Un monumento simbolico
Il primo tentativo di erigere una statua a Campo de'
Fiori non poteva che avvenire durante la Repubblica romana del 1849. Ma la
statua fu distrutta quando il papa, Pio IX, tornò al potere sulla città.
Occorre arrivare al 1885 per vedere la costituzione di un comitato per
l’erezione della statua a Giordano Bruno. Al comitato aderirono personalità
della cultura come Hugo, Ibsen, Spencer, Bovio, Labriola e, ovviamente,
Bakunin.
Nel 1888 si svolsero varie manifestazioni a favore
dell'iniziativa del comitato, animate soprattutto da studenti universitari, con
scontri e arresti. Il consiglio comunale di Roma, all'epoca di orientamento
filoclericale, dovette dimettersi e non fu rieletto nelle elezioni successive.
Nel 1889 finalmente la statua (opera di Ettore Ferrari) fu eretta dove oggi si
trova, diventando un simbolo per la cittadinanza. Ogni anno, il 17 febbraio,
essa era oggetto di una commemorazione.
Nel 1929, al momento della stipula dei Patti lateranensi,
Pio XI chiese che la statua fosse distrutta. Mussolini non accettò, ma proibì
qualunque tipo di manifestazione negli anni del regime fascista. Le
commemorazioni ripresero solo dopo la Liberazione e si ripetono ogni anno, con
numerose presenze italiane ed estere. Una riprova che la testimonianza di
Giordano Bruno e la carica simbolica che egli rappresenta per il mondo del
libero pensiero non sono affatto esaurite.