MARIO BRACIGLIANO
Il fascino arcano
della sua pittura
di Angelo Gaccione
Il pittore Mario Bracigliano |
È stato Pablo
Picasso a scrivere che la pittura è un atto di guerra e che non serve a
decorare appartamenti. Opinione comprensibile per un artista spagnolo e che
aveva dipinto “Guernica”, opera nata dalla barbarie franchista. Tuttavia c’è
una pittura che si fonde così bene con alcune case, con le pareti di certe
case, da restituir loro un’nima se non ne possiedono una. Ho sempre in mente la
frase bellissima che l’aristocratico Sir Anderson, nella mia commedia “Tradimenti”, rivolge ai commensali,
accogliendoli nella sua dimora, in attesa dell’arrivo della contessa O ’Brien:
“La bellezza è la casa più libera
dell’anima”. Qui il concetto di bellezza è più estensivo: implica
l’armonia, il decoro, le architetture, gli oggetti, il paesaggio, le atmosfere,
e così via enumerando. Non è, vale a dire, riferito solo alla pittura o ad una
singola arte. Tuttavia nessuna casa mi è parsa misera e spoglia, come le case
prive di un buon quadro e di alcuni libri necessari.
"Le ragazze" 2011 |
La pittura di
Mario Bracigliano mi è sempre parsa preziosa, da questo punto di vista, e
magnificamente idonea a restituire alla fredda asetticità delle pareti delle
case contemporanee, una singolare pudica bellezza. Per quella sognante,
fiabesca atmosfera che vi promana; per le tinte tenue dei colori, (quasi dei
pastelli ad olio), che ci seducono e ci riportano ad un universo e ad una età
che abbiamo perduto; per i paesaggi e gli sfondi poetici; per quella sospesa
immobilità dal sapore metafisico; per quel silenzio denso, attonito, che
pervade tutta la scena pittorica; per quell’aura di mistero che avvolge volti e
figure; per quel loro apparirci rinserrate, quelle figure, in un mondo tutto
interiore, insondabile, psicologicamente complesso. Sono figure che paiono
badare ognuna a se stessa, chiuse nel loro io esclusivo; figure dai visi
irregolari e con un timido accenno di sorriso sulle labbra, mai del tutto
schiuse e aliene da qual si voglia rumorosa allegria. Un accenno di sorriso rattenuto,
quasi sardonico.
"Il Metrò" 2012 |
Possiamo cogliere
questi moti d’animo, questi sottili stati d’animo, sia nel dipinto “Pandora” che nel dipinto “Coversazione”. Nel primo lavoro i
personaggi della scena marcano una loro personale distanza, e sembrano seguire
ognuno un autonomo moto del pensiero indifferente alla presenza dell’altro. Nel
secondo non sembra esserci traccia di quello scambio, di quel confronto, che
una conversazione e un dialogo comportano. Non ne avvertiamo l’eco, il suono.
Le figure paiono distanti, perdute nella loro astrazione; la traiettoria dello
sguardo non mira all’altro: uno tende lontano, verso un altrove ineffabile;
l’altro è concentrato in se stesso come perso in un ricordo insondabile.
"Pandora" 2000 |
"Conversazione" 2014 |
OPERE
"Edilizia" 2013 |
"Notturno" 2013 |
ALLA CASA DELLA CULTURA
CON IL FILOSOFO
FULVIO PAPI
Fulvio Papi sul balcone della sua casa (Milano,7-7-2014) Foto di Fabiano Braccini (archivio "Odissea") |
Mercoledì 27
maggio 2015 ore 18.00 la Casa della Cultura
festeggia il
compleanno e l'impegno culturale e morale del filosofo
FULVIO PAPI
Oltre sessant'anni di impegno culturale e morale
Interverranno gli amici:
Silvana Borutti,
Ferruccio Capelli, Tomaso Kemeny, Fabio Minazzi,
Jacopo Muzio, Carlo Sini, Salvatore Veca, Silvia Vegetti Finzi... e voi tutti
Jacopo Muzio, Carlo Sini, Salvatore Veca, Silvia Vegetti Finzi... e voi tutti
La Redazione di
“Odissea” formula all’amico e collaboratore Papi,
gli auguri più fervidi per il suo ottantacinquesimo compleanno.
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PER FULVIO PAPI
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gli auguri più fervidi per il suo ottantacinquesimo compleanno.
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Per l'occasione il
poeta Tomaso Kemeny ha scritto questo testo poetico
per l'amico
filosofo.PER FULVIO PAPI
Nel coro dei
più accorti
esprimo la mia gratitudine
all'amico e maestro Fulvio
per avere fatto balenare,
nella nebbia dei giorni,
le chiavi di un formidabile pensiero
critico, aperto a tutto il mondo,
per il fulgore di riflessioni,
tra una risata e l'altra
sui pericoli teste di leone,
per il fulgore delle riflessioni
sull'impegnativa eredità del socialismo,
per le osservazioni sulla libertà
intesa come colore stile di una vita,
libertà inseparabile da un ideale di giustizia
per potere fronteggiare
la nuda faccia del sole
senza doversi vergognare.
Tomaso Kemeny
[Milano, Maggio 2015]***
PER
RIMANERE UMANI
LUCA FRIGERIO AL
CENACOLO DIOCESANO DI MILAMO