Germania. Il
No degli insegnanti al matrimonio
Scuole - Forze
Armate
di Antonio Mazzeo
La banalità del male.
Aule e cortili convertiti in caserme; parate, cori e bande di studenti e
soldati; lezioni di costituzione, convivenza, storia, lingue straniere e
ginnastica con generali e ammiragli; visite guidate a basi, installazioni radar
ed aeroporti militari; attività-studio su cacciabombardieri, carri armati,
sottomarini e fregate di guerra; alternanza scuola-lavoro nelle forze armate o
nelle aziende produttrici di armi di distruzione di massa. Non passa giorno che
le istituzioni scolastiche italiane di ogni ordine e grado sperimentino
militarismi e militarizzazioni, nel silenzio-assenso di buona parte dei
docenti, dei genitori e degli studenti. Eppure, aldilà delle Alpi, decine di
migliaia di pedagogisti, educatori ed insegnanti operano e lottano per
affermare il principio-dovere che l’istruzione sia indirizzata alla difesa
della pace contro tutte le guerre, al pieno sviluppo della personalità umana,
al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
“La
formazione presso i soldati e le soldatesse significa educare ad uccidere”.
L’opinione, netta e inequivocabile, è dell’organizzazione sindacale tedesca GWE
– Gewerkschaft, Erziehung und Wissenschaft che raccoglie oltre 280.000 iscritti
del settore dell’educazione, della ricerca e del lavoro sociale e di cura. GWE,
aderente alla Confederazione sindacale tedesca, ha avviato da tempo una
campagna contro quella che è “la tendenza delle scuole a contaminarsi sempre di
più con le forze armate”. Alla vigilia dell’Hessentag (la rinomata festa che si
tiene ogni anno a Karbach dal 25 maggio al 3 giugno, coinvolgendo l’intera
regione dell’Assia), la potente organizzazione sindacale ha inviato una lettera
aperta al Ministro dell’istruzione della Germania, stigmatizzando l’intenzione
di alcune scuole di portare gruppi di studenti allo stand di “formazione
professionale” che l’esercito federale tedesco allestisce nella festa-kermesse.
“La GWE è del parere che l’esercito federale non sia un datore di lavoro come
tutti gli altri”, si legge nella missiva. “Denunciamo la falsa-retorica che
trasforma le operazioni militari in missioni di pace, dai presunti fini non di
guerra, ma umanitari. Chi affida la propria formazione all’esercito, infatti,
può in ogni momento e contro la propria volontà, essere inviato in queste
missioni, nelle quali si corrono gravi rischi. La prospettiva è quella di
vivere in un Risiko, dove ci si ferisce e si ferisce, oppure direttamente si
uccide”.
Nel
ribadire che l’orientamento professionale è uno dei compiti fondamentali della
scuola, GWE – Gewerkschaft, Erziehung und Wissenschaft ha espresso tuttavia il
timore che i giovani studenti dell’Assia possano essere influenzati negativamente
dalla “campagna pubblicitaria e di consulenza dell’esercito basata sui propri
interessi”; così sono stati invitati dirigenti e docenti a “riflettere sulla
responsabilità di avere in affido studentesse e studenti” ed in conseguenza ad
“annullare le visite programmate allo stand delle forze armate”. Sembrano anni
luce da quanto avviene invece in Italia, dove l’“orientamento” alla carriera
militare è ormai un’attività del tutto “istituzionalizzata”, con vere e proprie
“attività formative e didattiche” realizzate non solo nelle caserme e nelle
installazioni belliche, ma soprattutto sempre di più all’interno dei plessi
scolastici.
Due
anni fa, il sindacato dei lavoratori della scuola della Germania aveva promosso
una campagna contro il reality show “The Recruits” (Le Reclute), sulla vita
quotidiana di otto giovani militari tedeschi assegnati alla missione delle
Nazioni Unite in Mali. Il reality, un successo straordinario con oltre 45
milioni di visualizzazioni sui social network, secondo quanto ammesso dalle
stesse forze armate tedesche aveva come target prioritario i giovani e gli
studenti. “The Recruits è un vero e proprio film di azione, la cui estetica è
chiaramente indirizzata a rendere positiva l’immagine della guerra”, ha
commentato Ilka Hoffmann, della direzione di GEW. “Non ogni cosa è positiva
così come è invece rappresentata nel reality. Le persone possono morire nel
corso di questa missione in Mali, oppure tornare a casa traumatizzati. Le forze
armate tedesche non possono volere persone che fanno ingresso in esse per un
mero senso di avventura”.
Il
sindacato GWE – Gewerkschaft, Erziehung und Wissenschaft, congiuntamente a
Terres des Hommes ed altre organizzazioni non governative tedesche ha promosso
anche una campagna contro le attività di “sensibilizzazione” delle forze armate
nelle scuole tedesche, dirette agli studenti di 16 e 17 anni di età. “Si tratta
di vere e proprie attività di reclutamento che violano la Convenzione
Internazionale sui Diritti del Fanciullo approvata a New York il 20 novembre
del 1989”, hanno spiegato i promotori dell’iniziativa.
La
Convenzione, ratificata dal Parlamento italiano
il 27 maggio 1991, all’art. 38, comma 3, prevede espressamente che “gli
Stati parti si astengono dall’arruolare nelle loro forze armate ogni persona
che non ha raggiunto l’età di quindici anni; nell’incorporare persone aventi
più di quindici anni ma meno di diciotto anni, essi si sforzano di arruolare
con precedenza i più anziani”.