RESISTENZE
Il contributo
anarchico alla Resistenza a Milano e non solo
di Angelo Gaccione
Voglio ricordare
il 25 Aprile di quest’anno parlando di un libro. Un libro importante e che
rende giustizia ad una delle tante forze protagoniste della Resistenza. Giustamente,
e correttamente, si comincia a parlare di Resistenza al plurale, perché tante
sono state le anime che vi hanno preso parte (nelle forme e nei modi più
diversi) e hanno contribuito al suo successo. E questo è tanto vero, se ci si
prende la briga di andare ad indagare il moto resistenziale città per città,
paese per paese, borgo per borgo, frazioni e campagne dove i fatti sono
avvenuti. Prestando attenzione però a non separare dalla lotta armata
partigiana, tutto il resto che le ruota attorno. Penso alle staffette, alle
azioni di sabotaggio, agli aiuti dei contadini, a chi forniva informazioni,
distribuiva materiali di propaganda, nascondeva renitenti e ricercati,
proteggeva quanti rischiavano la deportazione, forniva viveri, decideva di
disertare, e così via. Il grosso di queste persone spesso non apparteneva ad alcuna
formazione politica; erano italiani che detestavano il fascismo, e che in
seguito vivranno come un tradimento la svendita del governo all’occupante
nazista. Questo tradimento fu decisivo per spingere verso la Resistenza settori
insospettabili: ambienti militari, religiosi, borghesi acculturati e non solo strati
popolari.
“Odissea” nei suoi
numeri cartacei, ha dedicato ampio spazio all’altra Resistenza. Ha dato conto
del contributo delle donne: al saggio di Caterina Arena “La militanza femminile antifascista” da me fatto pubblicare dalle
Edizioni Nuove Scritture, “Odissea” ha dedicato una densa serata al Cral del
Comune di Milano di via Bezzecca, con la presenza di ex partigiane, il nipote
di Ferruccio Parri, e con testimonianze dirette di ebrei, cattolici, valdesi e
così via. Del contributo dei valdesi e degli anarchici alla Resistenza abbiamo
parlato ampiamente sul giornale; così è stato per il contributo dei brasiliani,
con un documentatissimo scritto di Francesco Piscitello. Piscitello ha inoltre
avuto la possibilità di avere una lunga conversazione con il partigiano
“Arturo” (allora unico sopravvissuto del gruppo partigiano dell’Oltrepò pavese),
uno dei protagonisti dell’arresto di Mussolini, che ha raccontato al nostro
giornale il viaggio fino a Milano del cadavere del duce, della Petacci e dei
suoi gerarchi. Per noi, dunque, le varie facce della Resistenza erano un dato
acclarato.
Mauro De Agostini e Franco Schirone con questo recente volume “Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici
nella Resistenza a Milano. 1943-1945”
(Edizioni Zero in Condotta, pagg. 368, € 20), apportano un altro prezioso contributo a queste ricerche. Ben
documentato e ricco di materiali, eventi, nomi, luoghi e protagonisti, il
saggio dei due studiosi del movimento libertario, prende le mosse dalla ascesa
al potere del fascismo fino alla sua parabola finale. Da subito gli anarchici
si rivelano come i più decisi oppositori, e da subito la repressione violenta
si abbatte su di loro: sedi, giornali, sindacati (si pensi solo all’Unione
Sindacale Italiana) vengono requisiti, sciolti o distrutti. I dispacci della
polizia fascista parlano dei militanti anarchici come dei più attivi e
pericolosi. Assassinati o costretti all’esilio, il regime tenterà di far piazza
pulita di loro e degli altri antifascisti. Ma anche in esilio continueranno a
rimanere attivi e quando arriverà il 1943, i gruppi che a Milano hanno saputo
strutturarsi e rimanere legati al territorio, daranno prova del loro valore e
del loro radicamento nei quartieri e nei luoghi di lavoro. Il libro registra
dettagliatamente le azioni dei partigiani anarchici zona per zona, e mostra
come in numerose occasioni il loro apporto sia decisivo e spesso in anticipo
rispetto ad altri gruppi, nella cacciata delle milizie fasciste, nella presa di
caserme, nella liberazione di parti della città, nella distribuzione di
indumenti, cibo e altre necessità.
Le formazioni “Bruzzi-Malatesta” operano a
Milano e dintorni e sono attive in decine e decine di azioni armate e di
sabotaggio. Il numero dei militanti censiti e operanti su più livelli è
significativo e altrettanto lo saranno le perdite. Molti altri militanti
combatteranno inquadrati in formazioni non necessariamente anarchiche, come le
formazioni “Matteotti”, e collaboreranno con i CNL e altri organismi
collettivi, in cui oltre a loro ci sono comunisti, socialisti, azionisti,
liberali, repubblicani, cattolici, marxisti radicali e senza partito. Un
volume, dicevo, molto ricco ai fini della registrazione delle tante anime della
Resistenza, di cui quella anarchica e anarco-sindacalista sono state parti non
trascurabili.
Dobbiamo a questi uomini e a quanti come loro si sono sacrificati e
sono morti, le nostre libertà di oggi; spesso dimenticati e nel silenzio delle
celebrazioni ufficiali; senza aver nulla preteso: né onori, né privilegi, né
carriere parlamentari o posti di comando nell’Italia del dopoguerra. È per
questa ragione che ci sono doppiamente cari, ed è per questa ragione che
dobbiamo essere in piazza ogni 25 Aprile. Per onorare la loro memoria, per non
farli dimenticare, perché continuino ad essere la cattiva coscienza degli
opportunisti e dei corrotti. Fino alla resa dei conti.