RIFLESSIONE
di Franco Astengo
1) Il quadro geopolitico che ci
troviamo di fronte pare indicare come - da un lato - il governo italiano si
stia muovendo in una dimensione di "nazionalismo senza nazione" del
tutto fuori dalla storia e l'Europa, inventandosi uno schema "a due
velocità", rinuncia ad un ruolo di pace esaltando una improbabile
autonomia muovendo truppe sul terreno e aumentando le spese militari;
2) Ferma restando la necessità di
considerare quello europeo lo "spazio politico" nel quale esercitare
prioritariamente l'iniziativa appare evidente il ritardo di strategia
accumulato dalla sinistra: alla vigilia delle elezioni in Germania
(appuntamento fondamentale) non emerge alcuna proposta strategica da abbinare
ad una indispensabile necessità di insistere sulla fine della guerra in
Ucraina, da realizzarsi al di fuori dall'ottica USA di immediata spartizione in
una antistorica e grottesca riedizione di Jalta.
Manca un collegamento fra i
diversi soggetti anche a livello di Parlamento Europeo (dal quale non sembrano
salire voci significative) per l'elaborazione di un progetto che principi da
una analisi concreta della prospettiva di un riequilibrio tra le grandi potenze
che necessiterebbe di rivalutare concetti come neutralità e smilitarizzazione;
3) Esistono questioni di grande
portata sul piano economico in particolare al riguardo della contesa per
l'acquisizione dei materiali utili per lo sviluppo tecnologico (sarà questo
punto quello, ad esempio, su cui si giocherà la partita della spartizione
dell'Ucraina): gli USA stanno spostando ingenti risorse sul teatro
dell'Indo-Pacifico e proveranno ad ostacolare l'egemonia russo-cinese in Africa
dove cresce l'instabilità politica e militare in diversi stati. In questo
quadro la fase di transizione post-globale che stiamo attraversando vedrebbe
l'Europa ridotta a mercato marginale nel contesto complessivo; ridotta ad un
declino che si accompagnerebbe al declino definitivo della democrazia. Il nuovo
capitalismo delle piattaforme e dell'estrattivismo di nuovo conio divorzierebbe
facilmente dal quadro democratico liberale accentuando i tratti della
decisionalità nell'accentramento verso poteri economici concentrati, velocità
di decisione, considerazione dell'avversario come nemico da distruggere economicamente
e militarmente;
4) Appare evidente che nello
scenario fin qui delineato l'intreccio tra le contraddizioni verrebbe sciolto
in una dimensione di libertà dello sfruttamento e quindi di esaltazione di
quella che consideravamo "contraddizione principale" e di negazione
sia della transizione ecologica sia del complesso di allargamento dei diritti
civili. Si tratterebbe di "lotta di classe" condotta con le armi del
grande capitale inteso a riaffermare forme di vero e proprio dominio;
5) Nella situazione interna tutti
questi temi, fin qui frettolosamente riassunti, potrebbero precipitare in una
assenza di strategia alternativa da parte delle forze di opposizione al governo
della destra (che pure ha i suoi guai per l'eccesso di sbilanciamento assunto
negli ultimi tempi verso l'ipotesi trumpiana e quindi a forte disagio nel
contesto europeo). Le opposizioni alla destra si stanno limitando a promuovere
qualche iniziativa "a singhiozzo" fuori da un quadro preciso di
orientamento strategico e lavorando quasi esclusivamente sul versante
"politicista" della fase. Appare evidente che la priorità di
accrescere la tensione unitaria perlomeno a sinistra richieda il varo di una
piattaforma adeguata: nei prossimi mesi si presenteranno appuntamenti di grande
rilievo anche sul terreno elettorale ed in particolare i referendum promossi
dalla CGIL sui temi del lavoro e ancora - il quesito - sulla cittadinanza.
Occorre un chiaro pronunciamento che metta in luce anche il tema complessivo
della qualità della democrazia che a questo punto appare quello prioritario.
Occorre interrogarci se su quel voto può essere possibile la formazione di un
blocco sociale capace di espandersi positivamente fino ad assumere dimensioni
maggioritarie. Tutto però deve partire da contenuti adeguati rispetto ai grandi
temi - appunto - della democrazia e della pace posti sul piano globale rispetto
al preteso incontro dominante nel mondo delle grandi autocrazie.