Della prevalenza dei volgari nelle arti e in
politica
Prendendo spunto
dalle ragioni del declino della letteratura spagnola e ispanoamericana secondo
Roberto Bolaῆo
di Mauro della
Porta Raffo
Di seguito, quanto, riguardo al tema proposto, ebbe a scrivere
Roberto Bolaῆo
nel luglio 1994 a Madrid. Credo sia possibile sostenere che le medesime origini
abbia il rovinoso declino in genere delle arti e della politica a livello mondiale
a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento.
nel luglio 1994 a Madrid. Credo sia possibile sostenere che le medesime origini
abbia il rovinoso declino in genere delle arti e della politica a livello mondiale
a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento.
“Una volta gli
scrittori spagnoli (e ispanoamericani) entravano sulla scena pubblica per
trasgredirla, per riformarla, per bruciarla, per rivoluzionarla. Gli scrittori
spagnoli (e ispanoamericani) provenivano in genere da famiglie benestanti,
famiglie solide o con una certa posizione, e quando prendevano la penna in mano
si rivoltavano e si ribellavano contro questa posizione: scrivere era
rinunciare, era rinnegare e a volte era suicidarsi. Era andare contro la
famiglia.
Oggi gli scrittori spagnoli (e ispanoamericani) provengono
in numero sempre più allarmante da famiglie di classe bassa, dal proletariato e
dal sottoproletariato, e il loro esercizio più consueto di scrittura è un modo
per scalare la piramide sociale, un modo di sistemarsi avendo ben cura di non
trasgredire nulla. Non dico che non siano colti. Sono colti come quelli di un
tempo. O quasi.
Non dico che non siano lavoratori. Sono molto più lavoratori
di quelli di un tempo. Ma sono anche molto più volgari. E si comportano da imprenditori
o da gangster. E non rinnegano nulla o rinnegano solo quello che si può
rinnegare e stanno bene attenti a non crearsi nemici o a sceglierli tra i più
inermi. Non si suicidano per un’idea ma per follia e per rabbia. Le porte
implacabilmente gli si spalancano davanti. E così la letteratura va come va. Tutto
quel che inizia in commedia finisce immancabilmente in commedia!”