IL PROVOCATORE
di Luigi Mazzella
Trump sbertuccia i leader politici europei.
È molto probabile che Donald Trump
continui nella sua opera di persistente provocazione e di provocatorio
sbertucciamento dei cosiddetti “leader politici europei” di cui chiaramente non
ha alcuna stima e che il prossimo passo possa essere quello di concedere a
Giorgia Meloni lo “zero a zero” sui dazi.
E
ciò, mentre Ursula Von der Leyen ed Emmanuel
Macron dovranno attendere i previsti “novanta” giorni per conoscere,
con le loro minacce di “bazooka” sul tavolo e amenità consimili, il
destino di “daziati” o di “graziati”. A dispetto della “grancassa”,
battuta senza risparmio di ripetuti colpi dai filo-Democratici del sistema
mass-mediatico Occidentale (una maggioranza strabordante), l’irridente
neo-eletto Presidente americano, pur caduto nel tranello del “Carneade Navarro”
(sbugiardato, senza troppa e garbata “diplomazia”, da Elon Musk), è riuscito a
dimostrare che il Re (id est: l’Europa) è inesorabilmente “nudo”, anche
se non ha perso nessuna delle caratteristiche che ne hanno fatto nei secoli il
padre (id est: la madre) dei più imperterriti e
pertinaci guerrafondai del globo, i suoi connazionali statunitensi. Naturalmente, il neo-eletto
Presidente Donald ritiene di non avere nulla a che fare con l’America dei
Democratici, servi interessati della CIA, del Pentagono e dell’industria della
armi oltre che con quelli che ancora la votano (e che, secondo le sue
previsioni, saranno sempre meno perché non gli sarà difficile dimostrare per
tabulas le connivenze della cricca di potere da lui sconfitta con il
mondo del malaffare politico (e non solo).
È verosimile che, nel propositum in
mente retentum di Trump, il “riarmo” fortemente voluto dalla
“pulzella” di Bruxelles, possa essere la premessa di una ennesima
guerra interna al vecchio Continente che, a suo giudizio, con i suoi
comportamenti aggressivi e manie di grandeur è all’origine di ogni
confusione e corruzione dell’Occidente.
Non
è da escludere che la sua segreta speranza siasoprattutto che Germania,
Francia e Inghilterra possano darsi reciproche e forsennate botte (come
suol dirsi “di santa ragione”) dando agli Stati Uniti dei Repubblicani alla
Trump l’occasione di assistere alla tenzone fuori dal ring (senza intervenire,
quindi) per salvaguardare e continuare il progetto di “America
first”.
Per l’Italia è difficile fare
previsione. Nel suo passato, c’è sempre stato, al vertice dei suoi
governi, un “sacco di mattoni” (per usare la terminologia di
Musk) che ha pensato di “sedersi al tavolo della pace” (per finire,
magari, sul lato sbagliato e mollare, come la Storia insegna, qualche ulteriore
parte del suo territorio). Il livello culturale dell’attuale classe
dirigente, cresciuta ai canti di “Noi vogliam Dio per nostro padre”, “All’armi
siam fascisti” e “Bandiera rossa”e l’assenza pressoché totale di gente che ha un
pensiero libero e si muove seguendo la ragione non lascia sperare
molto. Non manca, ovviamente, chi irrazionalmente sostiene che c’è uno
“stellone” che interviene al momento giusto a salvare il “Bel Paese”. Chi
non vuole discostarsi dall’uso del raziocinio parla di tendenza incoercibile
degli Italiani al “girellismo” più spregiudicato che salva il Paese, come
suol dirsi con gergo calcistico, “in corner”.
Domanda: Chi
potrà essere il “voltagabbana” di turno? Almeno un po’ di coraggio
dovrà averlo: non dovrà temere i bazooka messi sul tavolo
dalla Von Der Leyen e sapere di dover fare a meno dell’ombrello nucleare di
Macron e di Starmer.