SCAFFALI
di Antonio Spagnuolo
Questo scritto su Una
gioiosa fatica di Angelo Gaccione è stato pubblicato martedì 11 novembre
2025 su ‘Poetry Blogspot’ di Antonio Spagnolo. Lo ringraziamo per averne
autorizzato la riproduzione per i lettori di “Odissea”.
Rigogliosa
raccolta di componimenti che abbracciano lo strumento stilistico in maniera coinvolgente
e correttamente incastrato nell’equilibrio della parola simbolo. Una accorta
taglia del verso suggerisce la natura razionale del meditativo, per sezioni che
accarezzano lo scorrere degli anni, partendo dal 1964 con: “Le ritrovate” ,
quindi a seguire “Le illuminate”, “Le straniere”, “Le milanesi”, “Le disperse”,
“Le arrabbiate”, “Le sacre”, “Le dolenti”, “Le liete”, “Le diverse”, “Le
incivili”, “Le ultime” (del 2022), in un susseguirsi della dimensione temporale
che abbraccia mezzo secolo.
Interessante diviene il leggere quanto Gaccione scrive in apertura. “La poesia mi è appartenuta. Io sono appartenuto alla poesia. È stato un
rapporto cominciato presto e non si è mai interrotto. Ho scritto le prime
poesie ch’ero poco più che un ragazzo; di quella stagione in questa raccolta ce
ne sono due brevissime, le uniche non andate disperse. Ho letto e continuo a
leggere i poeti di ogni luogo e di ogni tempo, e senza prevenzioni, tanto che
posso con semplicità affermare che la poesia ha riempito la mia vita e me ne
sono nutrito. In maniera discreta, ma continua, l’ho sempre praticata”. Per il ritardo con cui esce questa raccolta ecco come continua: “Ragioni editoriali hanno finito per dare preminenza alla pubblicazione di miei lavori di natura saggistica e narrativa spostando sempre più in là il tempo del precedente progetto. Ne sono contento perché gli anni mi hanno permesso di inserire altre sezioni
che io giudico, stilisticamente e contenutisticamente, di un certo interesse”.
(Milano, gennaio 2025).
Per il poeta il vivere altro non è che il continuo avvicendarsi di occasioni
che possono luminosamente agganciarsi alle relazioni personali per evaporare
nella spira dei sentimenti e della contemplazione. Non solo, ma anche gli
accadimenti storici segnano nella poesia una traccia che incide nel pensiero:
vediamolo nei versi di ‘Dachau, marzo 1981’ e di un brandello della poesia ‘I gabbiani’.
Dachau, marzo 1981
L’errore e stato di averci messo una pietra sopra.
Bisognava dissotterrare, invece,
sventrare le fosse in ogni dove
tirare fuori i corpi, disseppellire.
Allineare i cadaveri nelle vie,
mostrare i poveri resti,
far sentire il fetore.
È stato fin troppo comodo così.
Lavarsi in questo modo
la coscienza.
Come se una cosa come questa
ci fosse mai stata nella Storia.
Io quei morti non li vidi, la terra li aveva ricoperti.
Io vidi solo le fosse mute, le camerate troppo linde,
i forni tirati a lucido e foto che non sono sangue”.
Tutto ciò che ha valore
diviene così interpretazione che vincola come verità condivisa e riscontrabile,
cercando di incollare i frammenti dell’inevitabile alle percezioni luminescenti
dell’esperienza quotidiana. Un monito ci trasporta verso sfumature e
sottigliezze che sottolineano l’incidere di quelle accortezze che possono
diventare esempio di equilibrio, dentro ad un processo evolutivo degno della
incandescenza individuale.
Se non vi siete
riconciliati del tutto con la realtà,
se non vi siete lasciati trascinare alla deriva,
se dentro di voi e rimasta una musica pronta a svegliarsi
contro chi vuole mortificare la vita,
se vi opponete a quanti alzano muri troppo alti,
se conservate ancora un’ombra di nostalgia,
se non ponete limiti alla liberta che vogliono negarvi,
se possedete come noi una passione eccessiva,
insomma se siete rimasti vivi.
Allora non sarete mai mediocri e potete come noi levarvi in volo
verso l’azzurro, verso la luce che vogliono oscurarci. (...)
Gaccione riesce a ricamare i suoi versi con quella
forza antropologica che accende una equilibrata estetica, per la quale il luogo
testuale imbocca la strada della piena maturità.
Angelo Gaccione
Una gioiosa fatica -
1964-2022
Ed. La scuola di Pitagora - 2025
pagine 160 - € 16,00



