Franco Continolo
Ci
sono due notizie, una buona e una meno, sul fronte Est - Ovest. Quella buona è
l’annuncio che lunedì 22 a Vienna, Russia e Stati Uniti avvieranno il negoziato
per il rinnovo del trattato START, l’ultimo rimasto in piedi; le probabilità
che esso si concluda con successo non sono alte, ma è comunque importante che
le due potenze si parlino. Quella meno buona è che la Russia ha deciso di
rendere pubblica la propria dottrina nucleare. La notizia è meno buona, perché
certifica la fine del sistema di controlli sulle armi nucleari messo in atto
negli anni della Guerra Fredda, come osserva Dmitri Trenin. All’origine di
tale sistema erano infatti i concetti di parità e di deterrenza: in altre
parole, le armi nucleari erano concepite come strumenti di difesa capaci di
scoraggiare ogni attacco - dunque la dottrina era implicita nell’adesione al
sistema. L’aspetto positivo della notizia è che la Russia resta fedele al
concetto di deterrenza, ossia non intende usare armi nucleari a scopo
offensivo. Al contrario, gli Stati Uniti con la caduta dell’Unione Sovietica
hanno via via rialzato la cresta nell’illusione di poter dominare il mondo.
Questa ambizione ha portato allo smantellamento del sistema di controlli, e
alla revisione della dottrina che ora prevede l’uso di armi nucleari
“tattiche”, ossia di limitato potenziale, a scopo offensivo. Gli Stati Uniti
sono dunque passati dalla deterrenza alla “compellence”, per usare un termine
coniato da Thomas Schelling, e che potrebbe essere tradotto con costrizione.
Schelling, premio Nobel 2005 per l’economia, e studioso della teoria dei
giochi, è ritenuto il principale teorico della deterrenza. La sua riflessione è
maturata negli anni ’50 e ’60, quando la situazione era opposta, almeno dal
punto di vista americano, a quella di oggi: allora c’era il problema della
difesa di Berlino, dove le forze convenzionali atlantiche non sarebbero state
in grado di far fronte a un attacco delle forze sovietiche, e dove quindi la
minaccia di rappresaglia nucleare era l’unico deterrente – oggi, come si sa, la
NATO è ai confini della Russia, e per scoraggiare l’attacco Mosca minaccia la
rappresaglia nucleare. Il contributo fondamentale di Schelling è stato di
sgombrare il campo dalle argomentazioni sofistiche con le quali si dilettano
esperti come Olga Oliker, e che ruotano intorno alla domanda: quanto è
credibile la minaccia? La risposta originale del pensatore è che tale
credibilità non dipende dal carattere di un Eisenhower o di un Putin, ma dal
caso – quando si entra in guerra è infatti il caos a governare gli eventi, e in
una situazione fuori controllo la spinta sul bottone fatale è garantita. Una
sintesi del pensiero di Schelling la offre Joshua Pollack, un suo allievo. La
seconda parte dell’articolo, riguarda la “compellence”, la dottrina prevalente
prima della deterrenza, della quale fu protagonista John Foster Dulles, il
segretario di Stato di Eisenhower. La “compellence”, più della deterrenza, può
essere definita la via irrazionale alla razionalità, una via assai improbabile.