LETTERA A GIORGIO In
ricordo di Giorgio Gramolini, letterato e aforista, un’anima grande e pura che
ci ha lasciati troppo presto. Giorgio,
tu e io siamo stati compagni di banco al liceo.Ai
primi fermenti di curiosità intelligente avevamo iniziato a scambiarci
sottobanco appunti e parti trascritte di libri dichiaratamente non graditi al
programma ufficiale, con la stessa dedizione sviluppavamo un cinismo significativo
verso lezioni e insegnanti amorfi e inutili. Disegnavi fumetti irresistibili
ora sul versante aulico, ora su quello di un sarcasmo quasi sadico.La
tua verve era già delineata nella forma e nella creatività. L’incontro da
grandi, da adulti, ha poi fatto il resto, cioè la scoperta, o la conferma del
tuo talento attraverso il regalo delle tue pubblicazioni. Romanzi noir e
gotici, poesie intense e surreali, aforismi violenti e pieni di amore. Avevi
una capacità di scindere tempo e spazio che sbalordiva: una formidabile
precisione circostanziale e la sublimazione del pensiero fino alla sua essenza,
quasi a chiedere scusa di quanta realtà fossi costretto a prendere in
considerazione, prima di poter far decollare l’infinito del vivere. Grazie,
Giorgio, di questa esperienza terrena che mi hai donato, grazie del ricordo che
conserverò, a testimoniare che siamo stati vivi insieme, e grazie per avermi
insegnato L’Importanza di Chiamarsi Onesto, ricordi la lezione su
O.Wilde? Io come fosse ieri! Non tradire sé stessi, non compiacere, e avere il
coraggio e la dignità di non scappare davanti alla verità.Aspettami,
avremo ancora tanto da confrontare insieme. Come sempre.Elisabetta
Carmignani
La
tua verve era già delineata nella forma e nella creatività. L’incontro da
grandi, da adulti, ha poi fatto il resto, cioè la scoperta, o la conferma del
tuo talento attraverso il regalo delle tue pubblicazioni. Romanzi noir e
gotici, poesie intense e surreali, aforismi violenti e pieni di amore. Avevi
una capacità di scindere tempo e spazio che sbalordiva: una formidabile
precisione circostanziale e la sublimazione del pensiero fino alla sua essenza,
quasi a chiedere scusa di quanta realtà fossi costretto a prendere in
considerazione, prima di poter far decollare l’infinito del vivere.