PORTO DI GENOVA: COMPLESSITÀ DI INTERESSI
di
Franco Astengo
L'insieme
di interessi che solleva l'attività del Porto di Genova rappresenta un tale
elemento di complessità sul piano economico, amministrativo, politico da far
risultare difficile l'affidamento a una matrice precisa del tema esplosivo
della "questione morale" così come questa è sorta negli ultimi mesi. Le
forze politiche dovrebbero essere capaci di riconoscere come ci si trovi di
fronte a una ridefinizione complessiva dei confini tra
finanziamento della politica e ruolo dell'amministrazione. In sostanza si è ritenuta giusta da parte dei protagonisti
politici l'assunzione di provvedimenti ad hoc in cambio di finanziamenti a
campagne elettorali e all'ordinario funzionamento di gruppi politici. Una
codificazione collocata come evoluzione (per semplificare) del concetto di
esercizio e risultato di un lavoro di lobbing posto in stretto rapporto con le
necessità di funzionamento dell'amministrazione. Toccherà alla magistratura sciogliere questo nodo esercitando la
consueta funzione di supplenza nella riforma dell'agire politico che appare
come una costante nel sistema italiano. In sostanza ci troviamo di fronte ad
una questione molto precisa riguardante il finanziamento privato dell'agire amministrativo
a fronte di un esercizio di progettualità concordata: finanziamento poi
traslabile ai soggetti che concorrono alla formazione della decisionalità e
della rappresentanza politica e che rappresentano ormai un tutt'uno con i
soggetti che esercitano l'attività amministrativa. Ci troviamo di fronte ad una faglia molto più sottile di
quella classicamente rappresentata dalla dazione di tangenti che un tempo
confluivano genericamente nello "scambio politico": un filone del
tutto interno al mutamento di indirizzo nella concezione di divisione del
potere e di annullamento del confine "storico" tra il pubblico e
privato. L'annullamento della distinzione tra
pubblico e privato sembra proprio rappresentare la cifra distintiva di una
nuova destra tecnocratica affiancata alla destra populista in modo da formare
un blocco storico di una nuova "egemonia degli interessi" come è del
resto ben dimostrato dalla vicenda delle ultime ore con la scelta a favore di
un incarico (pare ben retribuito) dalla parte dei principali indagati nella
vicenda in luogo dell'incarico di componente della direzione di un partito:
storia che un tempo non avrebbe avuto alcuna ragion d'essere. Se c'è un punto
sul quale è possibile in questo caso una distinzione netta fra destra e
sinistra riguarda l'annullamento della distinzione tra pubblico e privato che
sembra proprio rappresentare la cifra distintiva di una nuova destra
tecnocratica affiancata alla destra populista in modo da formare un blocco
storico di una nuova "egemonia degli interessi privati e
corporativi". Alla sinistra spetterebbe trovare la capacità di
ritrovare lo spazio del pubblico e riferire ad esso una diversa "egemonia
dell'interesse collettivo".