COSTA SAN GIORGIO
di Andrea De Marchi*
Questi luoghi potranno essere riappropriati e
ripopolati solo in una prospettiva a lungo termine: ma dobbiamo essere consapevoli
del fatto che, perdendoli nell’immediato, li perdiamo per sempre, ci inibiamo
queste prospettive. È una consapevolezza che deve germinare, e nutrirsi di
attenzioni quotidiane, continue. Nel nostro piccolo, all’università cerchiamo
di educare i giovani a questa consapevolezza, insegnando loro che la ricchezza
del nostro patrimonio è, innanzitutto, dietro l’angolo, dietro casa.
A Firenze è stato fatto un errore strategico, è stato
fatto quando si è scelto di potenziare i Grandi Uffizi, invece di creare gli
Uffizi diffusi. Avrebbero potuto ripopolare Sant’Apollonia, facendone un Museo
del Quattrocento. Il chiostro grande di Santa Maria Novella è già un museo di
suo, ma pensate alla possibilità di arricchirlo riportandovi le opere migrate
all’Accademia e al Bargello e altrove, di restaurare ed esporre il patrimonio
inestimabile di corali miniati e di parati tessili, di raccontare la storia di
quel complesso straordinario e del Trecento a Firenze. Cosa pensa di farvi il
Comune? Sono solo esempi fra tanti. Perché non si investe su questo, con
progetti forti? La deriva verso la privatizzazione e gli usi impropri è
ovunque. Guardate qui davanti a Palazzo Vecchio, il Palazzo della Mercanzia:
forse avrebbe meritato qualcosa di più che non il Gucci Garden! In una
posizione così strategica vi avrebbe potuto trovare posto un centro di
accoglienza per i turisti, dove farli ragionare e arricchire le loro
conoscenze, introdurli a percorsi alternativi dentro la città, magari con
l’ausilio di strumentazioni multimediali.
La vicenda di Costa San Giorgio è aberrante, e va
contrastata, ma non è che è la punta di un iceberg, l’epifenomeno su cui
bisogna meditare per invocare un’inversione di tendenza, per costruire
pratiche, attenzioni e strategie che in questa città – dispiace dirlo –
drammaticamente mancano. Anche altre città, come Venezia, si avviano verso un
destino simile a quello di Firenze: e questo sarà inevitabile, se non c’è
movimento capillare, che parta dal basso, in maniera molecolare, a partire
dalla riqualificazione e dalla riappropriazione dei luoghi.
 
*prof. ordinario di Storia dell’arte medioevale
 (Università degli studi di Firenze)
 
 
 

 
 
 

