BASTA CONSUMO DI SUOLO,
BASTA CEMENTO
di Giuseppe Natale

Il vecchio borgo armonico di Crescenzago
In zona
nord-est, Crescenzago (Crescentii ager), antico borgo e comune autonomo
fino al 1923, quando l’Amministrazione fascista l’annesse alla “Grande Milano”
assieme ad altri 10 centri urbani della corona periferica, si raccoglie attorno
al centro medievale dell’abbazia romanica Chiesa Rossa, tra le più antiche
della Lombardia. E si sviluppa lungo il Piccolo Naviglio Martesana, su cui si affacciano
ville e palazzi sette-ottocenteschi di notevole valore storico e artistico.
Privato dell’autonomia amministrativa, e quindi delle relative risorse
economico-finanziarie, Crescenzago - come gli altri ex comuni - diventa un
pezzo del puzzle Milano; e vede entrare in crisi la sua fiorente economia
agricola, artigianale e industriale con i suoi centri nelle tante cascine che
verranno quasi tutte abbandonate e demolite.


Una bella veduta della Martesana

Dagli Anni Settanta/Ottanta del secolo scorso si abbatte su questo territorio (come altrove e quasi dappertutto) un’espansione urbanistica che riempirà di case e casermoni, di torri e palazzoni grandi spazi verdi e preziose aree boschive. Il Piano di Governo del Territorio (PGT 2012, che porta la firma del sindaco Pisapia e dell’Assessora De Cesaris), cancella il concetto stesso di pianificazione insito nell’istituto del Piano Regolatore Generale; ratifica l’urbanistica neoliberistica e rafforza i centri di potere privati. Avanza così il cemento armato e nascono nuovi quartieri-dormitorio. Nel territorio di Crescenzago: Gobba, a ridosso del nodo autostradale della tangenziale est; Adriano, lungo l’omonimo unico asse stradale che collega Via Padova con Sesto San Giovanni. L’area nord-orientale, che si estende tra Sesto San Giovanni / Viale Monza / Via Padova e tra Via Palmanova / linea di superficie della MM2/intersezione del fiume Lambro e Canale Martesana, viene presa d’assalto e coperta di colate di cemento, senza programmazione e realizzazione di servizi sociali primari e di infrastrutture adeguate di mobilità sostenibile pubblica e privata. Rimane addirittura incompiuto il mastodontico piano urbanistico nell’area industriale dell’ex Magneti Marelli: non si realizza il centro sportivo con piscina previsto come onere di urbanizzazione, mentre si costruisce un grande complesso di centri commerciali e si lascia recintato (la proprietà privata è sacra anche quando va contro l’interesse generale in barba all’art. 41 della Costituzione!) un esteso spazio in attesa di costruirvi altre torri. Meno male che ci pensa la natura a riappropriarsi del verde che spunta rigoglioso e selvaggio e lancia un chiaro messaggio di vera “forestazione urbana”! Predomina nelle classi dirigenti la concezione della “Grande Milano” monocentrica: una città bulimica al suo interno, mercificata e turistizzata, da cui allontanare i ceti poveri e popolari (gentrificazione), a vantaggio dei fondi immobiliari e speculativi e dei grandi ricchi.

Speculazione edilizia a Crescenzago

La cittadinanza
attiva e consapevole reagisce e si organizza in comitati di quartiere e di
strada, in reti di coordinamento e mobilitazione promuovendo proteste e
proposte sensate e ragionevoli, esposti e denunce per una Città a misura delle
persone che vi abitano e che vogliono esercitare i diritti di cittadinanza e
non essere considerate sudditanza consumatrice. Una città uguale e vivibile, e
riconciliata con sé stessa e la natura.
In questo
scenario si è svolta, il 22 ottobre scorso, nei locali della Parrocchia Gesù a
Nazareth - Quartiere Adriano- un’assemblea pubblica, nella quale due Assessori (Mobilità
e Sicurezza) e il Presidente del Municipio 2 si sono sbracciati a illustrare le
caratteristiche tutte al positivo della metro-tramvia e della novella strada di
collegamento tra Gobba/tangenziale est e quartiere Adriano.
L’impressione è stata quella di trovarsi di fronte non ad amministratori pubblici, ma a venditori/imbonitori intenti a convincere gli astanti/clienti della bontà dei loro prodotti: una nuova strada, e la metro-tramvia (n. 7) che arriva con una quarantina d’anni di ritardo. Sin dagli Anni Ottanta/Novanta del secolo scorso i comitati chiedevano un collegamento metropolitano sotterraneo tra i quartieri della fascia nord-orientale ed occidentale, e bocciavano con cognizione di causa e determinazione la famigerata “Gronda Nord”, un’autostrada concepita in origine a 6 corsie (tre per senso di marcia!): una vera devastante follia! Grazie a quella battaglia, la Gronda non passa ma viene ridotta a due monconi di strada interi quartieri di aggancio a ovest col nodo tangenziale di Cascina Merlata e a est con quello di Gobba.

Per questo mostro è bastato la SCIA
A Crescenzago e nel quartiere
Adriano resiste l’opposizione degli abitanti: non si devono costruire nuove
strade in città, mentre si deve fermare la furia cementificatrice e non
consumare più suolo - come si evince dai dati annuali dei rapporti
dell’Istituto di ricerca e protezione ambientale (ISPRA). Del resto lo stesso
Consiglio comunale di Milano approvò il 20 maggio 2019 la mozione
“Dichiarazione di emergenza climatica e ambientale” (rimasta sulla carta) con
la quale si chiedeva di adottare “azioni immediate, concrete e risolutive” per
ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas, e contenere l’aumento di
temperatura, nonché intraprendere misure ambientalmente efficaci nei settori
dell’urbanistica e della mobilità “sviluppando ulteriormente il progetto di
riforestazione urbana”. Lo conferma l’ultimo rapporto del WWF che dimostra la
necessità e l’estrema urgenza di “adattare le città al rischio climatico”, con
una logica programmatoria “vegetale” attraverso la creazione di “zone
cuscinetto”, rispondendo alla “forza della natura” con “la natura stessa”. Nonostante
l’insostenibilità del traffico su gomma e dell’inquinamento diffuso, gli
attuali amministratori del Comune di Milano insistono nel sostenere la bontà
della costruzione del pezzo di strada tra nodo tangenziale Gobba e Via Adriano.
Ricordiamo che fu proprio il Comitato Cittadini di Crescenzago a protocollare
il 17 luglio 2019, presso l’ufficio del Sindaco e la direzione urbanistica, un
documento di “osservazioni e integrazioni, richieste e proposte” di
aggiornamento del “PGT Milano 2030”, rimasto senza alcuna risposta o riscontro.
Ad eccezione di una sola richiesta: la riacquisizione al Demanio del Palazzo ex
Comune di Crescenzago: qui diamo atto all’assessore al Bilancio e al Demanio di
aver proposto e fatto approvare in Giunta un atto amministrativo che potrebbe
costituire una svolta nella politica locale di tutela dei beni pubblici e
comuni.


La logica dei casermoni



