UCRAINA, EUROPA, 2022
di
Federico Migliorati
L’umanità
delle bestie e la bestialità degli uomini.
Tra le immagini con cui tivù, giornali e social scandiscono il tempo di questa assurda guerra una mi ha particolarmente colpito. Non perché sia più importante di altre né maggiormente significativa nell'illustrare la tragedia epocale dell'esodo di massa di poveri disperati o per approfondire le sorti delle parti in conflitto, al di là di torti e ragioni su cui tutti ci dipingiamo improvvisamente fini strateghi geopolitici dopo essere stati sino a ieri cultori della virologia da salotto. No, qui c'è ben poco da cogliere, se ci limitiamo a una visione superficiale: in realtà credo che tutta la tragedia sia condensata in questa fotografia, rintracciata casualmente in Rete e divenuta rapidamente virale, scattata probabilmente da uno dei fotografi-giornalisti che ogni giorno rischiano la vita mentre svolgono un prezioso ruolo di diffusione delle notizie. L'umana solidarietà da un lato, l'empatia spontanea di un animale dall'altra. La prima guerra europea social, mi si perdoni questa indelicata espressione, ci conduce a osservare quanto le fragilità sul pianeta siano più d'una. C'è l'uomo, essere in cui bene e male sono fortemente compenetrati, e ci sono i docili animali che con lui, con noi, condividono un tratto di vita insieme. Il piccolo felino, dagli occhi sbarrati, intuisce tutto il dramma che popola questi giorni, tra bombe, missili, mitragliatrici, notti che si rischiarano improvvisamente presaghe di nuove sventure, silenzi altrettanto subitanei a decretare un poco di pace prima di nuovi crepitii. La zampa si appoggia sulla spalla della giovane ucraina, come a testimoniare tenerezza e speranza al tempo stesso, speranza che presto si troverà un rifugio, lontano dai tuoni e dai sibili. Non è dato sapere in quale punto di quale confine sia stata scattata né se, come mi auguro, questi poveri sventurati, assieme a milioni di altri, siano riusciti a mettersi in salvo. Forse le tenebre sono destinate a lasciare presto spazio alla luce, per questo gatto e il suo umano, oltre la frontiera, lasciando indietro, chissà, amici, familiari, persone con cui fino a pochi giorni prima si sono condivise esperienze quotidiane, giochi e scherzi, sorrisi e desideri, una normalità mozzata senza una spiegazione razionale. In quella zampetta adesa alla sua padrona il micio assicura che lui ci sarà ancora, a rendere un poco meno doloroso il saluto a una terra comune, a quella terra madre che si allontana sempre più.