di Lisa Mazzi
Vinicio Verzieri "Contatto" |
L’Essenziale, il Superfluo e la Leggerezza dell’essere
Siamo alla fase due dell’era
pandemica del Covid 19 e assistiamo ad un ritorno, più o meno veloce, a una
specie di normalità, che tale non è, perché il virus non è stato debellato,
anzi è in agguato per colpire ancora. Di
questi tempi, dunque, mi è capitato di sentire parlare degli effetti positivi
del Covi 19, la riscoperta dei valori essenziali come la salute, la famiglia,
l’aria più pulita e il valore di una sana passeggiata nel verde. Una bucolica
frugalità che ci apre gli occhi sulla vacuità del consumismo, sulla frenesia
con cui ci siamo sempre dati da fare per raggiungere il meglio sempre più in
fretta e, se possibile, ancora ottimizzarlo. Leggiamo sui social, magari per
merito di qualcuno che scomoda, per diffonderlo con una matrice propria, anche
un big della letteratura moderna, che stiamo attraversando un bosco
nell’uragano e mentre lo attraversiamo, già stiamo cambiando senza accorgercene
così, quando usciremo, saremo “diversi”. Mi pare che i più sottintendano a diversi
una connotazione positiva, alias “migliori”. Insomma stiamo diventando abitanti
di un mondo arcadico, dove lo stress è bandito dalla mancanza di voler essere,
giorno dopo giorno, alla ribalta, invece di venire influenzati e sentirci
inferiormente complessati, quando, come prima, guardavamo, con malcelata
invidia e spirito di emulazione, il numero di followers dei fortunati
influencer dell’era ante Covid.
Adesso che abbiamo vissuto la catarsi grazie alla
raggiunta consapevolezza dei valori fondamentali, dovremmo sentirci più liberi,
più puri, più essenziali.
Ma quanti appartenevano alla categoria dei seguaci di
Instagram e del culto dell’ego ottimizzato? E quanti in realtà risentono dei
“benefici” da Covid? Direi che si tratta di una categoria di persone molto
ristretta, quelle con un mensile sicuro, derivato da una cospicua pensione, o
da uno stipendio manageriale, da immobili sicuri, insomma da una stabilità finanziaria
al di sopra della media, con la famiglia intatta, con un appartamento ampio e
soleggiato, con il probabile surplus di una seconda casa in un luogo di
villeggiatura, mare o monti che sia.
Magari anche se sono a rischio per questioni anagrafiche,
avendo ormai “sistemato” tutto, possono guardare senza troppa ansia al futuro e
rallegrarsi della scoperta di una nuova forma di lentezza. E, diciamocelo, alla
fase due, si possono fare gite fuori porta, incontrare, anche se a distanza, i
nipotini e fare foto da postare, ai manicaretti cucinati, alle piante che, oh
meraviglia, fioriscono bellissime anche quest’anno sul balcone o nel giardino
di casa.
Ma la pseudo-normalità è appunto tale, perché si tratta
di una convivenza col Virus, che, per non diventare pericolosa, deve sempre
tener conto della sua presenza che inaspettatamente può coglierci in un attimo di
sbadataggine o di leggerezza.
Il Covid perfidamente ci sta togliendo troppo spesso la
spontaneità di fare cose normalissime costringendoci a vivere alle sue
dipendenze. Da un coniuge che pretendesse da noi di farci uscire con la
mascherina, seguire super-accurate norme igieniche e tenere tanto le distanze,
avremmo già presentato domanda di divorzio. Ma con un Virus non si ragiona,
soprattutto se è arrivato da lontano e, per la maggior parte di noi,
all’improvviso trovandoci del tutto impreparati. Lo sbigottimento e la
catastrofe evidente in atto ci hanno portato ad accettare e seguire i dettami
comportamentali corretti, senza temere che il tutto venisse pilotato a scopo
antidemocratico da chissà quali forze atte a schiavizzare gran parte
dell’umanità. La maggior parte di noi non ha perso il contatto con la realtà e
sappiamo che è dura e lo sarà ancora di più se l’economia, a causa anche di
mali intrinseci perpetuatisi nel corso degli anni, non ripartirà e mieterà vittime
rendendo molti poveri ed infelici fino all’orlo della disperazione. Già
sappiamo che in Germania è aumentato il numero dei suicidi e anche in Italia le
persone che soffrono di ansia e depressione non mancano.
Che possiamo fare
a meno del superfluo lo sappiamo e lo sapevamo anche prima, che sia necessaria
una coscienza ecologica per evitare i disastri naturali che possono rendere
impossibile la vita sul pianeta terra, al più tardi con Friday for Future
avremmo dovuto capirlo, che solo un’equa distribuzione di lavoro e capitale, di
parificazione e rispetto per le donne nel lavoro e nel privato, che l’immigrato
o il diverso non è la causa del nostro male personale e di quanto sia
importante il valore di uno stato democratico e privo di corruzione, lo si può
imparare semplicemente vivendo secondo coscienza e le norme di civiltà che sono
a disposizione di tutti.
Ma, arrivato il Covid, la situazione è diventata più
difficile, altro che distinguere il superfluo dall’essenziale, dobbiamo stare
attenti che le nostre coscienze non vengano deviate da false promesse, da
demagoghi di bassa lega e di non soccombere al senso di abbandono che ci
circonda. Tutti d’accordo che la salute è sul gradino più importante della
scala, ma signor Covid se ne vada presto, anzi prestissimo e la smetta di
rovinarci togliendoci l’altro bene essenziale e cioè la nostra leggerezza
dell’essere.