SCHIUMA DELLA TERRA  
di
Pierpaolo Calonaci
 
 L’apolidicità
è il fenomeno di massa più moderno, e gli apolidi sono il gruppo umano più
caratteristico della storia contemporanea.
Hannah
Arendt
 
 Parte I
Un
buco nero di rabbia senza fine ho provato alla notizia dell'uccisione di
Muhammad Sitta, 23 anni di origine egiziana che a Villa Verucchio, nel
riminese, la notte di Capodanno scorso ha ferito con un coltello quattro
passanti prima di essere ammazzato con molti colpi di pistola dal comandante
della locale stazione dei carabinieri. Non voglio soffermarmi
sullapubblicistica ormai ampia e politicamente orientata alla costruzione di doxai
grazie a cui Muhammad era un assassino o peggio un attentatore (anche Il
Manifesto cade nello stigma della doxa populista, “dimenticando” che
un attentato ha una matrice politica e una strategia ben definite). Piuttosto voglio
analizzare specificatamente l'affermazione del comandante dopo avere esploso i
colpi mortali: “ho fatto il mio dovere per proteggere la comunità”.

Muhammad Sitta 
Davanti
a queste parole quel buco nero si è maggiormente allargato, diventando un
abisso. Cosa sia stato conculcato peraltro in quel carabiniere tanto da non
provocare un benché minimo segno di compassione verso un uomo ucciso? È
apodittico dire che una persona che minaccia gli altri debba essere fermata.
Non è questo il punto. Una parte del nucleo del problema è invece chiedersi
l’intreccio tra cause individuali (emotivo-psicologiche) e sociali che hanno
portato un individuo a impugnare un coltello e a minacciare la propria e altrui
vita. La cornice è dunque siffatta: una persona richiedente asilo è colui/colei
che ha perso il riferimento di una comunità che lo protegge, dalla quale si
allontana o scappa per determinati motivi, e quella in cui si ritrova gettato
ha gravi mancanze di ordine culturale e politico. Questo assunto rappresenta
una congèrie perfetta pronta ad implodere e a far esplodere nelle masse
apolidi l’idea che l’ottenimento di qualche forma di riconoscimento può persino
accompagnarsi a violenza. Correlativamente a ciò rilevo il sensato timore di
ritrovarsi, e i segnali non sono davvero incoraggianti, a vivere sul modello
statunitense del poliziotto sopra la legge - è questo il modello violento della
serie televisiva degli anni Novanta “Walker Texas Ranger” - che spara e
uccide extra giudizialmente proprio contro la massa “deviante” composta, nel
caso statunitense, da afroamericani o appartenenti alle classi sociali più
sfruttate e svantaggiate. Basta andare a vedere le statistiche dell’ingegneria
panottica dell’iper-incarcerazione (Loic Waquant), operante da almeno vent’anni
negli Usa e che ora sta inquinando la nostra vita collettiva. Le inequivocabili
parole della Meloni sul problema carcere e crescente popolazione carceraria chiariscono
che i “devianti”, quale peso e costo improduttivo per il mercato del
lavoro liberista, devono essere massicciamente rinchiusi e cancellati - meglio
se lo fanno da soli col suicidio - in modo che quel costo venga scaricato
sull’economia “informale” (spaccio, rapine ecc.) e così “risolto”. Secondo l’autore, è questo sistema di scarico dei reietti
che ha forti legami organici “sia ideologici sia pratici, fra il deperimento
dello stato sociale e il dispiegarsi del suo braccio penale” quale padre dello
slogan “tolleranza zero”.

 

 
 
 






