LUTTI NOSTRI
di Angelo Gaccione
Padre Giuseppe con Albina Negrini
Padre
Giuseppe Zaupa è morto.
Padre Giuseppe con Albina Negrini |
In questi
ultimi tempi la mia vita è stata contrassegnata da notizie dolorose, da lutti e
da una salute personale sempre più precaria. Tutto questo mentre è andato intensificandosi
il mio impegno pubblico, l’urgenza di esserci con la parola, con la scrittura e
con il corpo. Perché i tempi sono sempre più empi e spietati e a nessuno è
concesso di sottrarsi. La notizia della morte di padre Giuseppe Zaupa, parroco
della Basilica di San Carlo al Corso qui a Milano, mi è arrivata proprio in un
momento in cui mi trovo per l’ennesima volta ammalato, e il dolore non ha fatto
che triplicare. Perché benché abbiamo continuato a darci del lei, l’affetto
e la stima reciproca sono sempre stati grandi. C’era stata subito un’intesa
immediata e cordiale quando con alcuni amici del “Comitato di Odissea per
Turoldo” eravamo andati a fargli visita in Basilica per annunciargli che grazie
all’impegno del nostro Comitato, presto il Comune di Milano avrebbe dedicato al
poeta, al partigiano, allo scomodo uomo di fede friulano che quella Basilica
aveva retto come frate servita per tanti anni, un giardino nel cuore della
città e a due passi dalla Basilica. Proprio in largo Corsia dei Servi, come avvenne
il 25 giugno del 2019.
Con lui
organizzammo poi le tre giornate di studio, di letture, di testimonianze.
Mettemmo il bassorilievo in Basilica realizzato da Salvatore Sanna, e portammo
tanta gente nell’Auditorium, arcivescovo compreso. A partire da quell’incontro
i rapporti si rinsaldarono, aumentò la simpatia fra noi, si moltiplicarono le
iniziative per Turoldo fino a dedicargli un Convegno a Palazzo Reale, una
mostra nella sala ovale che gli venne dedicata, concerti, letture, esposizioni,
proiezioni, incontri letterari, riunioni su riunioni. La Sala Turoldo divenne per
volontà di padre Giuseppe la sede degli incontri di quello che, rimaneggiato,
divenne il “Comitato Amici di padre Turoldo”.
padre Giuseppe e Gaccione
Grazie al
suo indefesso impulso e persino quando il male si era insediato nel suo corpo,
non si è tirato indietro; coadiuvato dalle premure di Albina Negrini e di
quanti gli volevano bene, padre Giuseppe ha tenuto duro e non si è sottratto al
suo impegno, alla sua delicata e fraterna amicizia. Nessuno di noi dimenticherà
i pranzi conviviali e fraterni che ha voluto dedicarci. Credenti e non credenti
accumunati da un identico sentire umano e spirituale come sempre aveva voluto
padre Turoldo. Gli telefonavo di rado ultimamente perché in Basilica veniva poco,
costretto com’era per le cure, a fare lunghe permanenze a Vicenza. Ma entravo
in chiesa per mandargli un pensiero, per ricordarmelo con la stessa
imperturbabile serenità con cui aveva accolto il male che lo divorava. E se
passavo davanti al tempio, sempre gli rivolgevo il pensiero, con la speranza
che tutto potesse risolversi per il meglio e riprendere il lavoro comune da
dove era stato interrotto.
padre Giuseppe e Gaccione |
Padre Giuseppe e la mostra
contro le guerre
Con mia
moglie ci dicevamo di come sarebbe stato felice di leggere nel mio libro su
Milano il capitolo dedicato al giardino di padre Turoldo, i riferimenti alla
Basilica, il tripudio di campane che dai tanti campanili battono i batacchi
tutti assieme come una esaltata sinfonia più gioiosa di un rinnovato 25 Aprile
di liberazione, di vita, di gioia… Non c’è stato il tempo e non ci sarà più. Il
cancro non ha ubbidito né al suo Dio né alla mia laica preghiera; ieri 30 ottobre,
giorno del mio onomastico che non ricordo mai in questa Milano lontana dalla
mia terra, padre Giuseppe si è spento all’ospedale di San Bartolo di Vicenza
sotto lo sguardo affettuoso dei familiari Rosanna Zaupa, Mariagrazia, don
Lorenzo e Lucia. Aveva da poco compiuto 7o anni, era nato a Sovizzo, un piccolo
comune a circa 10 chilometri da Vicenza, il 26 settembre del 1953. Con la sua
prematura morte la Basilica di San Carlo non sarà più la stessa, altrettanto
possiamo dire del Comitato Amici di padre Turoldo. Facciamo nostre le parole di
Albina a cui padre Giuseppe ha voluto bene (scherzando diceva che in realtà il
parroco era lei dato che sapeva tutto della Basilica, più di lui) perché “ha
dato tanto, tutto quello che era nelle sue forze, intelligenza e passione”.
È stata Albina a darmi la ferale notizia, eppure solo pochi giorni fa al
telefono ci eravamo promessi di far vedere al presidente provinciale dell’Anpi
Roberto Cenati, l’intercapedine della cupola dove Turoldo aveva tenuto nascosti
partigiani e antifascisti. Con la presenza di padre Giuseppe, speravamo. E
invece no, per lui è arrivato il nostro pianto. Un pianto meritato, lacrime
necessarie.
contro le guerre