Nei
giorni scorsi ha suscitato forti polemiche negli Stati Uniti un commento
apparso nella pagina degli editoriali del NYT. L’autore, il senatore
repubblicano Tom Cotton, uno psicopatico, vi sosteneva la necessità di una
lotta senza quartiere - “a no quarter order” - con intervento
dell’esercito, per reprimere le manifestazioni. Per la cronaca, queste
polemiche sono costate la poltrona al responsabile della pagina,
James Bennet. Le critiche erano infatti rivolte sia all’autore del commento,
sia al giornale che l’ha pubblicato. Delle prime, un buon esempio è l’articolo
di Daniel Larison, il quale chiarisce che la proposta di Cotton non è un
fulmine a ciel sereno, ma si inquadra in un processo di progressiva
militarizzazione della polizia - quindi non basta scandalizzarsi, ma occorre
operare per invertire la tendenza. Gli articoli di Philip Weiss e di Michael
Brown si concentrano sul giornale: perché il NYT ha pubblicato una così
aperta incitazione alla violenza? Le loro risposte sono leggermente diverse:
per Weiss è l’effetto di un processo di assuefazione – quando si è abituati a
passare per buone le violenze di Israele sui palestinesi è inevitabile
accettare la violenza anche da altre parti. In realtà questa accettazione
non è indiscriminata - per esempio, il NYT non perde occasione per denunciare
le violenze del regime cinese, o della polizia russa, e se non ci sono se le
inventa. Per questo la risposa di Brown è più precisa: la decisione del NYT si
spiega con l’intreccio che lega il giornale agli ambienti sionisti e neocon.
Franco Continolo
Io amo
l’America. Mi piace la libertà, l’iniziativa, mi seducono i paesaggi e le
città. Tante volte ho pensato di trasferirmi negli Stati Uniti. Ma nella loro
cultura non rientra il rispetto della vita umana. Hanno ancora la pena di
morte; ricordo da ragazzino i film di cow boys con persone uccise a grappoli;
letterati di successo come Hemingway avevano la morte come compagna. Ora, come
testimoniato anche dai telefilm, gestiscono la giustizia con il massimo di violenza,
al di là delle discriminazioni razziali.
Trump non ha esitato a far uccidere
direttamente il generale nemico. Credo che non sarà facile un rinnovamento
culturale nel nome della mitezza propugnata da Beccaria.
Cesare Giussani
Sono stato
per molti anni negli Stati Uniti e ho tuttora rapporti stretti con colleghi in
università e fuori; ero a Stanford quando è stato ucciso Martin Luther King e
poi Robert Kennedy; ho visto in tv la violenza delle uccisioni di Kent State,
una delle rare occasioni in cui i morti erano bianchi; ho visto di persona la
violenza a Harlem, Watts, South Chicago, Fort Worth - dalla mia esperienza
posso dire che la violenza americana non è solo negli atti, è prima di tutto
nelle parole, nel linguaggio, nel pensiero - a volte mi è sembrato di
percepire in alcune persone una specie di arresto mentale per non essere
violento a parole o nei fatti - la stessa Costituzione americana, in un certo
modo elusivo, cerca di evitare la violenza, ma, nello scrivere che tutti gli
uomini sono uguali, per molto tempo le donne non sono state uguali e men che
meno gli afro-americani e, in generale, i non bianchi WASP - la storia
americana è radicata nella violenza, nel genocidio degli Amerindi, nello
schiavismo, nella conquista interna ed esterna con la forza militare e
l'annientamento della cultura dell'altro, qualunque "altro" - i
francesi e gli inglesi si sono ritenuti e ancora in parte si ritengono esseri
superiori, ma nessuno batte gli americani e i cinesi a questo gioco della
sopraffazione
Tom Cotton: è l'uomo più pericoloso, più
fascista della destra repubblicana (e non credo si possa dire che sia uno
psicopatico, anzi, mi sembra molto lucido e abile); è il potenziale erede di
Trump, in peggio, e ha molti consensi in diversi campi; a mio avviso, il NYT ha
fatto benissimo a pubblicare l'articolo; ritengo che sia stato voluto come una
specie di avviso, di richiesta di attenzione prima che sia troppo tardi, e la
polemica seguita alla pubblicazione ha ampliato il dibattito, incluse diverse
analisi pubblicate sullo stesso NYT - a suo tempo lo stesso NYT aveva
pubblicato un paio di scritti di Barry Goldwater e aveva riportato per intero
alcune dichiarazioni del governatore Wallace - rispetto a Trump e
Cotton, e parecchi altri meno noti e meno visibili, Goldwater è quasi
un personaggio inconseguente, anche se sostenuto da gruppi fascisti di allora,
come la John Birch Society - ma la sua nomina come candidato del partito
repubblicano è stata la prima avvisaglia allo scoperto dell'estrema destra
americana.
PS - dubbio: l'erede di Trump sarà Tom
Cotton o Mark Zuckerberg?
È vero i
paesaggi americani danno una sensazione di grande libertà. Ho vissuto questa
esperienza viaggiando in Greyhound dal Texas alla Luisiana percorrendo
sterminate distese colorate di blue-blossom. Ma arrivato a New Orleans
assistevo alle manifestazioni dei neri per l'uccisione di Martin Luther King.
Era il 1968 e pochi mesi dopo, a New York, tornando in Italia, potevo leggere
dell'uccisione di Robert Kennedy. Questa è l'America: L'America cosmopolita
delle università e quella profonda incistata in una bolla. Ma che dire di noi?
Che assistiamo impotenti allo spettacolo di una classe dirigente squallida come
quella che governa (si fa per dire) la Lombardia e di regioni intere ancora in
mano alla malavita organizzata?
Pino Barile