LA GEREMIADE DEL VOTO
UTILE
di Franco Astengo
La geremiade del “voto” utile
questa volta è cominciata per tempo: in altre occasione le era riservata la
“coda” della campagna elettorale, gli ultimi giorni cioè utili per convincere
elettrici ed elettori incerti, smarriti e confusi a ritornare all’ovile del
voto, presentandone “l’utilità” per formare il governo. Questa volta, invece,
si è cominciato per tempo e in questa direzione si è mosso Salvatore Vassallo
in nome dell’Atlante Elettorale (pubblicato da Repubblica. it), dopo aver
sviluppato un ragionamento sulla previsione riguardante l’assegnazione dei
seggi degno della migliore arrampicata sugli specchi conclude: “Queste
simulazioni dimostrano dunque che il deprecato Rosatellum non funziona
univocamente a vantaggio dell'uno o dell'altro campo. Laddove si dovesse creare
un orientamento abbastanza chiaro dell'elettorato a favore di uno dei tre poli,
e cioè se uno dei tre poli arrivasse al 38-39% dei voti distanziando di circa 9
punti percentuali su base nazionale il secondo, è piuttosto probabile che
ottenga la maggioranza assoluta dei seggi. Se la distanza fosse minore, il
sistema elettorale darebbe un piccolo "premio" alla minoranza più
votata e renderebbe chiaro intorno a quale forza politica si debba formare un
eventuale governo di coalizione”:
Avete capito
bene? Basta una piccola concentrazione di voti magari attorno al PD per
riuscire a realizzare finalmente l’agognata meta della formazione del governo
oppure può essere sufficiente una
concentrazione ancora minore ma almeno tale da consentire l’indicazione chiara
del partito attorno al quale formare un eventuale governo di coalizione : PD
con la maggioranza relativa, ad esempio, con la possibilità di formare –
appunto – la coalizione con Forza Italia. Quindi sotto con il voto utile ai
teorici del job act, della “buona scuola, delle missioni di guerra in Niger e
del sovvenzionamento ai predoni libici,
in modo da permettere loro tante
altre telefonate che annuncino provvedimenti di legge questi sì “utili” per
realizzare lucrosi “insider- trading”.
E’
necessario, allora ,compiere un grande sforzo per fare in modo che la
competizione elettorale torni sui giusti binari. Prima di tutto è necessario
ricordare che il 4 dicembre 2016 oltre 19 milioni di elettrici ed elettori
hanno votato perché si conservasse lettera e spirito della Costituzione
Repubblicana. Si tratta allora di denunciare come l’impostazione della campagna
elettorale da parte dei grandi mezzi di comunicazione di massa dalla carta
stampate alle TV si collochi in una dimensione incostituzionale: va ricordato,
infatti, che non si vota per il governo, che la personalizzazione attuata dai
principali partiti non riguarda le candidature alla presidenza del Consiglio
che non sono previste dal nostro ordinamento, che non c’è nessun
presidenzialismo alle porte (da notare come il centro destra abbia nuovamente
incluso nel programma l’elezione diretta del Presidente della Repubblica).
Le elezioni
servono, infatti, a eleggere deputati e senatori: ovverosia la rappresentanza
politica, dalla quale scaturirà in sede parlamentare (fiducia in entrambi i
rami, tanto per ricordare ancora l’esito del voto del 4 dicembre 2016) la
formazione dell’esecutivo, nella formazione del quale non è previsto la nomina
di alcun premier.
Non è il
Governo ma il Parlamento l’obiettivo del voto: così almeno stabilisce la Carta
Costituzionale. Stabilito questo punto, una banalità sulla quale però è il caso
di insistere vista la capacità di deformazione della verità ricercata
dall’establishment, è bene allora ricordare il vero punto dolente della
prossima tornata elettorale.
Forse
lorsignori non si sono accorti che è in gioco la stessa tenuta del sistema
democratico ormai soffocato da una disaffezione imperante dalla quale
scaturisce un’imponente astensione dal voto: astensione che nessuno, tanto
meno, i signori della cosiddetta “antipolitica” appare in grado di
intercettare. Inutile elencare dati: si tratta di una progressiva escalation a
partire dal 57% di voti validi espressisi alle Europee del 2014 (quelle del
famoso 40% che in realtà valeva il 22%: dato che nessuno ha voluto ricordare)
per poi passare dalle varie tornate regionali e amministrative nel corso del
quale si è finiti più volte al di sotto della soglia di salvaguardia del 50%.
L’unica
occasione di risalita nella partecipazione è stata fornita dal già più volte
ricordato referendum sulla deforma costituzionale, nella quale il totale dei
voti validi ha sfiorato il 70% fornendo l’esito netto e inequivocabile della
sconfitta del governo a trazione PD.
E’ stato il
“NO” nel referendum istituzionale il solo passaggio di contrasto
all’astensione, invertendo la tendenza al contrario di quanto sono state in
grado di fare le forze politiche già presenti in Parlamento, comprese quelle
artatamente definite dalla propaganda come “populiste”. Queste argomentazioni
vanno portate con forza dentro la campagna elettorale assieme all’espressione
diretta e immediata del rapporto con i soggetti colpiti dallo svilupparsi delle
grandi contraddizioni sociali che il ciclo capitalistico alimenta, a partire
dalla guerra , dalla precarietà, dall’impoverimento generale. Ricordare,
insomma, che il “voto utile” è quello di fornire rappresentanza politica ai
settori sociali che ne sono completamente privi costruendo sulla base di questa
capacità di rappresentanza una sinistra d’opposizione e d’alternativa non
coinvolta in sterili ricatti di potere, può e
deve costituire l’asse portante delle argomentazioni da sostenere in
tutte le sedi possibili rompendo il muro di omertà e di falsità che ci circonda
e per il quale va espresso soltanto indignazione.