LA ‘CARBONERIA’ DEI LIBRI
di Angelo Gaccione
Quando ero ragazzino mi capitava spesso, durante i pomeriggi,
di vedere dei film presso le abitazioni di generose persone che possedevano un
apparecchio tivù. Le nostre famiglie non se lo potevano permettere un
televisore, ma loro aprivano le case accogliendoci per consentire a noi, frotte
di ragazzini, di accoccolarci per terra nelle loro sale ed incantarci a quelle pellicole
per sognare ad occhi aperti per qualche ora. Spesso capitava che ci
allungassero anche un biscottino, e noi andavamo letteralmente in sollucchero.
Quando nei film comparivano quelle sale enormi con le pareti piene di libri, io
non potevo fare a meno di confrontarle con le nostre così piccole e modeste. Una
sola sala era più grande della nostra intera abitazione. Non c’erano librerie,
nonc’erano scrivanie, nelle nostre case, affollate di letti e brandine perché
eravamo tutte famiglie numerose. Chissà se un giorno anch’io avrò una stanza
con tanti libri come questa, pensavo. Non immaginavo, allora, di metterne
assieme una quantità così esagerata, tanto da dovermi dotare di un locale per custodirli
e che ora non basta più: la Carboneria, come l’hanno battezzata i miei
amici, e dove abbiamo fatto anche delle piccole riunioni al tempo di “Odissea”
in versione cartacea. Ne ricevo tuttora dai luoghi più diversi e persino
da persone sconosciute; e mia moglie teme per i pavimenti. Il racconto “Il libro
della staffa” compreso nella raccolta Sonata in due movimenti, è quasi
un atto liberatorio per esorcizzare il peggio, oltre che la consapevolezza
amara di non poterne comprare più e di non sapere come salvarli, ora che le
donazioni dei libri vengono rifiutate da biblioteche ed istituti, archivi e
centri culturali: biblioteche carcerarie comprese. Negli ultimi tempi ho
disseminato libri in luoghi diversi della città; li ho lasciati nelle stazioni
delle linee metropolitane, sui treni, dentro i piccoli box di strada dove chi
vuole ne può lasciare qualcuno… ma è una goccia nel mare. Non posso accoglierne
più e devo trovare una soluzione per i tanti che nel tempo ho accumulato.
Abbiate pietà.


