordanze” i Canti “rappresentano -scrive Guarracino nel testo di presentazione-
il vertice dell’esperienza intellettuale e artistica dell’autore. Essi
costituiscono veramente la ‘storia di un’anima’ risolta attraverso una
scrittura poetica in cui si trascrivono e sublimano occasioni della vita e
della cultura”. “L’infinito e altri Canti”
è corredato anche da una postfazione a firma di Marzia Borzi per la quale “i Canti ci aiutano a comprendere l’autore
e la sua poetica, una vera ‘medicina’ dell’Io, con versi che ci conducono
lontano, sensibilizzando il nostro esistere e rendendoci filosofi del reale”.
Interessanti le opinioni di scrittori e critici, pure inserite nel volumetto,
che nel corso dei secoli hanno affrontato la prosa e la poesia di Leopardi, tra
i quali quella di Benedetto Croce che definì “vita strozzata” l’esistenza del
poeta; per contro Francesco De Sanctis eleva l’anima leopardiana perché il
recanatese “non crede al progresso, e te lo fa desiderare, non crede alla
libertà, e te la fa amare”. A corredo di testi e contributi, l’opera di
Guarracino è arricchita da immagini tra cui un ritratto di Leopardi del 1826;
la copertina racchiude uno scatto della statua che in Piazza Leopardi a
Recanati raffigura l’inclito figlio della città in atteggiamento pensoso e
riflessivo.