LA DOCCIA FREDDA
di Luigi Mazzella
Le elezioni regionali in Sardegna
Per
il risultato deludente delle elezioni regionali in Sardegna, la “pulzella
della Garbatella” ha ruotato minacciosamente l’ascia di guerra (che mantiene,
idealmente parlando, sempre tra le sue mani, salvo che nella fase degli
abbracci ai numerosi capi di Stati esteri che incontra a dozzine), minacciando
di lanciarla contro Matteo Salvini, accusato di essere stato responsabile dello
“schiaffo al governo” dato dai sardi. Il calo dei votanti ha investito,
però, anche la Lega, e ciò ha prodotto anche all’interno del Movimento
recriminazioni verso il suo Segretario, ritenuto responsabile di avere fatto
una politica suicida per ragioni ben diverse da quelle enumerate dalla Meloni.
Probabilmente, è il caso di fare un po’ di chiarezza, perché gli aspetti della
vicenda sono complessi. La vittoria della coalizione di centro destra alle
ultime elezioni politiche non ha significato per molti Italiani che hanno dato
il voto all’esangue Taiani e al focoso (solo apparentemente) Salvini
un’accettazione di un inevitabile ritorno del fascismo pur dopo il disastro
degli sciagurati anni all’inizio del secolo scorso. La distruzione del Paese,
determinata dalle follie belliche di Mussolini, è uno spettro che ancora si
aggira sullo Stivale e spaventa non solo quelli che l’hanno vissuta ma anche le
giovani generazioni. Le intenzioni di Guido Crosetto di trasformare
sostanzialmente il suo ruolo da Ministro della Difesa in quello di Ministro della
Guerra con l’istituzione di un esercito di riservisti fa temere che il
“gigante” di palazzo Baracchini si riprometta pure di ripristinare la leva
obbligatoria ed ha fatto accapponare la pelle dei giovani Italiani con non
aspirano a essere un popolo di eroi, pronto a morire per Zelensky e
Netanyahu. Certo: molti di quei giovani avevano dato il voto a Giorgia
Meloni ma essa prima di insediarsi a Palazzo Chigi si era dichiarata per
decenni contraria alla NATO e all’Unione Europea, pronunciando parole di fuoco
contro l’Euro.
È vero che tali posizioni, però, erano
state clamorosamente “smentite” ma il voltafaccia non aveva convinto tutti
i suoi votanti; a parte la considerazione che gli Italiani refrattari al
motto del “credere, obbedire e combattere” confidavano comunque nel “vocione”
altisonante di Salvini (in coro con la flebile, troppo flebile, voce del
successore di Berlusconi), per evitare il peggio.
Ed
invece… senza che il segretario della Lega muovesse in modo efficace un solo
dito, “il popol morto” di carducciana memoria ha dovuto assistere, con lo
strombazzamento dei media (subito convertiti al Verbo Meloniano dalle Sirene
di Wall Street e della City):
a)
alle effusioni poco protocollari della “pulzella” a Zelensky, sorretto dalle
sue muliebri braccia in aggiunta a quelle muscolose dei militari dei
battaglioni neo-nazisti Azov; b) agli abbracci e agli sguardi di languida
simpatia rivolti dalla medesima al ”demente” Joe Biden, apparso desideroso più
che altro di non cascare per la possibile, conseguente perdita
dell’equilibrio; c) alle attestazioni di vicinanza emotiva a
Benjamin Netanyahu, in preda a convulsivi tentativi di torva emulazione di
massacri condannati dalla Storia; d) all’invio di armi costruite con
le tasse imposte agli Italiani in Ucraina (ed eventualmente, in
Israele, in attesa di avere un “via libera”, che, fortunatamente, non è
arrivato dagli USA); e) alle manganellate feroci a studenti di scuole medie
riunitisi per attestare solidarietà ai Palestinesi di Gaza; f) a manovre,
probabilmente suggerite dai protettori statunitensi, di fare piazza pulita con
l’uso politico della giustizia di individui scomodi pure se simpatizzanti dei
partiti di governo.
Su
queste vere o asserite “colpe” vi sarebbe da meditare, perché, secondo molti
osservatori politici, le cose, anche a breve, potrebbero cambiare.
Negli States le cose non sembrano andare bene per i
Democratici e i Repubblicani (Trump o non Trump al voto) non dimostrano di
avere lo stesso spirito guerriero di Biden (e, di conseguenza, della nostra
“pulzella”, che potrebbe essere indotta a riporre l’ascia di guerra e a
rinunciare al titolo che ha reso celebre nella storia Jeanne d’Arc). Inoltre,
quando il vento in Italia comincia a cambiare direzione, il girellismo diffuso
in politica diventa inarrestabile e piuttosto rapido.
Per
i partiti non guerrafondai un mutamento del sistema elettorale che dia voce a
una vera maggioranza (50+1), troncando la prassi del governo di una minoranza
(prassi anch’essa fascista, come dimostra la legge Acerbi di mussoliniana
memoria ma, in effetti, da ritenere del tutto incompatibile con realtà
sociale dove la lotta politica si svolge pressoché esclusivamente tra
“assolutisti” intolleranti di vari “credi”) potrebbe dare spazio, con il
recupero del voto degli astensionisti, in stragrande prevalenza contrari al
bellicismo (ormai divenuto, per magia statunitense, sia fascista e sia
comunista) e dare respiro a forze politiche non ideologizzate. Conclusione: le
elezioni europee potrebbero essere il banco di prova per “ravvedimenti
attuosi”! Sempre che chi può compierli, abbia sufficiente coraggio per metterli
in atto.