DEMOCRAZIA
VERTICALE E ORIZZONTALE
di Franco Astengo
Nell’assistere a ciò che sta accadendo attorno alla
vicenda della legge elettorale diventa difficile non usare il termine
“partitocrazia”, inventato da Maranini sul finire degli anni’40 con intenzioni
dispregiative per la classe politica di allora. Un termine quello di
partitocrazia che non si vorrebbe usare perché sicuramente dall’eccessivo
sapore qualunquistico, ma temo non ci sia nulla da fare. Ci troviamo, infatti,
di fronte all’odioso esercizio di un potere usato, soprattutto con la
complicità della cosiddetta “grande stampa” e della televisione, utilizzando
argomenti del tutto mistificatori al fine di conservare l’incostituzionale
potestà di “nominare” d’ufficio i membri del Parlamento anziché farli eleggere
liberamente dal corpo elettorale come prevede la Costituzione: un diritto già
leso con la legge maggioritario / proporzionale del 1993 e poi del tutto negato
alle elettrici e agli elettori italiani almeno dalle elezioni legislative del
2006.
Questo
potere, esercitato da gruppi ristretti che - per varie ragioni - si trovano in
posizione dominante all’interno di partiti sempre più svuotati di
partecipazione e di iniziativa politica, è la questione vera che si trova al
centro di questa vicenda politica riguardante la modifica della legge
elettorale: modifica, è sempre bene precisarlo, dovuta a ben due sentenze della
Corte Costituzionale che hanno dichiarato illegittime le due leggi precedenti,
una applicata in tre occasioni (2006, 2008, 2013) e l’altra (il meraviglioso
“Italikum”, quello che doveva essere imitato da tutta Europa) mai pervenuto
alla prova. Il
dibattito sulla governabilità, sul potere dei piccoli partiti, ecc, ecc,
infatti, è del tutto finto. Infatti,
si contrabbanda per “tedesca” una formula elettorale che prima di tutto non
c’entra nulla con la Germania e in secondo luogo, proprio rispetto al modello
“made in Deutsch” omette i punti fondamentali:
1). Il voto disgiunto tra parte proporzionale e collegi uninominali;
2). La flessibilità nel numero dei parlamentari eletti, possibile in
Germania ma impossibile in Italia senza una modifica della Costituzione. In
questo modo, in Italia, restano irrisolte due questioni: la prima quella dei
seggi eventualmente conquistati nella parte uninominale da partiti che in
quella proporzionale non superano la soglia del 5% (in Germania si ha diritto a
partecipare alla suddivisione dei seggi nella parte proporzionale non soltanto
superando – appunto – il 5% ma anche conquistando tre seggi nella quota
uninominale. Inoltre resta inevasa, sempre in Italia, la possibilità di
candidature indipendenti nei collegi uninominali, non legate a liste presenti
nella quota proporzionale;
3). La scelta delle candidature nei collegi uninominali avviene, in
Germania, attraverso il voto segreto degli iscritti ai partiti riuniti collegio
per collegio in assemblea (non per le strade o nei gazebo con la partecipazione
di chi passa come avviene nelle finte primarie italiane). Questo è un altro
passaggio fondamentale perché accadrà nel “caso italiano” che le scelte dei
candidati nei collegi uninominali arriverà da parte delle segreterie dei
partiti attraverso il criterio del “paracadutare” i fedelissimi nei collegi
sicuri: con il risultato che, in combinato disposto, con le liste bloccate
nella parte proporzionale avremo nuovamente un Parlamento composto
completamente di nominati dall’alto. Questo elemento rende del tutto di
retroguardia la cosiddetta battaglia dei “vitalizi”.
I vitalizi, infatti, ci
saranno, eccome, per i “fedeli” secondo i criteri inscindibili del “bacio
della pantofola” ai maggiorenti e capi bastone;
4.) Inoltre in Germania, con buona pace dei cultori della “governabilità”
(del cui novero non facciamo parte) esiste, costituzionalizzato, l’istituto
della sfiducia costruttiva. Insomma: non si può far cadere un governo se non ne
è già pronto un altro.
Ci
troviamo quindi di fronte ad una gigantesca mistificazione di massa, degna
della propaganda degli anni’30 e corollario di un “regime” che andava
denunciato per tempo e che invece è andato avanti con la complicità di molti.
Si tratta di uno snodo fondamentale di quello scontro tra “verticalizzazione
del potere” e orizzontalità dell’agire sociale: un nervo scoperto lasciato dalla
crisi verticale dei soggetti intermedi di sintesi e di mediazione aperta fin
dagli anni’90 del XX secolo e che si pensava - appunto - di affrontare
attraverso l’adozione di sistemi elettorali “escludenti” portati fino al
paradosso del Parlamento dei nominati. È questo il punto, quello dell’esclusione del corpo
elettorale dalla scelta dei propri rappresentanti: un crinale molto scivoloso
per quella che appare ormai, nonostante la conferma avuta dal corpo
elettorale il 4 Dicembre, una ex-democrazia.