PROTEGGERE QUESTA PREZIOSA VOCE
DI LIBERTÀ
DI LIBERTÀ
di Marco Travaglio
La testata de "il Fatto Quotidiano" |
È un fatto
indubitabile che senza una voce libera e senza padroni com’è “Il Fatto
Quotidiano”, la lotta impari che ha visto contrapposto le ragioni del No e
quelle del Sì al Referendum proposto dal Governo, sarebbe stata ancora più
disperata. Quello che ha fatto questa testata con il suo direttore, è qualcosa
di straordinario nella recente storia dell’informazione italiana e in difesa della Carta Costituzionale. Ricordiamo ai
lettori di “Odissea” che “Il Fatto Quotidiano” è l’unica testata del nostro
Paese a rifiutare il contributo di Stato per la stampa. Un principio sacrosanto
se si vuole rimanere liberi nelle idee e dai condizionamenti politici. Vive del contributo dei suoi lettori e
sostenitori e ogni giorno la difficile sfida è aperta. I lettori di “Odissea”
che sanno quanto noi teniamo alla libertà di giudizio e all’indipendenza da
ogni condizionamento, possono dare una mano e proteggere questa preziosa voce di
libertà, abbonandosi, sottoscrivendo, raccogliendo fondi, e dando la preferenza
all’acquisto de “Il Fatto Quotidiano”, come facciamo noi da molto tempo. (Angelo Gaccione)
Nel
nuovo referendum Monarchia-Repubblica, 70 anni dopo quello del 1946, ha rivinto
la Repubblica. E con un distacco abissale, plebiscitario. Dopo una campagna
elettorale che ci ha visti in prima linea in difesa della Costituzione
(speriamo per l’ultima volta), è difficile silenziare le voci di dentro: le
emozioni, le tensioni, le paure, i ricordi lontani e recenti. Il primo è il
giorno della nostra nascita, sette anni fa, quando con un pugno di colleghi
fondammo il Fatto per dire ciò che gli altri non possono o non vogliono dire. E
Antonio Padellaro illustrò nell’editoriale la nostra linea politica: la
Costituzione. Che nel 2009 era minacciata da un uomo solo al comando, Silvio
Berlusconi. Mai avremmo immaginato che nel 2016 quella scena horror si sarebbe
ripetuta a opera di un altro aspirante caudillo, stavolta di sinistra (si fa per
dire): Matteo Renzi, con dietro Giorgio Napolitano e i soliti poteri forti e
marci, italiani e non. E non potevamo neppure immaginare che stavolta ci
saremmo ritrovati soli a difendere la Costituzione, per il tradimento di buona
parte del mondo intellettuale, culturale e artistico.
Il secondo ricordo è di
fine marzo 2014, quando ci accorgemmo con un giorno di ritardo che il sito di
Libertà e Giustizia aveva pubblicato un drammatico appello firmato da
Zagrebelsky, Rodotà, Carlassare, Settis e altri contro la “svolta autoritaria”
delle due “riforme” appena partorite da Renzi & Berlusconi in pieno Patto
del Nazareno: l’Italicum e la Costituzione Boschi-Verdini. Riuscimmo comunque a
pubblicarlo in esclusiva, perché nessun altro quotidiano (a parte il Manifesto) gli aveva dedicato
neppure un trafiletto. Ci guardammo intorno e non vedemmo nessuno: “I matti
siamo noi o tutti gli altri?”. Se si fosse votato allora, sarebbe finita col Sì al 99% e il No all’1. Poi Grillo e Casaleggio sottoscrissero l’appello,
condiviso anche da Sel. La sinistra del Pd balbettava, per poi ridursi al
silenzio o saltare sul carro del vincitore di lì a due mesi, quando Renzi
trionfò alle Europee.
Se da allora
il fronte del No è cresciuto e si è
moltiplicato da zero fino al 59% lo si deve, più che al voltafaccia di bottega
di Berlusconi e alla scombiccherata campagna leghista, all’impegno di comitati,
partigiani, magistrati, Fiom e Cgil, ma anche dei 5Stelle, presenti in ogni
piazza e strada con un impegno che -comunque la si pensi- resterà il loro fiore
all’occhiello. Il Fatto è sempre
stato, ogni giorno, il punto di riferimento del No. Mai per motivi partitici o personali, sempre e soltanto sul
merito della controriforma, in nome dei nostri principi e ideali.
Anche quando Renzi
trasformò il referendum in Referenzum, cioè in una folle ordalia pro o contro
la sua insignificante persona. L’abbiamo fatto nella certezza di uscire
sconfitti da una battaglia persa in partenza, per poter guardare in faccia in
serena coscienza noi stessi, i nostri figli e i nostri lettori. Ci siamo
inventati di tutto (inserti speciali, convegni, libri, una tournée teatrale)
per bucare il muro della censura e contrastare a mani nude, senza un soldo, la
spaventosa potenza di fuoco del premier, che ha violato tutte le regole, anche quelle
della decenza; speso chissà quanti milioni per la campagna elettorale; usato
voli ed elicotteri di Stato, buttato o promesso miliardi pubblici per comprare
voti con la legge di Stabilità e i rinnovi contrattuali last minute; occupato ogni angolo della Rai, tenuto in scacco
Mediaset; mobilitato prefetture, ambasciate, ministri, sindaci, governatori,
Poste, Confindustria, Confquesto e Confquello; seminato terrori e ricatti con
allarmi infondati, complice la consueta legione straniera; usato persino il dolore
dei malati di cancro; raccontato balle spaziali fin sulla scheda elettorale. Il
tutto nella certezza (poi confermata) che nessun arbitro l’avrebbe fermato,
sanzionato, sbugiardato. Intanto, tutt’intorno, le più occhiute vestali della
legalità, della democrazia e della libera informazione attivissime nell’era
Berlusconi si squagliavano come neve al sole dinanzi ai volgari abusi del
satrapuccio di Rignano. Figuriamoci quanti voti in meno avrebbe avuto il Sì se le regole fossero state
rispettate. Ma oggi Renzi va anche ringraziato per alcuni meriti conquistati
sul campo, ovviamente a sua insaputa, spaccando in due l’Italia -famiglie,
amici, partiti, associazioni- proprio sulla Carta costituzionale che ci aveva uniti per 68 anni.
Marco Travaglio |
1) Ci ha
regalato mesi avvincenti e indimenticabili, trascorsi in giro per l’Italia a
informare la gente, a discutere di principi e valori, a riscoprire e riamare
una Costituzione (quella vera) che davamo ormai per scontata e invece va sempre
innaffiata e alimentata col nutrimento della passione civile. Le ultime
settimane le abbiamo trascorse a cercare ospiti per la Woostock del No, collezionando una serie
impressionante di dinieghi, distinguo, silenzi, imbarazzi, tremiti e fughe da
Guinness, anche da personaggi insospettabili: il che rende ancor più preziosa
la presenza degli artisti che gratuitamente erano con noi venerdì sera al
teatro Italia.
2) Ha
costretto tanti democratici a targhe alterne a gettare la maschera, aiutandoci
a separare il grano dal loglio: chi combatteva Craxi e Berlusconi per difendere
i principi costituzionali e la democrazia liberale, e chi lo faceva per
difendere il partito o la panza. Tant’è che si è prontamente sdraiato su una
controriforma scritta coi piedi da una Boschi e da un Verdini.
3) Ha
trascinato alle urne 32 milioni di italiani per sancire, speriamo
definitivamente, che la nostra bellissima Carta
non è un problema, ma una risorsa dell’Italia. Che non va stravolta, semmai
aggiornata. E solo con riforme condivise, migliorative, scritte in italiano,
limitate ai pochi articoli, ma soprattutto democratiche. Perché gli italiani
non vogliono (più) un padrone.
4) Ha
seppellito, speriamo definitivamente, quell'"informazione" di regime che ieri
sera esibiva le sue migliori facce sepolcrali nei talk show e, tanto per
cambiare, non aveva capito nulla del Paese che dovrebbe interpretare e
raccontare, invece non sa più neppure dove stia sulla carta geografica.
Quell’”informazione” di penne alla bava che deridevano i giornalisti americani,
incapaci di prevedere la vittoria di Trump (peraltro meno votato della
Clinton), e in casa propria non notavano neppure la rabbia montante di milioni
di persone. La Costituzione, grazie a una provvidenza laica che si serve anche
di alleati insospettabili e persino impresentabili, si è salvata un’altra
volta.
E ha salvato tutti noi.
Anche chi voleva rottamarla.
Grazie, Marco Travaglio.
Per Abbonarsi
Se vuoi sapere come abbonarti e diventare membro de il
Fatto Social Club,
consulta la pagina abbonamenti per conoscere modalità
e costi.
1.Per informazioni o assistenza commerciale sugli
abbonamenti
2.contatta l’ufficio abbonamenti:
Telefono: 0039 0521 1 687 687
Email: abbonamenti@ilfattoquotidiano.it