IL GENIO DA VINCI. LEONARDO E LA SUA EPOCA
A Palazzo Reale di Milano fino al 19 Luglio
Leonardo
Da Vinci
1452-1519
di
Michela Beatrice Ferri
Leonardo da Vinci "Ritratto di dama" |
Ricordo ancora come fosse
ieri, la mia emozione di quella sera. Ero una studentessa di Quinta Ginnasio.
Mio padre, che mi ha sempre portata per musei, per gallerie, per biblioteche -e
che mi fece conoscere la Pinacoteca Ambrosiana negli anni in cui frequentavo il
liceo- decise di prenotare per noi due una visita alla celeberrima “Dama con
l’ermellino” di Leonardo da Vinci.
All’epoca io
avevo solo quindici anni, ma crescere con libri di storia dell’arte per casa mi
aveva reso alquanto preparata e la mia preparazione era cresciuta nel corso del
tempo. Conoscevo il nostro Leonardo, conoscevo le sue opere e conoscevo la sua
vicenda biografica. La “Dama con l’ermellino” arrivò a Milano nell’autunno del
1998, alla Pinacoteca di Brera. Ricordo ancora i titoli dei giornali: “Un chilometro di coda per vedere la Dama con
l’ermellino”. E si trattava del ritratto di Cecilia Gallerani. Ricordo
ancora: ci divisero in gruppi – noi avevamo la prenotazione per le ore 19.15 di
una sera di Dicembre, e lo ricordo come fosse ieri. Dal giorno successivo, il
mio docente di italiano del Ginnasio non mi guardò per una settimana intera
poiché era invidioso di questa mia piccola impresa. Insomma, mio padre aveva
organizzato something great per me.
Proprio grazie a
Leonardo da Vinci, e grazie al Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e
al mio amico Fabio, il 12 settembre 2014 ho avuto modo di intervistare Daniel
Libeskind sulla sua opera per Piazza Pio XI, il “Leonardo Icon”. Ed ecco, oggi, 16 aprile 2015: Leonardo Da Vinci a
Palazzo Reale. Il 14 aprile sono stata presente alla conferenza stampa, a
mezzodì, assieme al mio carissimo amico. Ieri sera, il 15 aprile, io e mio
marito siamo stati presenti all’inaugurazione: una coda interminabile, davanti
a Palazzo Reale. Un silenzio solenne nelle sale. Davvero something great. Ringrazio l’ufficio stampa di Skira per le
informazioni che riporto qui di seguito e che servono per cogliere il senso
della grande mostra.
Prima ancora che si sviluppasse, nel
corso del Cinquecento, la disputa sul “Primato
delle Arti”, nelle botteghe fiorentine del Rinascimento era riservato al
disegno un ruolo centrale e fondamentale. È già Cennino Cennini (1370-1440) nel
suo Libro dell’arte a dire che “El
fondamento dell’arte e di tutti questi lavorii di mano principio è il disegno e
‘l colorire”. Questo concetto è stato ripreso da Lorenzo Ghiberti
(1378-1455) nei suoi Commentari: “il
disegno è il fondamento e teorica di queste due arti (pittura e scultura)”.
E prima ancora che i vari modi di disegnare fossero descritti e teorizzati da
Benvenuto Cellini (1500-1571) e dal Vasari (1511-1574), i pittori fiorentini
avevano già saggiato le diverse potenzialità di questo medium. Il “disegno bono”, come Leonardo lo definisce nelle
sue tarde indagini anatomiche, inteso come disegno a penna e inchiostro, è lo
strumento indispensabile a Leonardo nel suo progetto di descrizione e decrittazione
della natura, strumento di indagine scientifica (nell’anatomia, nella
tecnologia, nelle scienze naturali) oltre che di creazione artistica. Il
sottotitolo di questa Mostra, “Il
disegno del mondo”, allude dunque alle aspirazioni di Leonardo nel tutto
rappresentare, analizzare, capire e, possibilmente, a mettere ordine nel mondo
naturale e accidentale prima di tutto attraverso il mezzo del “disegno” che
però, nelle sue mani, diviene anche strumento interpretativo dei processi
osservati (dall’occhio) e intuiti (dalla mente).
Educato nella bottega di Andrea del
Verrocchio, dal 1464 al 1472 circa, Leonardo trasforma dunque l’eredità pratica
e la versatilità del suo maestro in un approccio nuovo e razionale al problema
della rappresentazione artistica, cercando di fornire dei presupposti
scientifici, dapprima empiricamente intuiti, al tema della visione e della
creazione artistica. Successivamente, a partire dai tempi del suo soggiorno
alla Corte di Ludovico il Moro, dal 1482 in poi, egli cerca di trasformare tali
intuizioni in teorie artistiche e scientifiche. Sono dunque stati individuati
dieci temi, lungo tutta la carriera di Leonardo, attorno ai quali è stata
continua l’attenzione di Leonardo e che, intrecciandosi gli uni con gli altri,
risultano centrali nella definizione del suo
“progetto”. A questi temi corrispondono le prime dieci sezioni
della Mostra. Queste tematiche, testimoniate attraverso il “filtro” del
disegno, ma anche della pittura, accompagneranno il visitatore in un crescendo
di correlazioni e rispondenze, che spesso include anche la considerazione delle
sue fonti, artistiche e scientifiche. Si viene così ad ampliare a dismisura, in
processo di tempo, il quadro degli interessi di Leonardo che fornisce un’idea,
seppur frammentaria, della grandezza e modernità sua rispetto ai contemporanei.
La sezione XI. Fortuna dei modelli, e la sezione XII. Il Mito, illustrano
infine, attraverso poche selezionate opere, il vasto seguito delle invenzioni e
delle composizioni di Leonardo e la nascita del suo mito attraverso alcune
delle letture e interpretazioni di quello che è forse da considerarsi il
dipinto più famoso del mondo:
La Gioconda.